O’ post per il mistero di Napoli
Presto il mistero di Napoli verrà sciolto. Proprio come il sangue di San Gennaro. L’annunciazione, però, non si materializzerà in una teca sacra da mostrare a nobili e lazzaroni, ma con un tweet, o un post su Facebook. Poche parole per dire a Napoli e ai napoletani che lui, Antonio Bassolino, Totonno ‘o sinnaco, tornerà. Lo rivela Pietro Treccagnoli, cronista de Il Mattino solitamente bene informato, e c’è da credergli. Tutti aspettiamo il grande evento, ‘o post, ma forse ci sta meglio il cinguettio, perché qui da secoli cantano i “cardilli”.
Napoli, metropoli eternamente all’anno zero. Fra sette mesi si vota e il Pd vuole riprendersi la città simbolo del Sud malamente persa cinque anni fa. Ma il partito di Renzi è nel marasma. Sotto il Vesuvio si agitano capi e capetti, inconcludenti rottamatori alle vongole. Con la conseguenza che alle ultime regionali Matteo Renzi andò per rottamare e si ritrovò a Palazzo Santa Lucia un imbarazzante Vincenzo De Luca. E allora, almeno per il momento, la parola d’ordine è fare buon viso, quello dei vari capataz, a cattivo gioco, quello di Bassolino. Antonio è in campo. Il clima attorno all’uomo che nel bene e nel male ha segnato un ventennio della vita politica della Campania, è cambiato. Anche gli editorialisti che furono critici aspri del “bassolinismo”, da Marco de Marco ad Antonio Polito, ora si mostrano possibilisti. Lui, il diretto interessato, per il momento lascia fare. “Sto ascoltando la città”. Nel frattempo ha riaperto i battenti del suo quartier generale, la Fondazione Sudd, al Rettifilo, e non perde una battuta sui socialnetwork. Qui la sua presenza è segnata da confidenze personali (la foto con la scalata al monte Putia, 2975 metri di altezza, e le chiacchierate con i nipotini) e accenni alla politica. Con una civettuola rivendicazione delle antiche radici comuniste e movimentiste. Nei giorni della morte di Pietro Ingrao, ad esempio, Bassolino ha pubblicato una foto in bianco e nero di quarant’anni fa: c’è lui, Ingrao, e tra i militanti comunisti di allora zio Mingo, leader dei contadini di Grottaminarda, Avellino. Antiche lotte e moderne battaglie per Napoli, è questa la parola d’ordine che i suoi supporters sembrano non aver ancora compreso. E si affannano ad invocare il ritorno di Antonio il rinnovatore, l’uomo del “rinascimento” partenopeo, per salvare una città dipinta come sull’orlo del baratro. Ma sbagliano registro, perché la Napoli di oggi non è minimamente paragonabile a quella del 1993. Il Comune era in bancarotta, su 80 consiglieri comunali, 18 (dalla Dc al Msi passando per il Pds) si rigiravano tra le mani un ordine di cattura, i viceré, Gava, Pomicino, Vito, Di Donato, De Lorenzo, erano nel tritacarne di Tangentopoli, e la camorra uccideva. Oltre duemila omicidi in dieci anni. Cifre da far impallidire quelle di oggi. Questa eredità raccolse Bassolino diventando, soprattutto nei suoi primi cinque anni da sindaco, l’uomo della rinascita. Antonio, gigante politico in un Pd napoletano affollato di nani presuntuosi come colossi, sa che la carta del rinnovatore non può più giocarsela. Il ’93 è lontano, e quello spazio politico è già occupato. Da Gigi de Magistris, che sta sempre di più puntando sulla sua immagine di sindaco che difende gli interessi di Napoli contro Renzi e il governo, e dai grillini, primo partito alle ultime regionali col 24,8%. Se i cinquestelle caleranno l’asso Luigi Di Maio, il loro uomo simbolo in Campania, potranno tranquillamente aspirare alla conquista della città. Diversamente, correranno il rischio di vedere una buona fetta del loro elettorato spostarsi su de Magistris. Le sparse truppe berlusconiane sono in affanno e sfogliano la margherita: Lettieri (il candidato sconfitto cinque anni fa) o Mara Carfagna, vista come la Madonna della salvezza. Rimane il Pd. L’ultimo messaggio che il vicesegretario del partito, Lorenzo Guerini, ha mandato a Bassolino è un “presto ti verrò a trovare”. Molto meglio della proposta avanzata pochi giorni prima: “Antonio sarà nel comitato dei saggi che sceglierà il candidato sindaco del Pd”. Forse Guerini ha capito, e lo farà capire anche a Renzi, che Bassolino si sta giocando la partita della vita. Pretende un risarcimento politico plebiscitario dopo la fine, tra assoluzioni e prescrizioni, delle sue vicende giudiziarie. Non teme concorrenti se ci saranno le primarie e dovrà vedersela con Umberto Ranieri, pupillo di Napolitano e suo avversario dai tempi del Pci, il quarantenne Leonardo Impegno, la senatrice Graziella Pagano, l’ex erede Andrea Cozzolino (slogan “i figli contro i padri”) già sconfitto alle primarie per la Regione. Insomma, Antonio vuole esserci. “Non lo temiamo – assicurano al quartier generale di de Magistris – il problema è del Pd. La gente non dimentica la città con i cumuli di monnezza fino ai primi piani dei palazzi. La realtà è che da novembre dal centro di Napoli spariranno i cassonetti. Inizia la differenziata per altri 30mila napoletani”.
(pubblicato su Il Fatto Quotidiano 4 ottobre 2015)