Il processo alla sorella di Matteo Messina Denaro
(di Marco Bova)
A separarla da avvocati, giornalisti e giudici c’è un lungo vetro spesso un palmo. Se ne sta lì, seduta sulla tribunetta riservata agli imputati detenuti del Tribunale di Marsala ad ascoltare la requisitoria dei magistrati, che ha appena avuto inizio. E’ Anna Patrizia Messina Denaro, sorella del latitante di Castelvetrano ricercato in ogni dove. Se almeno una parte degli annunci sulla sua cattura fosse stata vera a quest’ora forse sarebbe in galera, invece dietro quel vetro spesso un palmo c’è la sorella. Ai suoi polsi, le manette, sono scattate nel dicembre 2013 nell’ambito dell’operazione Eden. Fu in quell’occasione che il suo nome emerse prepotentemente come l’ultimo dei baluardi nella comunicazione clandestina del boss Matteo Messina Denaro.
E proprio mentre il latitante scriveva come «qui non c’ è più nessuno, stanno arrestando pure le sedie» la questione ha riguardato sempre più la «famigghia» di Castelvetrano. Ormai tra i familiari del boss, sono in pochi a non essere entrati nel mirino degli investigatori. In molti sono finiti in galera. Ad altri hanno sequestrato beni mobili ed immobili. Ed il cerchio si stringe sempre più, fino ad arrivare ad Anna Patrizia Messina Denaro (sposata con Vincenzo Panicola, in galera per mafia) che con il suo sorriso beffardo se ne sta lì, omaggiata da amici e parenti che raramente hanno fatto mancare la loro presenza nell’aula di Tribunale. Non è per nulla simile a quelle foto gonfie e pacchiane che girano sul web e sulla carta stampata, ma lo sguardo sornione garantisce che è la stessa di cui si parla nelle centinaia di intercettazioni e documenti giudiziari. Assieme a lei, nel medesimo processo, sono imputati Antonino Lo Sciuto (presente all’ultima udienza), Vincenzo Torino (accusato di intestazione fittizia di beni), Girolama La Cascia (per false dichiarazioni al pm) e Francesco Guttadauro, quello che veniva chiamato «il nipote del cuore del boss». A difenderlo è la sorella Lorenza che tra l’altro è sposata con Girolamo Bellomo, arrestato nell’ambito dell’operazione Eden 2. Quando si diceva, la «famigghia».
«In aula abbiamo ricostruito l’intera vicenda che vede coinvolta Anna Patrizia Messina Denaro nella veicolazione di messaggi del fratello Matteo, latitante dal 1993». Una pagina di storia che il pm Paolo Guido ha incastonato nell’intero avvicendarsi di dinamiche sorte attorno alla ricerca del sanguinario ricercato. «I dialoghi di cui parleremo – ha continuato Guido – avvengono tra Anna Patrizia Messina Denaro ed il marito Vincenzo Panicola, già condannato per essere stato il veicolatore dei pizzini del latitante». Un rapporto che il gip chiarisce bene, scrivendo come «non si tratta di semplici colloqui tra marito e moglie, ma si trattava di incontri tra sodali». Ed’è da questi colloqui che emerge la maniacale pervasivita con la quale i due «coniugi-sodali» seguono le tracce di Giuseppe Grigoli, «Pino per gli amici», nel suo girovagare per le carceri italiane. Per parlare di «Pino» i due stringono e mostrano i denti, per via della forme bislacche della sua dentatura. «I trasferimenti da un carcere ad un altro, per Radio Carcere hanno dei significati ben precisi e all’epoca (maggio 2011) la sensazione che Grigoli, condannato per mafia nell’ambito della gestione dei supermercati Despar nella sicilia occidentale, si stava «rovesciando», stava iniziando a cantare, era veramente forte». Qualcuno (ad esempio Giuseppe Faraone da Bagheria) lo vuole perfino menare, ma «Pino» va dicendo che è stato autorizzato a «cantare» su indicazione di Matteo.
«E’ a cavallo tra il 24 aprile ed il 3 maggio 2013 che Patrizia Messina Denaro si incontra con il fratello per sapere la sua versione. L’imputata in quei giorni non si è mossa da Castelvetrano e dunque l’incontro è avvenuto o fisicamente o attraverso le moderne tecnologie, ma sicuramente non attraverso pizzini». In carcere c’è un ossessiva ricerca di informazioni sulla posizione di «Pino». In molti si chiedono perchè «Pino» stia cantando. «Anna Patrizia Messina Denaro aveva detto che se fosse stato per lei, lo avrebbe già «pestato» (facendo il gesto con la mano su e giù), ma al marito-sodale dice di aspettare la versione definitiva del fratello». Versione che arriva nel colloquio del 19 giugno 2013. «Che nessuno lo tocchi, lasciatelo stare, può fare danni per dieci volte». Panicola strabuzza gli occhi e la sorella del boss rincara la dose. «Mi ha detto, “dicci a Enzo che se lo mette sotto la sua ala”, e lì gli ho detto “unn’esaggerare”». Per i magistrati Anna Patrizia Messina Denaro ha incontrato il fratello e lo ha fatto di persona. «Quacuno forse ha pensato che per salvare il patrimonio, Grigoli fosse stato autorizzato a parlare, perchè i soldi di Grigoli erano gli stessi di Matteo Messina Denaro. E con questo messaggio recapitato dalla sorella Anna Patrizia questa versione viene ulteriormente avvalorata: può fare danni, di più, per dieci volte». Chissà se Grigoli abbia ancora qualcosa da aggiungere.