Ciè business
(di Marco Bova)
La gestione dell’accoglienza sui media nazionali è come un arcobaleno. Compare e scompare con la stessa velocità con cui si scrive uno status su Facebook. Lo impone l’attualità stando attenti che l’Europa non si accorga del nostro sistema d’accoglienza che spesso e volentieri si traduce in business. E’ anche di questo che parla “Ciè Business”. Ieri il documentario è stato presentato a Trapani, una città di frontiera per i flussi migratori. Volendo fare una forzatura, se l’Italia fosse il paese dell’accoglienza e non della cultura, Trapani ne potrebbe essere la capitale. A presentare il documentario – recentemente premiato da Repubblica.it – c’erano Fulvio Vassallo, professore dell’Università di Palermo, Antonio Cusumano, Segretario provinciale del Siulp, ed il Prefetto di Trapani Leopoldo Falco. Al termine della visione del documentario è stata scandagliata la tematica dell’accoglienza, che nella provincia trapanese coinvolge 5000 persone e proprio il Prefetto si è lasciato scappare una notizia.La notizia riguarda quello che fu il primo centro di identificazione ed espulsione d’Italia (allora Cpt) il Serraino Vulpitta, poi chiuso per ristrutturazioni oltre un anno fa. “Sto facendo di tutto per non riaprire il Cie del Vulpitta – ha affermato Falco – e credo di esserci riuscito. Stiamo lavorando per capire se ci sono le condizioni per farlo diventare un Cara, chiudendo quello di Salinagrande”. Un affermazione che si incastona nell’attuale condizione nazionale dei Cie. Infatti, finora il Serraino Vulpitta è stato inserito tra quei centri (6 su 13) chiusi per ristrutturazione, mentre adesso potrebbe diventare il primo Cie ad essere definitivamente chiuso.