La Regione Sicilia e la regola della cravatta

accorinti papa

“Il nodo della cravatta in Sicilia è…cruciale”. Renato Accorinti, sindaco di Messina fa il Johnny Stecchino (“il problema di Palermo è il traffico”). L’altro giorno gli hanno chiuso in faccia le porte di Palazzo dei Normanni, l’antica sede dell’Assemblea regionale siciliana, e non lo hanno fatto entrare. Motivazione: “Non portava la cravatta”.
Sindaco, pure lei, però, una cravatta poteva stringersela al collo.
“Sì, come tutti quelli che in questo palazzo hanno stuprato la Sicilia. Nel corso dei decenni, politici arruffoni, mariuoli, legati alla mafia: tutti indossavano abiti scuri regolarmente stirati e portavano belle cravatte”.
Ma la cravatta è importante…
“L’obbligo della cravatta è il segno di una mentalità, non è una cosa banale. Hanno lasciato fuori il sindaco della terza città dell’Isola per una regola cervellotica. Eppure dovevamo discutere dell’assurdo sistema dei trasporti, delle linee ferroviarie ottocentesche, della negazione del diritto alla mobilità per i siciliani. Bisogna capire cosa c’è dietro”.
Ce lo dica lei, sindaco.
“Una mentalità estremamente pericolosa. Non si rendono conto che così vanno a ledere un diritto importante della persona. Ti devo giudicare dalla religione che pratichi, dalla tua sessualità, dalla macchina che hai, dal tuo modo di vestire? Ma siamo matti”.
Quindi nella Sicilia degli scandali, della mafia e dei politici pappa e ciccia con i boss si bada alla cravatta.
“E questo è ancora più drammatico. In Sicilia il nodo della cravatta è cruciale, poi dicono che ci ridono addosso. Non si rendono conto che la cosa è gravissima. Pensiamo per un attimo ad un uomo di una cultura diversa che viene in Sicilia, un tuareg, il Papa che non porta cravatte, o Tsipras, che fanno, li cacciano?
Il Presidente Crocetta le ha chiesto scusa?
“No, ma lui non c’entra, la cravatta fa parte del regolamento dell’Assemblea regionale…”
Il Parlamento siciliano.
“Che ha una grande storia, ma oggi ci sono personaggi in quel palazzo che fanno scelte politiche che affossano una intera comunità, ma smettiamola, pensiamo alle cose serie”.
Quindi?
“Chiedo formalmente che questa norma vada cancellata, non è un fatto personale, con questi atteggiamenti si offendono le istituzioni, i messinesi e la libertà. Il vestire è l’espressione di quello che sei. Dobbiamo scardinare questi meccanismi anacronistici che vanno contro i diritti elementari. La libertà del vestire è fondamentale”.
(pubblicato su Il Fatto Quotidiano del 6 marzo 2015)