Le parole per negare una cittadinanza onoraria
Si è anche sentito offeso qualche consigliere comunale di Trapani quando si è saputo che l’ex prefetto della città, Fulvio Sodano, decideva di rifiutare la cittadinanza onoraria conferitagli dal massimo consesso civico. Offesi. E con tanto di faccia tosta. La notizia è quella che dopo 8 anni dall’originaria proposta il Consiglio comunale di Trapani ha votato con 21 voti, 4 astenuti e 5 assenti, il conferimento del riconoscimento al prefetto Sodano. Con otto anni di ritardo, dopo una serie di operazioni delle forze dell’ordine, sentenze di condanna diventate definitive, il Consiglio comunale di Trapani ha riconosciuto che quel prefetto tra il 2001 e il 2003 aveva rappresentato un baluardo contro le mafie e i mafiosi intercettati furono ascoltati dirne di tutti i colori contro quel rappresentante delle istituzioni, intercettati a dire che Sodano doveva andare via da Trapani…che sarebbe andato via. Nel luglio del 2003 è accaduto che 24 ore dopo avere ricevuto dall’allora capo di gabinetto del ministro dell’Interno Pisanu l’assicurazione che da Trapani non sarebbe andato via, Sodano invece improvvisamente l’indomani di quella telefonata seppe di essere stato destinato ad andare a fare il prefetto Agrigento. Via da Trapani. Suo ultimo atto da prefetto di Trapani fu completare un iter che aveva cominciato nel 2001 e cioè garantire il riuso dei beni confiscati alle mafie, beni che sebbene confiscati dallo Stato erano rimasti nelle mani dei mafiosi. Fece ancora una cosa che suonò come sgarbo ai mafiosi e non fu gradita ad alcuni politici, ad uno in particolare, al senatore Tonino D’Alì, allora sottosegretario all’Interno. E cioè consentire la sopravvivenza di uno dei beni confiscati sul quale la mafia aveva puntato la sua attenzione, per sottrarlo allo Stato. La Calcestruzzi Ericina oggi Calcestruzzi Ericina Libera. I mafiosi la rivolevano, la volevano far fallire, era uno scomodo concorrente mentre su Trapani arrivavano milioni di euro di finanziamenti soprattutto destinati a rimettere in sesto l’area portuale. Sodano aveva convocato le imprese dicendo che a parità di prezzo avrebbero dovuto preferire il cemento di quella azienda dello Stato che accerchiata com’era rischiava di chiudere. Questo non è accaduto. Sodano andando via accese un iter che mai nessuno avrebbe potuto interrompere. La Calcestruzzi Ericina Libera anni dopo ha rappresentato a livello nazionale il primo bene confiscato alle mafie tornato a operare sul libero mercato affidato ad una cooperativa costituita dagli stessi dipendenti, dagli operai dell’impresa, da quegli uomini che in quei giorni erano guardati male da altri loro colleghi, dipendenti di altre aziende che a loro esprimevano la certezza che da lì a poco la Calcestruzzi Ericina era destinata a chiudere e loro si sarebbero trovati disoccupati. Magistratura, forze dell’ordine, Libera, il prefetto Sodano, gli amministratori giudiziari, hanno impedito che ciò potesse davvero accadere. Per i politici trapanesi tutto questo per anni è come se non fosse mai avvenuto. Nel dicembre 2005 un gruppo di consiglieri proposero all’allora sindaco Fazio di conferire la cittadinanza onoraria al prefetto. Il sindaco rispose con un sonoro quanto severo no, accampando una serie di scuse. Un no che di recente è stato ripetuto dal suo successore, Vito Damiano, come Fazio risultato politico dell’opera del senatore D’Alì. E contro D’Alì intervistato e dinanzi ai magistrati il prefetto Sodano ha detto: “Mi disse che facevo il favoreggiatore….il favoreggiatore della calcestruzzi Ericina…inquinavo il libero mercato cercando di tutelare quella impresa”. Una serie di indagini hanno fatto scoprire che in quel libero mercato tanto caro al senatore D’Alì vivevano tante aziende che producevano calcestruzzo agli ordini della mafia. Oggi quasi l’80 per cento delle imprese di calcestruzzo risultano sequestrate o confiscate. Ecco quale erano le condizioni di quel “libero” mercato che D’Alì riteneva danneggiato dall’azione del prefetto Sodano. Il sindaco di Trapani Damiano quando ricevette il comitato cittadino che insisteva per la cittadinanza onoraria a Sodano, lamentò che mancava un regolamento consiliare. Ci sono voluti mesi e mesi perché il Consiglio comunale giungesse all’approvazione del regolamento. Altri mesi per giungere al voto di pochi giorni addietro. Ma Sodano ha detto di no. “Sono già cittadino onorario di Trapani – ha scritto Sodano – per libera concessione da parte di alcuni cittadini ma soprattutto per mio sacro credo personale” Rifiuto della cittadinanza onoraria conferita dal Consiglio comunale: “…al fine di evitare eventuali strumentalizzazioni politiche. Di quanto sopra prego informare il Signor Sindaco di Trapani al quale sono certo farò cosa gradita”. Il prefetto Sodano nella sua risposta non si è inventato nulla. Nemmeno la paventata strumentalizzazione, perché per primo l’allora sindaco Fazio con lettera 6335 del 21 agosto 2007 (due anni dopo l’originaria richiesta avanzata dai consiglieri comunali dell’epoca) tra l’altro spiegò che non conferiva la cittadinanza “per le strumentalizzazioni esercitate”. Per Fazio raccontare sui giornali, in tv, le cose che erano accadute attorno al prefetto Sodano non era un raccontare fatti ma un esercizio di strumentalizzazioni. Ma la cosa clamorosa di oggi è che Fazio, nel frattempo eletto consigliere comunale dopo avere concluso la decennale sindacatura, ha fatto dichiarare ai consiglieri del suo gruppo che lui era d’accordo con la cittadinanza, che lui avrebbe voluto attribuire un encomio al prefetto Sodano. Per fortuna ci sono le lettere, ci sono le affermazioni scritte nero su bianco. Intanto anche Fazio come oggi Damiano lamentava l’impossibilità di procedere per assenza di regolamento (ciò nonostante risulta avere fatto cittadini onorari di Trapani due giornalisti nazionali che furono protagoniste delle telecronache delle gare di Coppa America – i lavori per allestire il porto furono quelli dove la mafia affondò le sue mani – e un battaglione di Bersaglieri), ma ha scritto anche altro. Le denunce di Sodano contro la mafia che mandò i suoi uomini a sfidarlo fin dentro il suo ufficio? “Quando qualcuno mi ha chiesto – scrisse Fazio – ho confermato il suo impegno istituzionale in città ma non ho potuto parlare di incontri e di sollecitazioni da parte sua per salvaguardare la Calcestruzzi Ericina, né di denuncie da parte sua rivolte alla mia presenza circa una situazione di oppressione e intimidazione che lei avrebbe vissuto proprio in relazione alla vicenda della Calcestruzzi Ericina. Mi dispiace ma non avrei potuto farlo in quanto non sarebbe stata la verità”. Insomma Sodano avrebbe dovuto raccontare ciò che denunciò alla magistratura al sindaco Fazio. Quasi una lesa maestà. Ma il sindaco Fazio dette anche il suo “schizzo di fango”: “Ho ricordato anche uno dei nostri ultimi incontri quando mi disse che in vista della conclusione della sua carriera avrebbe ambito ad un incarico e ad una sede di prestigio. Aspirazione ritengo legittima per chi per anni ha servito lo Stato…ritenevo allora che tale confidenza mi fosse stata fatta per via dei rapporti certamente correnti tra noi intrattenuti …. forse mi fece quella confidenza auspicando che mi facessi intermediario con l’ex sottosegretario D’Alì…diceva Andreotti che a pensare si fa peccato ma quasi sempre si indovina”. La conclusione della lettera cozza ulteriormente con chi in questi giorni sostiene che le cose sul comportamento dell’ex sindaco non sono state riferite correttamente: “La storia ci insegna che non si è mai voluta combattere la mafia (quindi altro che azione antimafia del prefetto ndr) perché la cosa è convenuta a molti….l’antimafia parla con termini e azioni mafiosi”. Il prefetto Sodano rispose a quella lettera avvertendo Fazio: “non cammini scalzo chi semina spine…lei si è fatto gioco dei trapanesi”. C’è da ricordare che il senatore D’Alì querelò in sede civile il prefetto Sodano per le sue dichiarazioni, ma la causa il senatore l’ha perduta. La vicenda invece è finita all’interno del processo contro il senatore D’Alì. Sodano avrebbe voluto costituirsi parte civile nel processo (ultima udienza prossimo 19 settembre) ma il giudice non l’ha ammessa osservando semmai che a costituirsi doveva essere il ministero dell’Interno, assente però nel processo come la Regione, gli enti locali (tranne il Comune di Castellammare) cioè quelle istituzioni e quei territori che secondo l’accusa subirono l’inquinamento politico mafioso che il senatore D’Alì avrebbe garantito. Nel processo parti civili ci sono diverse associazioni antiracket e l’associazione Libera. Insomma hanno un bel dire quei consiglieri comunali che si sono sentiti offesi dal rifiuto della cittadinanza da parte del prefetto Sodano. Forse se avessero proseguito nel silenzio decennale avrebbero fatto migliore figura. Tanto il prefetto Sodano, cittadino onorario di Erice, Valderice, Favignana, Paceco e Marsala (città del trapanese i cui sindaci hanno conferito la cittadinanza senza guardare tanto ai regolamenti perché di regolamenti non ce ne è di bisogno) è oramai “il prefetto del popolo” checché ne dicano certi sindaci di Trapani, gli ex, che erano quelli che davanti ai morti ammazzati dicevano che la mafia non esisteva e che poi hanno sostenuto che la mafia è sconfitta e che esiste per colpa dell’antimafia, e quello in carica che non vuole che di mafia si parli a scuola per non fare spaventare gli studenti. C’è da pensare che se lo potesse fare probabilmente Matteo Messina Denaro manda a ringraziare.