Ustica: nessun diritto al risarcimento
Altro che muro di gomma. Questa volta i familiari delle vittime della Strage di Ustica si schiantano contro un muro di marmo. Per 35 anni hanno avuto diritto solo a brandelli di verità sulla morte di mogli, figli, fratelli, sorelle, padri e madri. Per 35 anni si sono scontrati con uno Stato indifferente, subalterno a quei Paesi (Usa e Francia) che pure avevano ed hanno cose da dire sui misteri della sera del 27 giugno 1980. Uno Stato nemico, complice, che ha depistato le indagini, le ha inquinate, ostacolate, rendendo difficile il lavoro dei magistrati che si ostinavano a cercare la verità. Ora, quello stesso Stato li sbatte di fronte ad una durissima realtà: non hanno diritto ad alcun risarcimento, devono farsene una ragione e mettere anche mano al portafogli per pagare le spese legali. Dura lex sed lex. Ma all’italiana.
La richiesta dell’avvocato dello Stato Maurilio Mango alla Corte di Appello di Palermo è netta: bisogna rigettare le richieste di risarcimento per “prescrizione o infondatezza”. I familiari delle vittime che ancora si ostinano su questa strada, devono pagare “le spese di lite oltre che quelle prenotate a debito”. L’avvocatura dello Stato, che dipende dalla Presidenza del Consiglio, si sofferma poco su cavilli di leggi e norme, entrando a piedi uniti nei processi. Non c’è la prova regina che ad abbattere il DC9 sia stato un missile, questo lo sostengono i giornali e i familiari delle vittime. Le ricostruzioni giudiziarie e mediatiche su quella strage “sono state talvolta influenzate dal progressivo formarsi e consolidarsi di un immaginario collettivo che ha individuato la causa del disastro nell’abbattimento dell’aeromobile da parte di un missile, con la conseguente responsabilità delle amministrazioni derivante dall’omesso controllo dello spazio aereo”. Insomma, che quella notte si sia combattuta una battaglia aerea nei cieli di Ustica, lo dicono giornalisti fantasiosi, studiosi in vena di dietrologie, familiari. Processi, sentenze, relazioni di Commissione d’inchiesta parlamentare, valgono zero. Meno ancora le rivelazioni fatte da Francesco Cossiga, all’epoca della strage Presidente del Consiglio, nel 2007. L’ex Capo dello Stato parlò di un missile a”risonanza e non ad impatto” lanciato da un aereo partito dalla portaerei Clamenceau con l’obiettivo di colpire un velivolo al bordo del quale viaggiava il leader libico Gheddafi. I processi sono stati fatti male, afferma in soldoni l’avvocato Mango, perché “in mancanza di elementi tecnici hanno supplito i mezzi di informazione, che denunciando (spesso senza alcun riscontro) trame e complotti internazionali” hanno convinto l’opinione pubblica che a causare l’abbattimento del Dc9 sarebbe stata una battaglia aerea. Nessun atto di guerra e meno che mai nessun complotto, “rimasto misteriosamente senza colpevoli e segreto, nonostante avesse coinvolto almeno un centinaio di persone”. “Sono allibito, questa è una operazione dal punto di vista politico incredibile, inspiegabile”. Paolo Bolognesi, deputato del Pd e presidente dell’Associazione dei familiari delle vittime della strage di Bologna, non si dà pace. “Voglio sapere se l’Avvocatura ha agito autonomamente, oppure se ha risposto ad un input del governo, aspetto una risposta immediata da parte della Presidenza del Consiglio e del ministro della Giustizia. Questo è un ricatto ai familiari delle vittime di tutte le stragi, da Bologna a Ustica, da via dei Georgofili a Piazza della Loggia. Noi vogliamo sapere se questo Stato e questo governo vogliono la verità o se l’obiettivo è un altro: imporre il silenzio a chi vuole giustizia. Finitela lì, basta, accontentatevi delle verità parziali. Lo ripeto, non credo che quello dell’Avvocatura sia un gesto spontaneo”.
Inutile chiedere lumi al Guardasigilli Orlando, “il ministro è impegnato alla direzione del Pd, forse risponderà domani (oggi, per chiu legge, ndr)”, ci dicono da via Arenula. Silenzio anche da Palazzo Chigi. E imbarazzo per la contraddittorietà del ricorso rispetto alle sentenze, l’ultima all’inizio di questo mese, con la condanna a risarcire con un milione di euro i familiari di quattro vittime, sentenza successiva a quella di ottobre che imponeva il risarcimento di oltre 5 milioni per gli eredi di 14 vittime. Se Daria Bonfietti, che ha speso una vita intera a battersi per avere un pizzico di verità sulla notte di Ustica, giudica “vergognosa e inaccettabile la posizione dell’Avvocatura dello Stato, che non tiene conto delle precedenti sentenze della Cassazione, e addirittura torna a parlare di bomba a bordo”, c’è chi esprime soddisfazione. Lo fa l’ex Capo di stato maggiore dell’Aeronautica militare Leonardo Tricarico, “è una richiesta che condivido e sottoscrivo. I risarcimenti vanno in senso contrario alla verità acclarata da tre gradi di giudizio, che hanno visto tra l’altro la produzione di migliaia di pagine di testimonianze e perizie”. Amen, si rassegnino i familiari degli 81 morti di Ustica, ancora una volta lo Stato è contro di loro.
(pubblicato su Il Fatto Quotidiano del 31 marzo 2015)