Don Librizzi, chi sapeva e chi monopolizzava con il Cie all’orizzonte
(di Marco Bova)
Proseguono a ritmi incessanti le indagini di approfondimento sulle coperture di cui avrebbe goduto Don Sergio Librizzi, direttore della Caritas diocesana siciliana, arrestato la scorsa settimana dagli uomini della Forestale. L’ordinanza che ne dispone la detenzione è legata a reati di tipo sessuale oltre che alla concussione che il prete avrebbe esercitato all’interno della Commissione territoriale alla quale si rivolgevano i migranti ospitati nei centri d’accoglienza della Provincia. Un sistema che, stando alle parole dei magistrati, si sarebbe protratto nel corso degli anni ed è proprio questo l’aspetto che gli investigatori stanno approfondendo meticolosamente.
CHIESA – Ricostruendo il percorso di Don Sergio Librizzi sono molteplici gli universi all’interno dei quali il prete originario di Petralia Soprana avrebbe potuto godere di alcune coperture, a partire dal mondo clericale. L’arrivo a Trapani di Librizzi risale alla metà degli anni novanta ed è soltanto nel territorio trapanese che viene introdotto nella curia dall’allora vescovo Domenico Amoroso, sino ai voti sacerdotali. Rapidamente il nome di Don Sergio Librizzi avrebbe conquistato spazi in ambito regionale, fino alla direzione regionale della Caritas diocesana, soprattuto grazie ad un rapporto di vicendevole rispetto con monsignor Paolo Romeo. Ed’è firmata dall’Arcivescovo di Palermo anche la nomina di Don Librizzi all’interno del Comitato per il Microcredito, un organo della Regione Sicilia (compartecipato al 20% dall’Unicredit) che a Trapani è affiliato con una rete di cooperative riconducibili alla Diocesi locale.
I LAICI – Tuttavia i magistrati stanno cercando di approfondire soprattuto i numerosi contatti “laici” che, di fatto, avrebbero coperto “il vizietto” di Don Librizzi. Per capirlo gli investigatori non starebbero lasciando nulla di intentato, utilizzando le tecniche investigative più avanzate a partire dalle intercettazioni. Chiaramente l’arresto del prete – scattato a causa dell’elevato rischio di reiterazione del reato – ha fatto alzare le barricate di chi “non poteva non sapere” e soprattutto per questo è ipotizzabile che i magistrati abbiano già in cassa del materiale a riguardo. Una rete di coperture che troverebbe spazio in quel limbo giurisdizionale in cui si muovono uomini della Prefettura e personale delle forze dell’ordine. Molti di questi soggetti saranno ascoltati dai magistrati ed alcuni di loro già in questi giorni sono stati chiamati a rispondere su alcune vicende. Uno di questi è il prefetto Leopoldo Falco che, durante un incontro pubblico avvenuto lo scorso dicembre, glissò sulla denuncia di uno dei presenti riguardo le malefatte di “soggetti che trarrebbero profitti intimi, proprio personali, dalla gestione dei centri di accoglienza”.
MONOPOLIO? – Il ruolo del prefetto Falco inoltre potrebbe essere utile per approfondire le questioni legate alla gestione dei centri d’accoglienza. I magistrati scrivono come Don Librizzi gestisca “in via diretta o indiretta, tutti i centri di accoglienza presenti nella provincia di Trapani[ ]mediante una rete clientelare di cui fanno parte anche membri delle forze dell’ordine, del mondo del volontariato, della Diocesi trapanese e dell’apparato amministrativo locale”. Un sistema che i magistrati definiscono “in regime monopolistico” e quasi a voler avvalorare analiticamente questa tesi si ricorda la gestione della tendopoli di Kinisia che nel 2011 coinvolse Badiagrande, cooperativa della Diocesi di Trapani impegnata nell’accoglienza ai migranti seguita in prima persona da Don Librizzi (gestice il Cara di Salinagrande e un Cas a Bonagia), e il gruppo Insieme, gestito da Giuseppe g>Scozzari, recentemente rinviato a giudizio per associazione a delinquere ai fini della truffa, circa la gestione dei centri di Gorizia. Inoltre, le due realtà cooperativistiche negli anni hanno mantenuto assiduamente una collaborazione scambiandosi vicendevolmente dei servizi, come la tutela legale, all’interno dei rispettivi centri.
ESTREMA ATTUALITA’ – Una collaborazione non del tutto sporadica, tanto è vero che è di recente ammissione a finanziamento un progetto di oltre 200.000 euro finanziato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri di cui è assegnataria la cooperativa Rent Insieme con un Associazione temporanea di scopo assieme ad altre cooperative e istituzioni. Tra queste spiccano quelle associate al gruppo Insieme, riconducibile a Giuseppe Scozzari e quelle della Diocesi di Trapani oltre che del Provveditorato degli Studi provinciale e dei Comuni di Valderice, Castelvetrano e Custonaci. Proprio in questi giorni, infine, è in fase di completamento la gara d’appalto per la gestione del Cie di Milo per i prossimi tre anni. Infatti nonostante di Cie si parli sempre meno, il centro trapanese non ha perso quel ruolo geopolitico conquistato negli anni. Una torta da oltre 6 milioni di euro complessivi, per la quale diversi soggetti cooperativistici – negli ultimi mesi – hanno impiegato i migliori consulenti finanziari. Tra questi anche Badiagrande, la cooperativa diocesana gestita in prima persona da Don Librizzi.