Alle origini della caduta di Scopelliti

fallara

(di ALDO VARANO )
Le condizioni tassative per il tentativo di un rilancio politico del presidente Scopelliti dopo la condanna erano due. La conquista di Bruxelles e dopo quella di Reggio con un sindaco di sua fiducia. Eletto, significa farcela coi voti e le regole. Non entrare in parlamento perché si dimette chi ti ha sconfitto. Se Cesa e Piccone lasceranno per fargli spazio non cambierà nulla. Scopelliti ha fallito l’obiettivo che era necessario per raggiungere il secondo: il Comune di Reggio. Il quadro è poi peggiorato per il modo in cui Scopelliti non è stato eletto.
La sua vicenda politica si può quindi dire conclusa. Difficilmente, se si valutano in modo oggettivo le cose in base alla prassi e all’esperienza della politica italiana, si può immaginare che ritorni protagonista della politica calabrese o reggina. Si è quindi conclusa, dal punto di vista politico (nella salvaguardia e nel rispetto dei risvolti umani e giuridici delle persone coinvolte e/o degli interessi di terzi) il caso della signora Orsola Fallara che ingerendo l’acido che l’ha uccisa ha innescato la catena di eventi che infine hanno portato alla bocciatura europea dell’ex sindaco di Reggio e al probabile capolinea della sua carriera politica.
C’è chi continua a sfogarsi contro Scopelliti. Francamente, pare un’operazione di accanimento terapeutico e, a tratti, una manifestazione di necrofilia politica. Bisogna che tutti – amici, client, nemici e miracolati – se ne facciano una ragione: Scopelliti ha chiuso. Non occuperà più, almeno per il tempo rispetto al quale è possibile fare analisi credibili, un ruolo ampio e condizionante nel territorio che lo ha visto dominatore. Per volontà degli elettori, soprattutto di Reggio.
La sua carriera è stata lunga. Consigliere comunale di Reggio. Consigliere regionale da Presidente del Consiglio e poi assessore per circa sette anni. Sindaco di Reggio eletto dal popolo dopo la morte di Falcomatà, 9 anni. Infine, quattro da Governatore. Sette, nove e quattro fa un ventennio: quanto Mussolini e Berlusconi. Ora per Scopelliti la scelta è secca e senza variabili. Può decidere, come hanno fatto altri prima di lui, se ritirarsi dalla politica per immergersi nelle altre sterminate praterie che offre la vita e chi la sa apprezzare o giocare l’estrema carta contro tutti ricandidandosi a sindaco. A occhio e croce, andrebbe incontro al disastro.
Il Governatore aveva teorizzato la sua candidatura alle europee come un’ordalia, un duello il cui esito avrebbe rivelato il giudizio di Dio, un “iudicium dei” come negli antichi scontri germanici.
Aveva detto che si sarebbe sottoposto al giudizio degli elettori ed era del tutto ovvio ricercasse una rilegittimazione che gli cancellasse lo sgraffio al suo onore dopo la condanna (secondo lui ingiusta). Voleva entrare in Europa per poi riconquistare Reggio e la Regione.
Ha perduto.

E’ stato il suo popolo a perderlo. In Calabria il Ncd ha preso 85.410 voti. Ma lui ha avuto solo 32.009 preferenze. Meno della metà degli elettori (il 37% soltanto) del partito che aveva inventato e creato gli ha concesso la preferenza (pur avendone tre a disposizione). Un complotto dei nemici di Reggio perché da Governatore aveva favorito la sua provincia? Non regge. In provincia di Reggio il suo Ncd afferra 25.904 voti ma le sue preferenze sono soltanto 15.137, poco più della metà. Per non dire di Reggio dov’è emerso il dramma di un rapporto consumato e ormai ostile di Scopelliti con la città: il Ncd si ferma a uno striminzito 14,15%, cioè 8.551 voti e gli assegna soltanto 6660 preferenze. Il Ncd prende mille voti in meno di Fi (9.610, 15,84%) che in campagna elettorale lo ha additato come un nemico. L’ordalia lo ha visto soccombere, nonostante Fi sia un partito senza futuro, con l’impaccio di B e in crisi strutturale. Ma a guardar meglio è peggio: alle urne si sono presentati 60.640 reggini e solo uno ogni 10 ha dato la preferenza all’ex sindaco più amato d’Italia (o quasi). Insomma, è come se avesse votato per lui solo la mitica minoranza dei nemici di Reggio mentre si fossero rifiutati di sceglierlo la grandissima maggioranza, il novanta per cento, dei reggini che nemici della città non sono.
Reggio è una città difficile, amara, rancorosa e cattiva. Raramente disposta al perdono e alla comprensione. C’è stato un tempo in cui tutti i sindaci viventi di Reggio (ad eccezione del mio amico Orestino Granillo) erano passati da San Pietro o dai domiciliari. E a Reggio tutti dimentichi di averli votati li sbeffeggiavano agli angoli delle strade (gli antenati del web) ed erano contenti.
Se dopo venti anni di politica a Reggio Scopelliti ora la ritroverà densa degli stessi sentimenti è anche responsabilità sua; è se non lo fosse sarebbe comunque il segno che non è riuscito a migliorarla neanche un po’.
N.B. Questo giornale non dà mai consigli ai potenti, si limita a osservarli. Ma se ne avessimo il potere consiglieremmo di non sostiture la categoria dei nemici della città con quella dei Traditori e degli irriconoscenti.
(pubblicato su www.zoomsud.it)