La Chiesa, migranti e rifugiati: verso un mondo migliore
(di Mons. Gian Carlo Perego
Direttore generale Migrantes)
1. L’Italia delle migrazioni economiche
L’Italia, da un secolo e mezzo Paese di emigrazione esterna e interna, a partire dagli anni ’80, ha iniziato ad essere interessata anche dal fenomeno dell’immigrazione. Dopo la prima delle sei regolarizzazioni avvenute nel nostro Paese, quella legata alla legge Martelli, l’Italia nel 1991 – dati del censimento – aveva 354.000 immigrati, nel 2001, 1.334.000 immigrati, nel 2004 1990.000 immigrati, nel 2009 4.600.000. Oggi, al 1° gennaio 2015, gli immigrati residenti in Italia sono 5 milioni 73 mila e rappresentano l’8,3% della popolazione residente totale. Rispetto al 1° gennaio2014 si riscontra un incremento di 151 mila unità: 1 persona ogni 12. Come si può vedere il dato dimostra che in meno di vent’anni l’immigrazione in Italia è decuplicata e in soli cinque anni è più che raddoppiata. La popolazione immigrata oggi nel nostro Paese proviene da 198 nazionalità diverse (‘pluricentrica’), con 140 lingue diverse. Quasi la metà proviene dall’area europea (I 28 Paesi e i paesi dell’Est comunque legati all’Europa) e dall’area mediterranea (complessivamente circa 50 Paesi), mentre la restante metà proviene dagli altri 150 Paesi del mondo. L’ondata migratoria in Italia ha interessato soprattutto le regioni del Nord (60%), in secondo luogo le regioni del Centro (25%) e meno il Sud (15%). Al tempo stesso, però, l’immigrazione caratterizza fortemente le città e le aree metropolitane del Nord, ma anche del Centro (pensiamo Roma, ma anche Prato, Firenze, Ancona…) e del Sud (Napoli, Palermo, Bari, Cosenza, Mazara del Vallo..). L’immigrazione in Italia ha portato anche ad incontrare l’esperienza di fede di cristiani provenienti dai diversi Paesi del mondo. Infatti, degli oltre 4 milioni di immigrati, 2.011.000 sono cristiani, di cui 1.105.000 (28,4%) ortodossi, soprattutto provenienti dalla Romania, 739.000 cattolici (19%), 121.000 protestanti (3,1%) e 46.000 (1,2%) altri cristiani. Alle persone con un’esperienza di fede cristiana si devono aggiungere oltre un milione e mezzo di mussulmani, circa 80.000 induisti e 100.000 buddisti. In 12 regioni d’Italia il numero degli immigrati di fede e di tradizione cristiana sono la maggioranza, con percentuali che raggiungono il 67% nel Lazio e l’80% in Sardegna. Le regioni in cui i fratelli ortodossi sono percentualmente più presenti sono, con oltre il 30%, la Calabria, la Basilicata, la Campania, il Friuli, il Lazio, il Molise, il Piemonte, Umbria e Veneto. Questa dispersione territoriale dipende in larga misura dall’insediamento di due collettività numerose a maggioranza ortodossa: rumena e ucraina. I cattolici sono la metà del totale dei cristiani in Sardegna, il 30% in Liguria e oltre il 20% in Lombardia, nel Lazio e nel Molise.
L’immigrazione sta ‘cambiando’, strutturando diversamente la vita delle città, delle famiglie e delle persone. Cinque sono gli ambiti in cui emerge immediatamente il ‘cambiamento’, quasi una ‘rivoluzione’ che sta avvenendo nella vita sociale, economica e culturale, ecclesiale del Nostro paese.
a. Cambia il mondo del lavoro. 2 milioni di lavoratori stranieri in Italia, 1 milione con un lavoro precario e flessibile, 350.000 imprenditori. 900.000 iscritti al sindacato. 400.000 inseriti in un percorso di lavoro nero.
b. Cambia la famiglia. Oltre 100 mila persone che vengono ogni anno per ricongiungimento familiare nell’ottica di un insediamento stabile.
c. Cambia la scuola. Le 800 mila presenze a scuola in rappresentanza di tanti paesi, un vero e proprio mondo in classe, oltre la metà dei quali nati in Italia, ma non cittadini italiani. d. Cambia la città, la nazione, l’Europa con ormai 100 mila persone che acquisiscono annualmente la cittadinanza italiana, a seguito di matrimonio o di anzianità di residenza, mostrando un forte attaccamento al nostro Paese.
e. Cambia la comunità cristiana, la parrocchia. Oltre 730.000 fedeli in più, nelle parrocchie o negli oltre 750 centri pastorali, che vedono anche la presenza di oltre 2300 presbiteri.
2. L’Italia delle migrazioni forzate
Tra il 2011 e oggi sono arrivati a Lampedusa e sulle coste della Sicilia e della Calabria quasi 300.000 persone. Nei primi mesi del 2015 sono oltre 52.000 le persone arrivate attraverso il Mediterraneo in Italia. Nel 2011 è stata Lampedusa il luogo fondamentale dell’accoglienza, che ha visto gli abitanti dell’isola, comune e parrocchia, in un impegno straordinario di accoglienza. Allora l’Italia aveva un piano silo fondamentalmente centrato su grandi strutture di accoglienza (CARA) e con uno SPRAR, cioè un piano nazionale asilo per l’integrazione, che prevedeva solo 3000 posti: una realtà assolutamente insufficiente a garantire un’ accoglienza dignitosa delle persone, fortunatamente accompagnato da una grande realtà del volontariato laico ed ecclesiale che ha supplito nell’accoglienza e nell’accompagnamento le istituzioni. Già allora s’invocava un piano europeo e una modifica degli accordi di Dublino per favorire una maggiore e libera circolazione dei richiedenti asilo e rifugiati che avevano familiari e comunità di riferimento nei diversi Stati. La situazione è esplosa nel 2014.
Nel 2014 sule coste e nei porti del Sud dell’Italia sono arrivate 170.081 persone, tre volte il numero delle persone arrivate negli anni 2012-2013 (56.192). 120.239 sono arrivate in Sicilia, di cui 15.366 nella provincia di Agrigento e 4.194 sull’Isola di Lampedusa (contro le 14.753 che erano arrivati sull’ isola di Lampedusa nel 2013 e i 51.753 del 2011), 22.673 sono arrivati in Calabria; 17.546 in Puglia e 9351 in Campania. Protagonista principale di questi trasporti dal Mediterraneo, canale di Sicilia, ai porti del Sud Italia è stata la Marina militare, diventata un grande strumento umanitario.
La partenza delle persone che si sono messe in viaggio nel Mediterraneo è avvenuta in particolare dalle coste della Libia (141.484 persone), 15.283 sono partite dall’Egitto e 10.321 dalla Turchia; solo 1.480 dalla Grecia e 1297 dalla Tunisia. La partenza è avvenuta soprattutto (oltre 1000 viaggi) in due Paesi che vivono una situazione drammatica di instabilità politica e di guerriglia.
Dopo la tragedia del 3 ottobre 2013 e la morte al largo di Lampedusa di 366 migranti l’Italia aveva iniziato un’operazione, denominata Mare nostrum, che contrariamente a Frontex non solo controllava i confini, ma presidiava il Mediterraneo fino a pochi chilometri dalle coste libiche e accompagnava i migranti sulle coste non più di Lampedusa, ma della Sicilia e della Calabria, per poi smistarli nei diversi luoghi di accoglienza temporanea sul territorio nazionale. L’operazione ha salvato migliaia di migranti forzati e, al tempo stesso, ha portato a una lotta contro i trafficanti e alla cattura di oltre 700 di essi. Avremmo voluto che l’operazione Mare nostrum diventasse un’operazione europea, affiancata anche ad azioni di politica internazionale e di cooperazione allo sviluppo, soprattutto nei Paesi in guerra o destabilizzati del Nord Africa, del medio oriente, del corno d’Africa e dell’Africa Sub sahariana, da cui provengono la maggior parte dei migranti. Invece, il ritorno a Frontex è stata una delusione e ha portato ancora a morti, oltre 300, recentemente, e a un’incapacità di presidiare il Mediterraneo.
3. Il volto dei minori migranti
La storia dei migranti è anche storia di minori migranti. Nel nostro Paese sono arrivati sono nati da genitori stranieri oltre 1milione e centomila minori. Un’Indagine recente ci ricorda che il mondo dei minori stranieri è più soggetto del mondo dei minori italiani a violenze e soprusi: se 8 bambini italiani su 100 subiscono forme di violenze, sono 20 su 100 i bambini stranieri che subiscono violenze. Quali percorsi di educazione, attraverso la scuola, i consultori, i centri antiviolenza rafforzare per tutelare i minori stranieri in Italia. Rileggere il racconto dagli Appennini alle Ande di de Amicis ci ha sempre commosso: è la storia di un bambino di 12 anni che attraversa l’Atlantico. Lo scorso anno oltre 14.000 minori non accompagnati hanno attraversato il Mediterraneo e in questi primi mesi sono già più di 4000. Perchè non esiste la stessa commozione di fronte a storie e cammini di minori di altri Paesi? Perché si parla in maniera indifferenziata di respingimenti senza saper distinguere le persone? Perché dopo il loro arrivo, anche con storie di violenza alle spalle e ferite invisibili per molti di essi, al loro primo approdo il nostro Paese non ha riservato- come vorrebbe la legge- subito un tutore e un percorso di accompagnamento in un contesto familiare, ma grandi strutture, scuole dove mancano le figure professionali e i servizi essenziali? Perché non si è valorizzata nell’accoglienza la rete dell’associazionismo familiare e affidatario nato con la Legge 04/05/1983, n. 184 Artt. 2 e ss. E ulteriori modifiche D.Lgs. 28/12/2013, n. 154.
La speranza è che la legge di stabilità 2015, che finanzia per 12,5 milioni il fondo per l’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati e prevede che questi accedono ai servizi di accoglienza finanziati con il Fondo nazionale per le politiche ed i servizi dell’asilo, possa essere un passo importante per una tutela familiare dei minori non accompagnati.
La legge che governa l’immigrazione in Italia ha affermato il valore dell’integrazione dei migranti, ma non l’ha favorita con risorse economiche che, al 90% sono state destinate alla sicurezza.
Il cammino dei popoli chiede oggi di continuare un percorso di incontro, di scambio, di solidarietà che generi un ‘nuovo meticciato’, un’identità plurima, con al centro il rispetto dei diritti e la tutela della dignità di ogni persona: contro ogni forma di chiusura localista che genererebbe solo conflittualità, incomunicabilità, morte.