Viaggio nel malaffare
“La mucca deve mangiare, e qui la mucca l’amo munta tanto”. E’ la regola di mafia capitale. Mungere la mucca dei finanziamenti pubblici per le grandi emergenze. La sanità, i profughi, i bambini che fuggono da guerre e carestie, la gente che a Roma cerca una casa, la monnezza che soffoca la Capitale. Salvatore Buzzi, Massimo Carminati e i loro complici politici, del Pd e del Pdl, senza distinzioni, uniti dalla mazzetta, avevano un solo obiettivo: fare soldi. Soldi e potere. Alemanno o Marino, erano loro i padroni nel Comune di Roma. Sceglievano i dirigenti e decidevano il bilancio, avevano agganci alla Regione, erano ben piazzati dentro prefettura e ministero dell’Interno. Quanto vale in termini di mazzette un immigrato? “Famo un euro a persona”. Tanti soldi. “L’emergenza usata come strumento di corruzione”, scrive il gip Flavia Costantini nella nuova ordinanza su Mafia capitale, 44 arresti, 21 indagati a piede libero. Un quadro deprimente quello che emerge dall’inchiesta dei pm Luca Tescaroli e Giuseppe Cascini. Roma dominata da una banda di affaristi, fascisti e mafiosi. Attori di un gioco politico sporco. Quello che personaggi come Luca Gramazio, figlio di Domenico, senatore detto il Pinguino, e Graziano Tredicine, rampollo di una famiglia che a Roma domina indisturbata il mercato delle bancarelle, mettevano in piedi contro immigrati e rom. Li abbiamo visti nelle piazze romane vellicare i sentimenti peggiori della gente e invocare, loro prima di Salvini, ruspe e soluzioni drastiche. Dopo la parata, gli affari, quelli della Coop 29 giugno, quelli della Cascina, quelli di Buzzi e Carminati. L’ex detenuto modello che sedusse la sinistra ingenua, e l’ex fascista dei Nar.
E allora, tenetevi forte lo stomaco, ed iniziatelo questo viaggio nella Roma del malaffare.
Anno 2013, elezioni comunali di Roma, Vince Ignazio Marino. Gianni Alemanno va a casa. Salvatore Buzzi è preoccupato, bisogna trovare nuovi amici al Campidoglio. Il suo socio Carminati lo sprona: “E allora mettiti la minigonna e vai a batte co questi”. Buzzi: “mo ce pigliamo le misure co Marino”. “Figurelli (Franco, capo segreteria di Mirko Coratti,Pd, presidente del Consiglio comunale di Roma) prendeva mille euro al mese, più 10mila che ha voluto per farci incontrare Coratti…”. “Me so comprato Coratti, sta con me, gioca con me, ormai ce lo semo agganciati. Gliel’ho detto, lo stesso rapporto che abbiamo con Giordano (Tredicine, consigliere del Pdl, ndr) lo possiamo avere con te”. Uno stipendio mensile in nero e mazzette. Per fare cosa? Riuscire a fare aggiudicare all’impero Buzzi una gara dell’Ama (Azienda municipalizzata che si occupa di rifiuti) per la raccolta di multimateriale. Al Comune il nuovo sindaco lavora per spostare Giovanni Fiscon dalla potente poltrona di direttore generale. Buzzi muove tutte le sue pedine, l’appalto gli sta a cuore perché raccogliere multimateriale in Italia costa mediamente 300 euro a tonnellata, a Roma l’Ama ne paga 900, il triplo. L’operazione spostamento non riesce, Marino è sconfitto Buzzi commenta: “Marino 0, Fiscon 2”. Mirko Coratti lo ha aiutato e per questo verrà ricompensato.
Con l’arrivo di Marino va via Angelo Scozzafava, dirigente del Dipartimento Promozione e servizi sociali. “Un importante punto di riferimento per il sodalizio”, scrive il gip. Buzzi vuole un uomo suo, Politano, e comunque pretende la testa di una dirigente appena arrivata, che “nun te riceve, e che cazzo”. Lo accontentano in parte, con una dirigente che il segretario di Coratti definisce fidata. “Ce l’avem messa noi”. Una curiosità comica, l’amico Scozzafava va via e accetta la nomina al “Segretariato servizio anticorruzione”. Buzzi si frega le mani, la funzionaria ostile è liquidata: “Siamo riusciti a farla fuori. Vaffanculo”. Poi manda un sms al vicensindaco di Roma Luigi Nieri. “L’avvicendamento è da noi molto apprezzato”.
C’è da sbloccare dei fondi e metterli fuori bilancio per la Coop La Cascina e per la gestione dei centri che ospitano migranti minori non accompagnati. Buzzi mobilita mezzo consiglio comunale. Da Tredicine a Massimo Caprari che è del Pd. L’operazione riesce e Caprari viene omaggiato con versamenti mensili di mille euro, Al consigliere democrat non basta. “C’è il guadagno, la percentuale?”, chiede. Buzzi: “Dipende, dal 5 al 10%”: Risposta di Caprari: “Va be, se me mettete al 5, na stronzata, dobbiamo fare cose più solide”. Giordano Tredicine è un altro amico in Comune. “Se vinceva Alemanno ce l’avevamo tutti comprati. Partivamo fiuuu (a razzo, ndr) Tredicine doveva sta messo ai servizi sociali…a noi Giordano c’ha sposati”. “E’ un porco, li mortacci sua, c’ha tutti i vizi. Glielo dico sempre ‘a Giordà, se non ti arrestano diventi primo ministro. Me fa, dice, Perché me possono arrestà? Li mortacci tua”. Ammirato il commento di Carminati: “E’ poco chiacchierato, nonostante sia uno che ha mille impicci”.
Sul mare di Roma, Buzzi e soci avevano il Presidente del Municipio, Bruno Tassone, Pd. “E’ nostro, non c’è maggioranza e opposizione, solo mio”. Parole di Buzzi che gli versa una stecca del 10% sui lavori. Mazzette anche per l’emergenza abitativa. Qui entra in campo anche la Lega Coop (il presidente del Lazio, Stefano Venditti, è indagato). Con i fondi della Regione Buzzi incassa 24 euro al giorno, più una opzione per gli alloggi di una storica cooperativa romana, schiacciata dai debiti. In questo caso l’amico al Comune è Daniele Ozzimo, Pd, ex assessore alla casa. “Noi – dice orgoglioso Buzzi – siamo quelli più pagati per l’emergenza abitativa. Ce devono rinnovà la convenzione, nun ce devono rompe er cazzo”. Luca Gramazio, Pdl, per i pm è “l’asset del capitale istituzionale di Mafia Capitale”. Interviene anche su una gara alla Regione per la sanità. Prima della gara Buzzi sa tutto: “avremo vinto il lotto tre, 7 milioni”, dice in una telefonata il 19 settembre 2014, dieci giorni dopo viene stilata la graduatoria definitiva, Buzzi e soci hanno vinto.
Luca Odevaine è il gran regista dei centri di accoglienza per richiedenti asilo. Opera a Roma, si allarga in Sicilia, a Mineo, mette le mani sul centro di San Giuliano di Puglia, in Molise. Fa parte di una task force nazionale sull’accoglienza a fa soldi a palate. Diecimila euro di mazzette al mese salite e 20mila dopo l’aggiudicazione di una gara.
(pubblicato su Il Fatto Quotidiano del 5 giugno 2015)