In Sicilia la piazza fa flop: “Siamo pochi, troppo stress”
E alla fine i “Forconi” si spuntarono in Sicilia. Proprio qui, dove una anno fa davvero la protesta bloccò tutto, l’Isola, lo Stretto e l’Italia. Ora sono giorni magri per i leader di questa moderna jacquerie che vuole infiammare lo Stivale con parole d’ordine semplici: politici assassini e tutti a casa. La protesta si è spostata al Nord. Catania, piazza Università. Ci sono i Forconi e sono pochi. Non hanno bloccato granché, la città di Sant’Agata vive la sua vita di sempre. “E certo che è fallito il blocco e la manifestazione – si sfoga Carlo Siena, leader dei forconi etnei – ci hanno criminalizzato, e pure voi del Fatto l’anno scorso ci avete massacrati. Mafiosi, fascisti, ci avete detto di tutto. Ma noi qui siamo, anche se Catania è militarizzata come non mai”.
E ALLORA, ci spostiamo sull’autostrada che porta a Messina, casello di San Gregorio, se blocchi quello con i Tir, i camion e pure i furgoni, fermi la Sicilia intera. Il traffico scorre regolare, i Forconi sono una decina e li hanno relegati in una specie di anfratto. Non ci sono telecamere e giornalisti, nessuno, solo un blindato della Finanza. “Guardi, legga questo e capirà perché siamo in pochi”. Franco Crupi, autotrasportatore e “filosofo”, ci mostra una “diffida” della Questura, un lungo elenco di strade e punti della città interdetti a ogni tipo di manifestazione indirizzato ai leader del movimento. “E dove minchia manifesto, a casa mia?”. Ma Crupi è granitico nelle sue certezze: “Noi non molliamo, il vile può vivere un giorno in più, ma non sentirà mai il sapore della libertà, la nostra è una lotta per la dignità”. I nemici? I politici, tutti, “pure i grillini, uguali agli altri”, il governo, l’euro, gli extracomunitari, le grandi società di trasporto su gomma. “A loro tutto è concesso – ci dice Angelo Spalletta, camionista e leader di Trasporto Unito – fanno prezzi stracciati e noi padroncini non resistiamo. Hanno minacciato di sequestrarci i camion se avessimo solo provato a bloccare l’autostrada, questo è Stato di polizia”. Volevano fare come i camionisti cileni ai tempi di Allende, qualcuno di loro nei giorni passati aveva invocato le dimissioni del Parlamento e la sostituzione del governo con una giunta militare. Fantasie e sfoghi da web. La realtà è quella degli agricoltori strozzati dalla grande distribuzione e dalle banche, di piccoli autotrasportatori schiacciati dalla globalizzazione e dalla burocrazia italiana, di gente disperata del Sud che sa di non avere un futuro. Mariano Ferro è il leader dei Forconi siciliani, alle ultime elezioni tentò la scalata alla Regione e gli andò malissimo, appena l’1,5% dei voti. “È fallita la manifestazione? Si chieda perché. Ma lei lo sa chi è il ministro dell’Interno? Angelino Alfano, è siciliano e non poteva affatto permettere che la sua terra fosse la culla di una rivolta. Ma io sono contento per quello che è successo a Torino e al Nord. La gente in piazza c’era, li ha visti i poliziotti che si sono tolti il casco e si sono abbracciati con i manifestanti? Sta succedendo qualcosa di nuovo e nessuno lo ha capito, ma vedrete nei prossimi mesi”.
(pubblicato su Il Fatto Quotidiano del 10.12.2013)
[…] dei Forconi è nato due anni fa da richieste specifiche di alcuni agricoltori siciliani, ma stavolta nell’isola è stato un flop. A livello nazionale le manifestazioni sono promosse dal Coordinamento 9 Dicembre, ma la situazione […]