Renato Natale: il rigore, l’esempio, la resistenza

renatonatale_1

Si spara nella notte delle elezioni a Casal di Principe. Sono colpi secchi, lampi che illuminano il buio. Ma sono colpi che questa volta non fanno paura. I lampi sono quelli belli e colorati dei fuochi d’artificio, e le grida della gente per strada all’una del mattino sono di felicità. Perché a Casal di Principe la lunga notte è finita, ha vinto il sindaco della resistenza anticamorra. Ha vinto Renato Natale, il medico, l’uomo che in questi trent’anni di dominio della camorra quella resistenza ha guidato. Con il 68,26% ha sbaragliato il suo avversario, Natale pure lui, ma Enrico Maria appoggiato da “Forza Silvio”. Renato, già sindaco negli anni Novanta, ha vinto con l’esempio e il rigore, la forza e l’intelligenza. E’ notte ma la gente è per strada come se fosse giorno pieno, e si festeggia come un tempo si faceva al passaggio della sposa. Con i “tavolini” pieni di pastarelle e bevande per omaggiare ‘o sindaco. A fatica, Renato attraversa la folla, arriva nella sede del suo comitato elettorale e si fa fotografare davanti a uno striscione che più esplicito non si poteva: “Casal di Principe, qui la camorra ha perso”. E a loro, i boss della malanotte, gli assassini di questa terra senza pace, va il primo pensiero del medico primo cittadino: “Vaffanculo”. Un urlo liberatorio che Renato, i suoi e l’intera Casale aspettavano dal 1993. In quell’anno la camorra decise che quel sindaco comunista che pretendeva di far rispettare leggi e regole, andava fatto cadere. Non erano bastate le minacce, né i camion di letame di bufala scaricati un giorno sì e l’altro pure davanti al portone del Municipio, Renato teneva la capa tosta. E allora si comprarono uno ad uno alcuni consiglieri comunali e lo fecero cadere. Perché a Casale, a Castelvolturno, a Casapesenna, i sindaci li volevano eleggere i boss e i loro referenti politici. E a Renato andò pure bene, perché il piano b dei “casalesi”, nel senso di camorristi, prevedeva la sua eliminazione fisica. A Tonino Cangiano, sindaco comunista di Casapesenna, spararono alle gambe. Era giovane e passò il resto della sua vita su una sedia a rotelle prima di morire nel 2009. Luigi Diana, un pentito, ha raccontato tutti i particolari. L’attentato a Renato, che ieri come oggi amava andare in bicicletta, doveva sembrare un incidente stradale. Il progetto fallì per puro caso e da allora Renato ha organizzato la sua resistenza e quella dei casalesi onesti. Associazioni di volontariato per gli immigrati, cooperative sui beni conquistati alla camorra, lavoro per i giovani, ascolto, convegni, Libera di don Ciotti sul territorio. E senza mai dimenticare le sue radici di “comunista”. Venerdì sera, mentre era sul palco in Piazza Mercato a concludere la sua campagna elettorale, è salito un anziano bracciante agricolo. Comunista dal dopoguerra e senza mai mollare. Si è messo accanto a Renato senza dire una parola. Le lacrime agli occhi, il medico lo ha abbracciato. “Siamo usciti da una lunga dittatura – ci dice il nuovo sindaco – abbiamo avuto i nostri morti innocenti, Mimmo Noviello, il sindacalista degli ambulanti ucciso perché si opponeva al pizzo, il carabiniere Salvatore Nuvoletta ucciso a vent’anni perché dava fastidio a Sandokan. Don Peppe Diana, il prete che non voleva tacere. Una guerra, i nostri liberatori sono stati il procuratore Cafiero de Raho e carabinieri e polizia, ma ora è necessario un Piano Marshall”. Scherza, Renato, ma dice la verità. Qui la battaglia contro il livello militare della camorra è vinta, i boss sono in galera o si pentono, come Antonio Iovine, ‘o Ninno, ma le loro ricchezze sono ancora intatte. Ora tocca allo Stato ricostruire la democrazia a Casal di Principe. “Gli onesti – dice il nuovo sindaco – hanno fatto la loro parte, ora ci vogliono i soldi per le scuole, i piani per ripristinare la legalità. Un solo esempio: abbiamo 600 case abusive, le abbattiamo tutte buttando la gente per strada, o troviamo altre strade per non offrire consensi alla camorra e al suo sistema? E ancora, la gente cerca lavoro, il Comune è sull’orlo del dissesto, noi che facciamo? Casal di Principe è una questione nazionale, qui non possono valere vincoli di bilancio”. E la camorra, chi comanda oggi nel clan dei casalesi? Le mezze figure, dicono gli esperti, i capi improvvisati, che vogliono riconquistare terreno a tutti i costi. I più pericolosi. Ma oggi Casale rinasce. Chi scrive ha visto la città nei giorni del terrore, la gente chiusa in casa, ora in questo lunedì post-elettorale, vedi uomini e donne, anziani e giovani, stringersi le mani, congratularsi. Anche chi ha votato per l’altro Natale, Enrico Maria, si complimenta. “Abbiamo un sindaco”. La lunga notte è finita.
(pubblicato su Il Fatto Quotidiano del 10 giugno 2014)