Al Sud i rifiuti da ingombranti diventano “ingombrandi”
Chiamatela sfortuna, ma a Torre del Greco inciampano sempre. Sui rifiuti e sull’italiano. E così la ditta che si occupa di Nettezza Urbana, pubblica un manifesto con le istruzioni per la differenziata. Pubblicità progresso, direte. Pubblicità regresso, diciamo. Perché i rifiuti da ingombranti diventano ingombrandi, con la D. La città è tappezzata i “torresi” ridono. Altra storia i 6×6 che vedi in giro per Napoli a pubblicizzare caffè, ristoranti, centri massaggi e abbigliamento. Mettono allegria. Per reclamizzare una sala giochi, con le slot e il jackpot da 500mila euro, un deretano femminile. Marmoreo. Appena sotto una scritta ammiccante: “Lei ce l’ha… la fortuna. E tu?”. SOTTO IL VESUVIO, il “lato B” serve anche a pubblicizzare pneumatici. “Gli specialisti del mestiere”, recita lo slogan, la ditta promette sconti dal 40 al 70%, e il pubblicitario, giustamente, si chiede “Cosa possiamo offrirvi di più?”. La risposta è nella foto accanto: bella figliola nuda e di spalle, lascivamente appoggiata sui copertoni. Anche per il caffè, ovviamente “B o r b o n e ”, un 6×6 per decantarne le qualità. Corposo, bollente, aromatico? Ma quando mai! Scritta a caratteri cubitali: “Te la diamo gratis” (folle di consumatori). Foto al lato di bella ragazza in jeans che però ha dimenticato la camicetta. Il gratis, non equivocate, è riferito alla macchinetta per l’espresso. Vista in periferia: foto di lui e lei e messaggio. “Sei l’unica donna che amo e che amerò in tutta la mia vita e se ci sarà anche in un’altra”. Scendiamo più giù: Calabria. Destò scandalo la pubblicità di un salumificio che per reclamizzare le virtù afrodisiache di ‘nduja e soppressate attaccò il seguente manifesto. Titolo, “Effects of Calabria”, foto, un lui di spalle nudo agguantato dalle mani di una lei presumibilmente in ginocchio. La trovata erotica fece impallidire Cetto La Qualunque, ma scatenò un’altra ditta che produce il famoso amaro, quello del Capo. Ragazza nudissima, slogan perentorio, “Fatti il Capo”. Preferibilmente ghiacciato.

(pubblicato su Il Fatto Quotidiano del 14 marzo 2016)