CIE di Trapani senza pace
(di Marco Bova)
Brusca frenata per il Cie di Trapani. Infatti il centro di identificazione ed espulsione sito in contrada Milo in questi giorni avrebbe dovuto cessare i battenti per dare spazio ai lavori di ristrutturazione, ma nelle ultime ore qualcosa non sarebbe andata per il verso giusto. Tutto era pronto. I migranti erano stati destinati ad altri Cie e gli operatori erano stati avvisati della lunga pausa lavorativa.
Tuttavia nei giorni nevralgici qualcosa sembra essere andata per il verso sbagliato. Complice un vorticoso giro di chiamate che avrebbe coinvolto diversi soggetti impegnati nell’attività ministeriale, negli ultimi giorni disponibili, è giunta comunicazione informale: il Cie non sarà chiuso. Neppure per un giorno. Come prevedibile la notizia si è sparsa lentamente all’interno del centro, che ormai ha assunto delle sembianze cinematografiche. I lunghi viali e i grandi spiazzali interni vengono calpestati soltanto dagli uomini delle forze dell’ordine.
Ieri gli “ospiti” hanno scavalcato una prima cancellata come forma di protesta, ma in realtà da giorni è chiaro che qualcosa sta andando per il verso sbagliato. Di recente, infatti, un gruppo di gambiani era stato inserito all’interno del Cie nonostante fosse composto da richiedenti asilo. Un errore che, secondo fonti prefettizie, sarebbe stato corretto trasferendo lo stesso gruppo di gambiani in dei centri adibiti all’accoglienza.
Infine c’è la questione legata alla gestione dei servizi all’interno della struttura. Da settembre 2013 – in seguito alla decisione del Prefetto Leopoldo Falco – il consorzio Oasi avrebbe dovuto lasciare il Cie di Milo, ma anche in questi giorni di estrema difficoltà a gestire il centro è lo stesso Consorzio Oasi. La gara d’appalto come si ricorderà non era andata a buon fine e adesso – sempre a causa degli importi risicati di finanziamento – sembrerebbe probabile la nomina diretta di un gestore. Un epilogo inatteso che rischierebbe di compromettere le gerarchie del terzo settore.