Norcia, vince l’emergenza fai da te
“Dove vai? A L’Aquila a comprare una casetta di legno”. Parcheggio del bar nel nucleo industriale di Norcia. Avviciniamo il signore che si è messo in macchina per partire. Ci conferma che sta andando in Abruzzo per comprare un ricovero per la sua famiglia. Di tasca sua pagherà 15 mila euro. Gli obiettiamo che ci vogliono permessi e autorizzazioni. Ci manda a quel paese e ci lascia di stucco: “Che vengano pure, il fucile che uso per i cinghiali è pronto”. Parole dure in una città esasperata. EMERGENZA fai da te nella città di San Benedetto, in attesa che arrivi la cavalleria. Il Comune, la Regione. Lo Stato. Basta girare per la città e vedere tende tirate su alla meno peggio. O affacciarsi al calar del sole in aree lontane dal rischio di crolli, per vedere decine di macchine ferme dove la gente passa la notte. Si lavora per recuperare il troppo tempo perduto. Tendopoli allestita nel centro sportivo Allegrini. Si sistemano le “tende di comunità ” (così definite dalla burocrazia dell’emergenza ), veri e propri dormitori. “Meglio questo che dormire in macchina”, ci dice una signora. Il marito è drastico: “Le tende andavano messe subito dopo il terremoto del 24 agosto, non lo hanno fatto. Le poche piantate nelle frazioni le hanno rimosse. Rovinavano il turismo”. È la denuncia che sentiamo ripeterci da giorni. Sotto accusa i grandi albergatori, sindaco e amministrazione comunale. L’e sa sperazione aumenta quando la gente assiste agli show di Pierluigi Altavilla. È il vicesindaco che incurante del disastro che lo circonda, nelle ore passate ha trovato il tempo di esibirsi a La Zanzara su Radio24 nella parte del Farinacci di provincia: “Boia chi molla, non rinnego nulla. Non vorrei che a Norcia non ci fossero più chiese e cominciassero a costruire moschee”. Antico Borghetto, un gruppo di case-vacanza messo a disposizione degli sfollati del sisma del 24 agosto. Padre e figlio: “Andiamo via, siamo in quattro in una stanza, non si può vivere così. Cercheremo una soluzione alternativa”. San Pellegrino, frazione di Norcia. Sulla strada la chiesa di Santa Maria della Cona. È crollata. Esposti alle intemperie e agli sciacalli, i quadri della santa e un altare con gli arredi sacri. Dai santi ai vivi. All’ingresso del paese una casa mobile fantascientifica. “C’è la cucina, la stanza matrimoniale e quella per i ragazzi. Pannelli solari e una pala eolica assicurano autonomia energetica”, racconta la signora che ci vive con la sua famiglia. È un dono di una ditta umbra che non ha partecipato agli appalti del governo per le casette di emergenza, né a quello per i container. In paese mettono le tende, perché quelle sistemate dopo il 24 agosto vennero tolte. Campo sportivo, qui la Regione Piemonte allestisce un posto di assistenza socio sanitario. Tende riscaldate modernissime, strutture mediche per neonati, anziani e per l’assistenza psicologica. Quando finirete, chiediamo a un tecnico? “Avremmo finito ieri, ma qui manca tutto”. Allevatori di montagna disperati. Ma i veterinari della Asl viaggiano su una Panda che ha 220 mila chilometri. E ALLORA bisogna parlare col Dipartimento nazionale della Protezione civile per capire cosa succede a Norcia. Titti Postiglione, guida l’ufficio emergenze: “A Norcia il terremoto del 30 ottobre è arrivato quando la città e le sue istituzioni stavano già uscendo dalla fase dell’emergenza. Nessuna sottovalutazione, si ricordi che qui non è morto nessuno. Il Comune aveva già individuato le aree per le casette, le nuove scosse ci hanno ricacciato indietro. Questo evento non ha paragoni. La popolazione ha subito quattro terremoti in tre giorni, capisco l’esasperazione. Le soluzioni fai da te non vanno bene, la gente deve accettare anche i trasferimenti in albergo, devono stare bene se vogliono aiutare le istituzioni a ricostruire”. I container sono pronti, li avete nei depositi della Protezione civile? “Quel mondo non c’è più, è il passato. Abbiamo procedure, capacità e competenze forti e quando c’è una emergenza sappiamo dove cercare per individuare in modo trasparente ed efficace ciò di cui abbiamo bisogno”. A Norcia sperano.
(pubblicato su Il Fatto Quotidiano del 4 novembre 2016)