CIE: aperti, chiusi, forse chissà…..

(di Marco Bova)
Scorrere la lista dei Cie italiani è diventato come sfogliare una margherita. Chiuso, chiuso, aperto, chiuso. Sul sito del Ministero dell’Interno si legge come i centri attualmente operativi sono 13, ma non è così. Infatti negli ultimi mesi diversi Cie sono stati chiusi Nella mattinata di oggi il centro di Gorizia è stato parzialmente sgomberato e sui 248 posti disponibili gli ospiti effettivamente presenti sono una ventina. Quello friulano però è soltanto l’ultimo in termini cronologici. Nei mesi scorsi a chiudere temporaneamente i cancelli erano stati i centri di Brindisi, Bologna, Modena e Crotone mentre gli altri – quelli operativi – registrano ogni giorno la chiusura di alcuni padiglioni delle strutture a causa dei tentativi di fuga degli ospiti.

In questo corollario si incastona il Cie di Trapani che sta attraversando incolume una serie di problematiche che per molti addetti ai lavori avrebbero potuto portare alla chiusura – quantomeno parziale – del centro. Nel mese di agosto è stato ratificato il finanziamento per 660 milioni da parte del Ministero dell’Interno per la ristrutturazione del perimetro esterno e per il rifacimento di alcune zone interne. Poi a settembre in seguito alla visita della Ministra Kyenge, il Prefetto locale ha sollevato dall’incarico l’ente gestore e in questi giorni si sta svolgendo la parte finale della gara d’appalto che già in un occasione era andata inevasa. Infatti, nonostante le numerose proposte di riforma sul sistema dei Cie le gare d’appalto continuano ad essere bandite con il criterio di ribasso rispetto a una base d’asta di 30 euro. A Trapani come a Roma.

Nel Cie di Trapani però continuano ad arrivare clandestini. In 32 sono stati trasferiti da Gorizia mentre nei giorni scorsi in cinque avevano tentato una fuga. In quattro ce l’hanno fatta, uno è stato acciuffato dalle forze dell’ordine ed entro 30 giorni dovrebbe essere reintrodotto al Cie di Trapani. Un limbo nel quale lavorano oltre 64 impiegati. Lì dentro vengono chiamati lavoranti, ma i dipendenti del Consorzio Oasi lo stipendio non lo prendono già da un po. Fino a luglio venivano pagati dalla Prefettura, ma adesso l’impegno spetterà allo stesso Consorzio che non ha mai ascoltato le loro difficoltà lavorative.