Oppido Mamertina e la sua mafia
Se volete capire certi paesi di quel cuore nero del Sud che è la Calabria, non dovete parlare con i vivi, ma con i morti. Perché qui i vivi raccontano bugie, parlano per nascondere verità che sono sotto gli occhi di tutti da sempre, da secoli. La ‘ndrangheta non esiste, sono tutte falsità, la Madonna non si è inchinata, la mia famiglia tutti galantuomini: mentono i figli rozzi e ignoranti della mafia e mentono quelli che hanno studiato, i sindaci, gli avvocati, i “luigini” di paese: attaccati ad uno stantio latinorum per loro il problema è sempre un altro. Mentono pure i sacerdoti di un Cristo che qui viene messo in croce ogni giorno. E allora è con i morti che bisogna parlare, solo loro sono in grado di dirti la verità su Oppido Mamertina e la sua mafia fatta di vecchi boss malati e di moderni criminali capaci di tutto: accumulare milioni di euro nell’Italia di sopra, giocare con i colletti bianchi per accaparrarsi i beni delle aste giudiziarie nella Capitale e uccidere un loro rivale gettandolo in pasto ai porci. “Orate pro defunctus”, c’è scritto all’ingresso del cimitero di Oppido. Preghiamo per i morti della lunga guerra di mafia che dal 1986 lascia cadaveri a terra a decine in questo paese. Faida la chiamano, e sbagliano, perché quei 30 morti e la ventina di feriti gravi non sono il frutto di arcaiche vendette tra famiglie, qui non si recita una improbabile Cavalleria rusticana, no, sono le vittime di una guerra di potere. L’onore non c’entra, le arcaiche tradizioni neppure, questo è materiale buono per i gonzi, la guerra è per i soldi, i beni da accumulare, la roba da conquistare. Per questo si sono combattute le famiglie dei Ferraro-Raccosta da una parte e dei Mazzagatti, Polimeni, Bonarrigo, dall’altra. Per i danari hanno ucciso. Per i danari una sera di maggio del 1998, freddarono Giovanni Polimeni. Spararono come ossessi i killer quella sera, e ammazzarono malacarne e innocenti. Uomini senza onore e senza pietà, uccisero Mariangela Anzalone, nove anni appena. Per la conquista della “locale” di Oppido, la cellula dell’organizzazione mafiosa nel paese che era importante tanto da avere potere di parola e decisione anche nella lontana Lombardia, don Peppe Mazzagatti un giorno di aprile del ’93 perse il figlio Pasquale che aveva 33 anni. Pasquale, due figli maschi e tre femmine, aveva fatto un buon matrimonio che allargò e rafforzò le alleanze della sua famiglia. Sposò una nipote di don Saro Mammoliti, un grande boss di una famiglia che contava, lo chiamavano il playboy di Castellace, era bello ed elegante, ma ancora di più intelligente e aveva capito che il pizzo, i sequestri e le rapine erano roba da pezzenti, che ora c’era la droga e i soldi da investire in attività pulite. Come tutti gli uomini che contano nella ‘ndrangheta sapeva che la vendetta è un piatto che si mette a tavola gelato. E la morte di Pasquale Mazzagatti fu vendicata quarantotto mesi dopo, una sera d’agosto. Tre morti a terra. “Noi dopo Pasquale siamo stati fermi quattro anni. Sono passati quattro anni e nun ficimu nenti”. E’ il 5 giugno del 1998 e la voce di Giuseppina Polimeni, la moglie del vecchio boss Peppe Mazzagatti, non tradisce un filo di emozione mentre parla con la figlia di quella vendetta. I morti parlano e ti raccontano la lunga guerra di Oppido, il terrore della gente onesta, un paese intero piegato agli interessi criminali di poche famiglie. Il rispetto, le parentele. In paese giustificano il prete che ha consentito l’inchino della Madonna nei pressi della casa del boss con i legami familiari. Dicono che un suo primo cugino, Carmelo, abbia sposato una delle figlie di don Peppe Mazzagatti. E quindi la Madonna, la madre di Cristo, l’immagine della pietà umiliata per onorare uomini sanguinari. Appena due anni fa Francesco Raccosta, colpevole di aver ammazzato il boss Mimmo Bonarrigo, alleato della famiglia Mazzagatti, fu ucciso in modo orrendo. Ferito a morte con una spranga, fu gettato in pasto ai porci. “E’ stata una sensazione non bella, di più. Ho aperto la gabbia della femmina, un maiale da due quintali, e temevo che quella puttana non se lo mangiava perché lui era sporco di sangue. Mamma mia come strillava, ho visto scrocchiare la tibia…cazzo come mangiava quel maiale”. Il giovane carabiniere addetto all’intercettazione dovette strapparsi le cuffie e andare in bagno a vomitare dopo aver ascoltato le parole del killer. Mentono i vivi. Si appella alla Madonna Mimma Mazzagatti, la figlia del boss. “O signuri, o signuri tu che vedi tutto, mio padre è innocente, mio fratello è innocente. Li misero in croce come Giuda mise in croce a Cristo. Ma quale ‘ndrangheta, qui non esiste nulla sono solo menzognità. Il Signore grida vendetta…”. Non vede, non sente e non sapeva il prete don Benedetto Rustico. Intervistato dal sito calabrese “Strill.it” parla di processione antica, di percorsi che si fanno da sempre. “Nessun inchino a nessuno, forse ci può essere una interpretazione visto che in quella casa abita questa famiglia che loro dicono…ma applicando questo criterio le nostre case sono piene di queste persone arrestate…tornassi indietro annullerei la processione”. Eppure il Papa aveva chiesto coraggio ai preti di Calabria, sapendo quanta generosità c’è nella chiesa di quella terra, ma anche quanta vigliaccheria alligna nelle oscure sacrestie. Non sono state ascoltate le parole di Francesco. Di fronte a tanti don Abbondio, la mente va al “Previtocciolo”, il racconto scandalo di uno scrittore di Oppido, don Luca Asprea, Carmine Ragno, sulle perversioni e le complicità di certa società calabrese e di certo clero. Il ricordo oscuro del seminario, dove i seminaristi scrivevano W il Papa sui muri dei bagni con i loro escrementi.
(di Enrico Fierro e Lucio Musolino pubblicato su Il Fatto Quotidiano 8 luglio 2014)
Bene illustrare quello che succede di poco lusinghiero a causa di tante persone che sono tenute e manipolate ad una vita incompleta e deliberatamente fuori strada.
Ma bisognerebbe tener presente che mezza verità che rende la bugia credibile, è in buona parte responsabile dei mali del Bel Paese. Gl argomenti in sostegno di quanto asserito sono illustrati e documentati fra le ironie del Cantiere Sperimentale della Rivoluzione al miele. http://www.superquiz.eu di Plaisirdevivre World S.G. Crisafi