Dalla Guinea a Trapani
(di Marco Bova)
Di vacanze “on the road” siamo abituati a sentirne parlare. Luoghi esotici, concentrati spesso e volentieri nel periodo estivo, che vanno ad arricchire le esperienze di ognuno di noi. Estati caratterizzate da poche piogge e venti per lo più favorevoli che favoriscono anche quei “viaggi della speranza” che portano costantemente sulle coste siciliane migranti in cerca di una nuova vita. Ragazzi come Ibrahim, giunto a Trapani durante lo sbarco che martedì notte ha portato sul molo Ronciglio centonove migranti, tra cui due donne e tre bambini. Per loro è stato predisposto un centro provvisorio all’interno della palestra Cappuccini organizzato con materassi e beni di prima necessità. Ibrahim ha sedici anni è nato a Conakry, la capitale della Guinea, ed ha vissuto per alcuni anni in Gambia. Decide di parlare con noi per raccontarci la sua esperienza quasi in presa diretta senza eludere quegli imprevisti che lo hanno costellato. “Ho deciso di partire perchè da noi non c’è speranza di vita – racconta Ibrahim in lingua inglese – , in pochi parlano inglese e in pochi hanno la possibilità di studiare. Da noi non c’è la guerra come la immaginate voi, ma vivere lì non è per niente facile. Il viaggio per venire in Italia l’ho pagato ad una persona che conoscevo, è costato duemila e duecento euro e devo dire grazie a mia zia che vive a Milano per avermi permesso di pagare questa cifra. Era tutto organizzato con un percorso già previsto. Con me sono partiti altri due amici ed in auto da Gambia abbiamo fatto un lungo percorso. Prima siamo andati in Senegal, poi siamo passati per Malì, Burkina Faso, Niger e infine siamo giunti in Libia. In Malì c’è stata qualche difficoltà e infatti siamo strati costretti a passare da giù perchè delle persone (non forze dell’ordine) non ci hanno permesso di attraversare la frontiera. Poi in Libia siamo saliti sul gommone fino a quando non abbiamo avuto un guasto è ci hanno fatto salire su una nave più grande”. La nave più grande è la Celia, il mercantile che li ha soccorsi trasportandoli sino alle coste trapanesi. Adesso Ibrahim si trova nella palestra Cappuccini presidiata da forze di Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza oltre che da una serie di volontari. Nella giornata di venerdì è terminata la foto segnalazione dei centoquattro ospiti e nei prossimi giorni dovrebbe mettersi in moto la macchina organizzativa in grado di smistarli in dei centri Sprar siciliani e nazionali. Per tutti loro è partita una richiesta di asilo politico che, tranne grosse novità, dovrebbe essere accolta nel breve termine.
(pubblicato su La Sicilia il giorno 31 agosto 2013)