Parco Verde: l’antro dell’orco tra droga, feccia e telecamere

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Nessuno pagherà mai. Non ci sarà legge, né tribunale, giornali o opinione pubblica, a giudicare chi ha voluto, concepito e realizzato questo inferno in terra e lo ha pure battezzato con un nome soave: Parco Verde. Una oscena teoria di palazzoni dal cui ventre nasce, cresce e si gonfia tutto il male dell’umanità. Il bisogno che appena si placa diventa avidità e ti porta a fare i danari a tutti i costi. Anche entrando nel giro di quelli che “fanno la droga ”. E chi se ne fotte dei guaglioni che crepano con le cervella spappolate dalla cocaina e dal kobrett. Amma campà. E poi la depravazione e le voglie da sfogare anche mettendo le mani addosso ai figli piccoli. “’E creauture”. Povera carne da vizio.
E L’OMERTÀ che ti fa diventare una scimmia che non vede, non sente, e soprattutto non parla. Perché qui, poliziotti, carabinieri e magistrati sono “gli infami”,“’e guardie”. Condomini e strade, vicoli e anfratti, torri enormi che si tuffano in un vuoto assoluto. Da qui gli occhi della piccola Fortuna hanno visto per l’ultima volta il mondo. Il suo e quello progettato dai padroni del mattone e del danaro per tutti i bambini del Parco Verde: l’asfalto della strada. Non un albero, un giardino, le luci di un negozio, una scuola, un cinema. Solo torri di cemento. E allora non pagheranno mai gli avvoltoi, i politici e i costruttori che dopo il terremoto del 23 novembre del 1980, si avventarono sui miliardi della ricostruzione. Ventimila nuovi alloggi per Napoli, da costruire in città e fuori. Prezzi da favore, appalti e subappalti. Leggi e stanziamenti. Novecento miliardi cresciuti fino a dieci volte. Case di cartone realizzate con prezzi superiori al 40% di quelli di mercato. Ribasso degli appalti fino al 50%. Una manna per le solite dinastie mattonare napoletane. E ministri, sindaci, presidenti di Regione alle inaugurazioni di quelle periferie senza nome e senza futuro.
NASCE COSÌ l’inferno di Parco Verde. “Prima di arrestare i camorristi e i delinquenti –mi dice padre Maurizio Patriciello –dovrebbero mettere in galera chi ha concepito queste bestialità urbanistiche”. Padre Maurizio è il prete della Terra dei Fuochi, vive qui, a Parco Verde, tra i palazzi dove gli onesti sono costretti e vivere con i malamente e a subire la loro legge. “Perché quando lo Stato non c’è si crea un vuoto. E il vuoto viene colmato dal potere della camorra”. Per vedere lo Stato che non c’è basta affacciarsi a pochi passi dalla parrocchia di don Maurizio, qui piani e progetti avevano previsto la costruzione di un parco pubblico per i bambini. Trent’anni fa. Dovevano esserci altalene e scivoli, giostre e giochi. Sorrisi e felicità. C’è solo monnezza. E tossici. Parco Verde. Isolato 3. Qui visse la sua breve vita Fortuna. Voleva continuare ad essere un bambina e si difese urlando e tirando calci quel giorno che il mostro dal nome buffo di Titò la fece volare dall’alto della torre. Pensavo fosse un sacchetto della monnezza lanciata dai balconi”, disse l’uomo che per primo le portò inutile soccorso. Qui sui pianerottoli ogni appartamento ha un cancello prima della porta. Le case dei “malamente” hanno anche le telecamere per difendersi dalle “guardie”.
QUELLE DEGLI ONESTI no. Sono pochi gli onesti. Subiscono e nessuno li ascolta. Perché qui comanda la droga che dà lavoro a tutti. I boss che regnavano si chiamavano Moccia, La Montagna, Castaldo. La regina dello spaccio una volta era Rosa Amato, detta Rosa ‘a terrorista. Smerciava 6 chili di droga al mese, qualcosa come 150mila euro di incassi netti. E assicurava un tozzo di pane a tutti secondo un preciso tariffario. Tanto per le sentinelle, tanto per i pusher, una quota anche per le nonne che in casa confezionano “’a fatica”, le palline di cocaina da vendere ai tossici. L’inferno. “Ma tu lo sai che in quel palazzo si sono fottute pure le microspie che avevamo messe? Noi le mettevamo e loro se le fottevano”.
L’UFFICIALE dei carabinieri si sfoga. Ha un groppo in gola solo quando ricorda i carabinieri impegnati nell’ascolto delle conversazioni intercettate nelle case degli orchi. “Avevano le lacrime agli occhi. Sentivano e piangevano”. Per tuffarsi nell’orrore di quelle case basta riascoltare una intervista rilasciata ai microfoni del sito Fanpage.it dai familiari di un arrestato con l’accusa di violenza nei confronti delle bambine della sua convivente: “È innocente. Erano cose fatte a livello di dita, davanti e dietro”. Per capire cos’è l’omertà serve riandare con la memoria ad un sabato di marzo di un anno fa. Un incidente stradale mise fine alla vita di Federico Bisceglia. Era il magistrato che per primo aveva indagato sulla tragica fine di Fortuna. Voleva darle un po’ di giustizia. Morì e a Parco Verde in tanti festeggiarono. Sparando fuochi d’artificio.