Trapani, appalto ad azienda chiacchierata

(di Marco Bova)
A Trapani c’è un appalto di cui nessuno parla. Il progetto di realizzazione circola negli ambienti istituzionali dal 2011, ma dopo le presentazioni di rito in molti ne hanno perso memoria. Si tratta della realizzazione di un Centro Polifunzionale per l’integrazione degli immigrati che dovrà sorgere su un terreno confiscato al boss Francesco Pace in contrada Cipponeri e per ironia della sorte potrebbe essere assegnato ad un azienda chiacchierata in indagini di mafia. La realizzazione rientra nel programma operativo nazionale “Sicurezza per lo sviluppo” 2007-2013 ed il centro servirà ad ospitare servizi e attività di formazione, orientamento, accompagnamento al lavoro, attività ricreative e altri servizi rivolti agli immigrati regolari e sorgerà su un terreno che da quando il capomafia Francesco Pace è stato arrestato ospita decine di alberi di ulivo abbandonati. A finanziare il progetto saranno l’Unione Europea e il Ministero dell’Interno per un costo complessivo di 2 milioni e 658 mila euro. Nei mesi scorsi si è svolta la gara d’appalto sotto il controllo dell’Ufficio regionale per l’espletamento delle gare d’appalto e ad aggiudicarsi la realizzazione del centro è stata la Ca.ti.fra srl di Barcellona Pozzo di Gotto che ha avuto la meglio rispetto ai restanti 167 partecipanti ed in seguito all’aggiudicazione provvisoria il 16 giugno è giunta anche l’aggiudicazione definitiva da parte degli uffici tecnici del Comune di Trapani.

Il nome dell’azienda è l’acronimo di Calabrese Tindaro (58′) e Francesco, imprenditori originari di Barcellona Pozzo di Gotto che negli anni si sono imposti nel settore degli appalti a livello regionale. Della loro azienda si parla ampiamente nei carteggi dell’operazione antimafia “Gotha 3” realizzata dai carabinieri del Ros di Messina nel luglio dello scorso anno. Nell’indagine la Ca.ti.fra srl comunque non è indagata. Un collaboratore di giustizia, Carmelo Bisognano durante alcune sue dichiarazioni ha affermato che l’azienda sarebbe stata coinvolta in una gara “pilotata”. A gettare ulteriori ombre sulla Ca.ti.fra pure un altro collaboratore di giustizia, Maurizio Marchetta che, prima di essere arrestato a causa dei rapporti intrattenuti con Sam Di Salvo, a Barcellona Pozzo di Gotto era il Presidente del Consiglio comunale. Marchetta parla di un cartello di imprese costituito da Carlo Borrella che all’epoca era il Presidente dell’Associazione costruttori di Messina e che lo scorso anno è stato condannato a due anni di reclusione per favoreggiamento nell’ambito di un procedimento che inizialmente lo aveva visto coinvolto come vittima di estorsioni. “Borrella ha costituito un gruppo di imprenditori che fanno parte del Consiglio direttivo e che stabilisce a tavolino a chi far aggiudicare gli appalti”. Secondo il collaboratore di giustizia tra questo gruppo d’imprenditori c’era proprio la Ca.ti.fra. “Posso sicuramente affermare – continua Marchetta – che alcune delle imprese della provincia di Messina che fanno parte di questo cartello sono: la Ca.ti.fra. srl di Tindaro e Francesco Calabrese di Barcellona Pozzo di Gotto (seguono altre aziende). Poi Marchetta aggiunge dei dettagli rispetto alla modalità di partecipazione alle gare d’appalto in campo regionale. Il verbale è datato 23 febbraio 2011. “Calabrese aveva una cordata di imprenditori anche catanesi, trapanesi ed agrigentini – aggiunge Marchetta – in particolare di Favara, e facendo turbative era in grado di aggiudicarsi un gran numero di appalti perché era molto organizzato. Si diceva che Calabrese era colui che al cambio della legge regionale sugli appalti era riuscito a sperimentare il sistema matematico che permetteva di avvicinarsi all’aggiudicazione dell’appalto in maniera quasi scientifica”.

E’ chiaro che queste sono delle semplici dichiarazioni di un collaboratore di giustizia, seppure di elevata caratura , ma in effetti la Ca.ti.fra di appalti in provincia di Trapani ne ha vinti parecchi facendo razzia in diversi comuni e lo scorso anno il Comune di Castelvetrano ha annullato l’aggiudicazione che per la realizzazione di un Urban Center per “situazioni di possibile condizionamento mafioso”. Tra i vari lavori realizzati in provincia di Trapani però spicca quella per il completamento del porto di Castellammare del Golfo, del valore di oltre 7 milioni di euro, realizzata dalla Ca.ti.fra in associazione temporanea di impresa (Ati) assieme ad altre tre società tra cui la Co.ge.ta di Trapani le cui quote societarie sono state oggetto di sequestro anticipato perchè ritenute nella disponibilità dell’imprenditore Vito Tarantolo considerato dagli investigatori una proiezione finanziaria del latitante Matteo Messina Denaro e storicamente in rapporti con il boss Francesco Pace.
(pubblicato su La Sicilia del 21 novembre 2013)