Ora la Prefettura loda il sindaco pro migranti
(di Enrico Fierro e Lucio Musolino)
Cos’è Riace, quel modello di accoglienza apprezzato e premiato a livello internazionale, oppure uno dei tanti luoghi del malaffare e dello sfruttamento che prosperano sulla pelle degli immigrati? Difficile capirlo, almeno stando alla lettura puntigliosa delle relazioni ispettive ordinate dal Viminale. Il piccolo comune dello Jonio calabrese è nell’occhio del ciclone da tempo, il suo sindaco, Mimmo Lucano ancora di più. E’ un visionario, uno che ha trasformato il suo borgo in via di spopolamento in una comunità dove convivono uomini, donne e bambini di razze, culture e storie diverse. Il suo lavoro è la dimostrazione che si può fare accoglienza diffusa evitando speculazioni e affari milionari.La rivista “Fortune” lo ha inserito tra le 50 personalità più influenti del mondo. Il Ministero dell’Interno, attraverso gli ispettori della prefettura di Reggio Calabria, ha più volte passato al setaccio il “modello Riace”. Sei ispezioni dal 2016 al 2017, una diversa dalle altre, e una inchiesta giudiziaria a carico del sindaco accusato di “truffa aggravata allo Stato e alla Ue, concussione e abuso d’ufficio”. Su Riace, si legge in una di queste, aleggia un “idilliaco alone”, ma le verità sono altre. Il sindaco trattiene i migranti oltre la scadenza di legge e emette buoni acquisto che sono “succedanei della moneta”. Accuse gravissime, ribaltate, però, da altri ispettori della Prefettura che il 10 maggio 2017 hanno visitato il paese. Non useremo toni burocratici, è la premessa, perché vogliamo capire. “Il sindaco – si legge – è un uomo che ha dedicato all’accoglienza buona parte della propria vita, combattendo battaglie personali e raccogliendo riconoscimenti internazionali di assoluto prestigio”. L’esperienza di Riace è “importante per la Calabria e segno distintivo di quelle buone pratiche che possono far parlare bene di questa regione”. I toni dei prefetti sono a tratti lirici. Visitano la scuola e sono colpiti dal “miscuglio di razze, dialetti, diademi e treccine” e dai “ragazzini di Riace che scherzano con i loro coetanei dell’Africa e del vicino Oriente”. Il sindaco racconta che la scuola era chiusa per mancanza di alunni. E i funzionari della prefettura annotano: “Una scuola senza bambini è la conclusione di un mondo, un universo senza futuro”. Passano in rassegna le case, quelle al centro della critica di altri ispettori anche per l’affitto (300 euro mensili) ritenuto troppo oneroso, e scrivono: “Case vecchie e umili, ma pulite e ordinate, pur nella povertà di mezzi, si scorge sempre una dignità nel modo di vivere e affrontare la vita”. Gli immigrati che le abitano “sono persone che cercano un riscatto e che mantengono l’entusiasmo di poter ricominciare”. Anche sulla moneta virtuale, al centro delle critiche delle altre relazioni, gli ispettori sono chiari: “Si tratta di bonus utilizzabili a Riace, e che, come tutti sanno, non hanno corso legale” altrove. Dopo le altre ispezioni a Riace sono stati sospesi i finanziamenti e ciò, si legge nella relazione conclusiva, “ha comportato difficoltà considerevoli” per l’esistenza stessa del modello di accoglienza. “Si tratta di una relazione che conferma tutte le ombre che ho riscontrato in questi mesi. Come mai ci arriva solo dopo che abbiamo fatto richiesta alla Procura di Reggio Calabria? Perché negli incontri a Roma, il prefetto aveva detto che era una relazione che conferma le criticità riscontrate dalle altre relazioni e non è vero? Spero che sia l’inizio di una luce piena su questa vicenda. La Calabria non deve essere una terra condannata all’oscurità. Non mi sono messo a fare business con i migranti. La storia di Riace nasce per costruire un’utopia che qualcuno forse vuole ostacolare”, è il commento di Mimmo Lucano.
(pubblicato su Il Fatto Quotidiano del 27 febbraio 2018)