Norcia, rivolta per le tende “Da qui non ce ne andiamo”

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Non se ne vanno. Non se ne vogliono andare. Piuttosto passeranno un’altra notte in macchina. Al freddo, uno sull’altro, a fargli compagnia solo l’angoscia. E la rabbia. “Ma che cazzo stai a di’, noi da qui non ce ne andiamo”, hanno urlato al sindaco Nicola Alemanno (a capo di una giunta di destra) domenica pomeriggio in una assemblea al campo sportivo. Lui proponeva di abbandonare il paese. La gente no, vuole restare qui. Bandiere della Croce Rossa, poca luce, un pub discoteca pericolante. È la sede del Coc (Centro operativo comunale), il quartier generale dell’emergenza. La gente fa la fila per chiedere stufette, acqua minerale, segnalare problemi. Andrea Pascucci è un dirigente della Protezione civile regionale. Quanta gente è andata via? “Seicento ieri, 220 stamattina”. Destinazione? “Alberghi sul lago Trasimeno”. E stanotte in quanti partiranno? “Nessuno”. E allora la domanda è: dove passeranno un’altra notte i nursini (abitanti di Norcia)? In macchina, ma gira voce che arriveranno le tende. Di nuovo il signor Pascucci: “Monteremo delle tensostrutture riscaldate e con i lettini”. Una specie di dormitorio pubblico? “Diciamo di sì, ma sono soluzioni temporanee, le gente deve accettare di andar via. Qui è tutto chiuso, bar, distributori di carburante. A Norcia non è possibile vivere”.
PAROLE NETTE. Che però suonano come una beffa per la gente. “Andare al Trasimeno? Non se ne parla. Dateci le tende”, dice Riccardo in attesa che qualcuno al Coc lo ascolti. La gente è furiosa. “Le tende non dovevano essere smontate. Perché tanta fretta, se era prevedibilissimo il ripetersi delle scosse?”, si chiede Gianfranco, studente universitario a Roma ma con famiglia a Norcia. Un tema vero, quello delle tende sul quale tutti, sindaci dei paesi colpiti e Protezione civile, hanno giocato una brutta partita. Il sospetto è che la fretta sia stata dettata da motivi di misera propaganda politica. Tutto qui. Luca, altro universitario ci pone una domanda. “Ma la Protezione civile si coordina con l’Ingv? Erano stati avvertiti del pericolo di nuove e più pesanti scosse? E allora perché smantellare i campi in tutta fretta?”. Qui a Norcia molti avevano scelto di usufruire del Cas (contributo di autonoma sistemazione, 200 euro a persona per un massimo di 600 a famiglia). erano sistemati nelle case agibili del paese. Le tremila perizie fatte dopo la scossa del 24 agosto avevano stabilito che il 30% delle abitazioni era inagibile, il 30 abitabile ma solo dopo una serie di interventi, la restante parte agibile. Tutto cancellato dalle scosse di mercoledì scorso e soprattutto di domenica mattina. “Anche il triste sciacallaggio di chi affittava a 600 euro case che prima costavano 300 al mese. Una bella speculazione”, ci racconta un anziano. Ora tutti i sopralluoghi sono da rifare. Norcia imbufalita contro chi ha voluto sottovalutare.
QUI NON CI SONO stati morti, il paese vive di turismo, dobbiamo andare avanti. Al punto che qualcuno aveva pensato di organizzare per domenica scorsa un “Salsiccia day”.“Cosa vuole – ci dice un norcino, nel senso di produttore degli ottimi prosciutti di Norcia – noi di questo viviamo, di turismo. La gente viene da noi per l’aria buona, i monti, il cibo eccezionale. Non possiamo morire di terremoto ”. E allora, per mesi, dal 24 agosto, la parola d’ordine che ha unificato interessi diversi è stata una sola: minimizzare. A volte anche in barba alla sicurezza. Basta scorrere la pagina Facebook della famiglia Bianconi, proprietaria di tre alberghi, il più famoso il Palazzo Seneca affiliato ai Relais & Chateaux, per vedere ottimismo sparso a piene mani. “La nostra storia sismica – si legge –risale ad almeno 500 anni fa. Da allora gli edifici pubblici e privati sono stati ristrutturati in maniera antisismica e i risultati si sono potuti vedere proprio quest’anno”.E ancora: “Giornalisti delle tv giapponesi sono giunti a definire il nostro sindaco come il primo sindaco giapponese d’Italia…”. Ma il Sol levante è lontano, la realtà è quella di un centro storico distrutto, della Basilica di San Benedetto rasa al suolo, della disperazione della gente dimenticata.Uomini e donne duri, che conoscono ancora il valore della parola solidarietà. Benedetto ha sistemato un camper, due prefabbricati donati alla sua famiglia da amici, su un terreno di proprietà. “Avevamo chiesto l’autorizzazione ne a montare una casetta di legno. Ce l’hanno negata. Volevamo farla con i nostri soldi, e ora ci dicono di andar via. Sono un allevatore non posso portarmi le vacche in albergo”. Inizia la notte a Norcia. Notte da terremotati. Alberto, sua moglie e due bambini si accucciano nella loro Punto.

(Pubblicato su II Fatto Quotidiano 1 novembre 2016)