Connecting People, la frode sulla violenza a processo
(di Marco Bova)
E’ di qualche giorno fa la formalizzazione del rinvio a giudizio emesso dal Tribunale di Gorizia di 13 persone tra cui i vertici della Connecting People di Castelvetrano e della Prefettura locale. La vicenda ruota attorno alla gestione del Cie e del Cara, nel periodo circoscritto dal 2008 al 2011. Si tratta di un procedimento che da oltre un anno si trascina nelle aule dei tribunali, tra vari tira e molla dei difensori impegnati a dimostrare un conteggio diverso rispetto a quello ricostruito dagli inquirenti. Infatti, secondo l’accusa, i rappresentanti della Connecting People avrebbero “frodato” nello svolgimento dei pubblici servizi. Nello stesso procedimento sono imputati diversi rappresentanti della struttura prefettizia locale per il reato di falso ideologico. Sostanzialmente i magistrati ritengono che nel corso dei tre anni all’interno dei due centri sono state registrate le presenze di un numero di migranti di gran lunga superiore e sarebbero state emesse fatture per prestazioni regolate dal contratto di gestione, ma effettivamente mai fornite.
Quando si parla di Gradisca d’Isonzo, si intende uno dei centri per migranti più grande d’Italia. Si tratta di una mega struttura che racchiude un Cie ed un Cara in grado di “ospitare” rispettivamente 248 e 138 persone. Per i due centri vi è un unico contratto di gestione e vengono impiegati 43 operatori. Purtroppo però Gradisca d’Isonzo nella geografia dell’accoglienza nazionale rappresenta una delle cattedrali nel deserto. Lì le associazioni in difesa dei diritti umani da annidenunciano sorpusi e violenze a danno dei migranti. Informazioni che oggi – attraverso la ricostruzione del pm Michele Martorelli – assumono una dimensione diversa. La pubblica accusa infatti sostiene che negli anni è stato rendicontata la presenza di un numero superiore di “ospiti”. La ricostruzione è abbastanza dettagliata. Ripercorre il numero denunciato dai gestori e quello effettivamente riscontrato ed in alcune occasioni emerge uno scarto, in eccesso, di oltre il triplo delle presenze. Tutto questo è stato trasfromato in una contestazione che riguarda 2,3 milioni di euro di sovraffatturazione. Secondo l’accusa non c’era fornitura che all’interno dei centri non fosse sottoposta a “cure numeriche” al rialzo: dalle sigarette alle schede telefoniche passando per le bottigliette d’acqua.
Chi avrebbe giovato di queste cifre? Secondo l’accusa il consorzio Connecting People che si sarebbe reso protagonista di un associazione a delinquere finalizzata alla truffa. Quando parliamo del consorzio Connecting People parliamo di una vera e propria holding dell’accoglienza che si ramifica nell’intera provincia di Trapani. A capo, almeno fino a pochi mesi fa, vi era Giuseppe Scozzari vero e proprio acchiappatutto del terzo settore. Poi ci sono Orazio Micalizzi (subentrato a Scozzari nel ruolo di amministratore delegato), Mauro Maurino e Vittorio Isoldivicecomandante della missione italiana in Libano nominato direttore dell’intero centro per conto della Connecting People nel 2008 . Ed ‘è parecchio grave quello che scrivono i pm rispetto al ruolo dei tre amministratori della Connecting People. «Erano capi, promotori e organizzavano il consorzio criminale. Realizzavano un sistema stabile, organico e organizzato per ottenere la liquidazioni sempre maggiori rispetto agli importi dovuti». Parole scritte nel dispositivo di rinvio a giudizio che insieme a loro ha colpito il viceprefetto vicario di GoriziaGloria Allegretto ed il ragioniere capo della Prefettura Telesio Colafati.
Come anticipato si tratta di un procedimento che ha vissuto diverse fasi ed in molte è apparso molto vicino all’archiviazione. Infatti da oltre un anno i legali dei principali imputati sostengono di “poter dimostrare un riscontro diverso grazie all’incrocio di dati”. L’asso nella manica sarebbe la ricostruzione dell’incidente probabatorio, ma intanto il 12 giugno avrà inizio il processo. Chiaramente in dibattimento dovrà essere provata non solo la concreta realizzazione della truffa, ma soprattutto laconsapevolezza dei rappresentanti della Connecting People. La fase dibattimentale, inoltre, potrebbe permettere di approfondire i conti della “holding” castelvetranese attualmente impegnata nella gestione di diversi centri d’accoglienza (soprattutto nella provincia di Trapani) oltre che del Cie di Bari.
(pubblicato su La Gazzetta Trapanese del 27 marzo 2014)