Mazzetta, dove la metto?
C’è la mazzetta sporca, e non solo in senso figurato, ed è quella che finisce in un water. La mazzetta colta, che viene nascosta tra i libri, quella alcolica, occultata in cassette di prosecco, e per finire, quella erotica. Avete capito bene, la mazzetta sexy custodita dentro accoglienti slip e voluminosi reggiseni. Dal 1992, data di nascita di Mani Pulite, ne abbiamo viste tante, tante ancora ne stiamo vedendo e di più ne dovremo vedere nel Paese della corruzione, dove tangentopoli non muore mai, anche ferita a morte risorge come l’Araba fenice.”E’ tutto falso, quei soldi non li buttai nel water”. Mario Chiesa smentisce tutti, ventitré anni dopo demolisce l’episodio simbolo di Mani pulite. E’ il 17 febbraio del 1992, i carabinieri irrompono nell’ufficio del Presidente del Pio Albergo Trivulzio, sono attimi concitati con i militari dell’Arma alla ricerca di bigliettoni, l’ultima parte della tangente da 37 milioni di vecchie lire pagata da un imprenditore. Quei soldi infilati in fretta e furia nel water, spinti nervosamente in basso con lo spazzolone, ché lo sciacquone proprio non riusciva a mandarli giù, hanno alimentato la leggenda di Mani pulite. Ora bisogna riscrivere una parte della storia. Chi non smentisce la fantasia mostrata nell’occultare i proventi delle mazzette è la Poggiolini-family. Che anni quegli anni quando Duilio Poggiolini era il padrone della sanità italiana. Era lui, da direttore generale del Servizio farmaceutico, a decidere quali antibiotici, supposte, lenitivi, e medicinali vari, far entrare nel prontuario nazionale, e soprattutto quali prezzi fissare. Una vera manna per le aziende farmaceutiche inserite. Chi non voleva essere escluso dalla mangiatoia doveva pagare. E i nostri imprenditori del farmaco pagavano. Quando i finanzieri entrarono nella casa di lady Poggiolini trovarono un vero e proprio sacrario della mazzetta, i soldi erano depositati in ogni angolo. Dieci miliardi di lire nascosti nei puff (altra immagine-simbolo di Tangentopoli), altri occultati in un caveau costruito dentro un armadio, e poi lingotti d’oro nascosti nei divani, in cucina. Una fortuna miliardaria, una sorta di Forte Knox della corruzione. Ma “i devoti della dea tangente”, come li ha definiti ultimamente Papa Francesco, stiano attenti alle mogli. Soprattutto a quelle arrabbiate, stanche di essere tradite e particolarmente vendicative. A Roma ancora ricordano quella pioggia di banconote, 13 milioni di lire tutti in tagli piccoli, che volarono dalla finestra di un appartamento in un quartiere signorile. A lanciarle ai passanti l’irritata consorte di un tangentaro alla carbonara.
E ora, negli anni duemila dove si nascondono le mazzette? Secondo Vincenzo Angelini, enigmatico ras della sanità privata in Abruzzo, Ottaviano Del Turco li nascondeva tra i libri. Angelini portava i soldi in buste di carta, li lasciava e usciva con le stesse buste riempite di mele. Ma i danari della corruzione possono finire anche negli slip. Naturalmente extralarge, quelli che qualche anno fa indossava GP, la figlia di un costruttore ligure fermata al confine con 273mila euro costretti proprio nell’indumento intimo. Taglia abbondante anche per il reggiseno delle funzionaria del Ministero delle Infrastrutture che nel 2008 nascondeva “in seno” 4500 euro. “Lei fuma?”. Era questa la domanda che un consigliere comunale Pdl di Milano si sentiva rivolgere dall’imprenditore concusso. “Certo che fumo”, era la risposta. Dentro il pacchetto, però, non c’erano sigarette, ma banconote: 10mila euro arrotolate con precisione svizzera. Sia chiaro un dato, però, qui si parla di piccole mazzette, di dazioni alla buona, date per corrompere un vigile urbano, un funzionario corrotto, un impiegato che vuole arrotondare, un politico miserabile e accattone, le grandi tangenti, quelle serie che finanziano il sistema, viaggiano su canali sofisticati, società occultate all’estero, finanziarie anonime, investimenti nei paradisi fiscali. I puff sono un pallido ricordo.
(pubblicato il 26 marzo 2015)