La mafia si combatte con la cultura, e l’Università a Trapani chiude i battenti
Quante volte lo abbiamo detto, quante volte lo abbiamo sentito dire, “la mafia si combatte anche facendo cultura”. Non è una bugia è una verità. Una verità che oggi viene calpestata. Accade in Sicilia, succede a Trapani. Il commissario straordinario della Provincia, prefetto Darco Pellos ha appena fatto notificare ad una serie di consorzi, enti e associazioni culturali che vivevano dei contributi pubblici erogati dall’amministrazione provinciale, la propria delibera con la quale chiude i rubinetti per un risparmio immediato di 1 milione e 600 mila euro. Niente più fondi nemmeno all’associazione antiracket di Trapani, 5 mila euro, niente più risorse per il consorzio universitario, 859 mila euro, per fare alcuni esempi. A rischio la sopravvivenza di due enti artistici famosi non solo a Trapani, in Sicilia e in Italia, ma in diverse parti del mondo, come le Orestiadi di Gibellina, fondate dal senatore Ludovico Corrao, stop a 30 mila euro all’anno, il Luglio Musicale Trapanese, 250 mila euro, un colpo viene inferto anche all’antica Biblioteca Fardelliana di Trapani, custode di antichissimi e preziosi libri, 270 mila euro all’anno. Il commissario Pellos ha ereditato una situazione doppiamente disastrosa, da una parte la legge regionale votata in tutta fretta e con troppa leggerezza dall’Assemblea Regione Siciliana, per far contento il gruppo dei grillini, sullo scioglimento delle Provincie, legge che rimanda ad un’altra norma, da farsi entro l’anno, su come e con cosa sostituire le nove amministrazioni provinciali siciliane, e che però nel frattempo non ha previsto nulla se non la materiale liquidazione delle amministrazioni quasi fossero delle aziende private e non enti erogatori di servizi alla collettività, dall’altra parte un clamoroso buco di bilancio che rispetto alla decisione assunta non gli ha lasciato molti spazi di manovra. Le Provincie in Sicilia il presidente Crocetta le ha volute sciogliere per dare un segnale concreto a chi gli chiedeva di tagliare i costi inutili della politica, e così via presidenti, Giunte, Consigli. La legge è stata approvata velocemente dall’Ars perché erano incombenti le elezioni amministrative fissate a maggio per il rinnovo delle nove amministrazioni, scioglimento e dunque niente elezioni, tutto in mano ai commissari. Si è sospeso il diritto al voto quando ancora non si sapeva cosa davvero fare e non lo si sa ancora oggi, sospensione di un esercizio democratico, che è quello del voto, ma in nome del rinnovamento e dei tagli ai costi della politica nessuno ha pensato certo di protestare per non attirarsi delle ire funeste. A Trapani, ma non solo a Trapani, Pellos nei panni di un commissario liquidatore, come qualsiasi altro commissario insediatosi a capo delle amministrazioni provinciali in via di scioglimento, ha cominciato a trarre le conclusioni. E in fretta pure perché intanto sono saltati fuori deficit finanziari pazzeschi. Il patto di stabilità della Provincia di Trapani risulta sforato per 9 milioni di euro. Il consuntivo 2012 che ancora il commissario non è riuscito a chiudere, perché pare non gli è facile muoversi tra i diversi meandri finanziari ereditati, dovrebbe addirittura avere un disavanzo ancora più alto rispetto alla cifra che indica l’ammontare dello sforamento del patto di stabilità. Insomma una gran bella situazione che ha addirittura indotto il commissario Giammanco, in carica prima del prefetto Pellos, ad intentare causa contro il ministero degli Interni perché la Provincia risulta in credito di 25 milioni di euro. Il commissario Pellos ha confermato l’azione giudiziaria e però intanto i conti non gli tornano lo stesso. E così i tagli decisi con la delibera n.1/C del 25 giugno scorso, cioè la prima delibera che il commissario ha firmato con i poteri sostitutivi del Consiglio provinciale. Niente più denari pubblici a società consortili, ai distretti produttivi e turistici, ad associazioni turistiche e culturali, ovviamente stop alle erogazioni alle associazioni dei Comuni, delle Provincie, all’associazione per le comunità montane e a quella che riunisce le Regioni, i Comuni e le Provincie d’Europa. Alcuni tagli saranno indolori, altri no. Quello per il consorzio universitario per esempio. A Trapani il consorzio da anni è in convenzione con l’Università di Palermo e così a Trapani sono stati aperti diversi corsi di laurea, qui gli studenti hanno potuto seguire lezioni, fare esami, presentare le testi di laurea per ottenere il titolo accademico finale. Una comodità per gli studenti e le loro famiglie. Apposta la Regione ha costruito un edificio per dare degna sede a quella che è diventata l’Università di Trapani, quarto polo accademico della Sicilia. Il futuro oggi non è roseo. Analoga previsione per Luglio Musicale, Orestiadi, Biblioteca Fardelliana. La Provincia poi si appresta a vendere il pacchetto azionario dell’Airgest la società di gestione dell’aeroporto “Vincenzo Florio” un piatto ghiotto per gli imprenditori e pare che già si stia muovendo per questo una cordata che fa capo ad un grosso imprenditore argentino che ha già una partecipazione azionaria dentro Airgest. Identità produttive, imprenditoriali, culturali che vengono cancellate. Cultura azzerata. Più che i tagli dei costi della politica sono i tagli che cancellano il volto di una provincia che vuole cercare di cambiare, sottrarsi alla stretta mortale della malapolitica e della mafia che spesso costituiscono una unica cosa. E alla Provincia di Trapani peraltro non sono mancati gli esempi di collusione, due consiglieri provinciali finiti in manette, l’alcamese Pietro Pellerito e il castelvetranese Santo Sacco, qualche assessore finito sotto processo. Ma compito dei commissari liquidatori è quello di salvare il salvabile, doveva essere il Governo e il Parlamento regionale ad essere più attenti e non limitarsi ad azioni propagandistiche. Ultima annotazione. La crisi finanziaria alla Provincia di Trapani scoppia con maggiore fragore perché fino a poco tempo addietro a sentire l’ultimo dei presidenti – politici – eletto dai trapanesi a capo della Giunta, l’ex assessore regionale agli enti locali e adesso nuovamente deputato regionale, l’alcamese Mimmo Turano, Udc, la Provincia aveva tante risorse a disposizione, addirittura lui propagandò l’esistenza di un tesoretto da 40 milioni di euro, soldi che risultavano disponibili e non spesi, tutto questo anche con l’avallo di dirigenti e funzionari qualificati, alcuni pagati a peso d’oro perché presi dall’esterno. L’on. Turano non si fece mancare nulla. Manifestazioni, regate, finanziò i “festival della legalità”, diede soldi anche a sagre che non risultano essere mai state fatte, distribuì incarichi a destra e a manca, l’ultimo giorno di mandato, prima delle dimissioni anticipate per potersi candidare a deputato regionale, in un paio di ore liquidò contributi a vario titolo per oltre 1 milione di euro, raschiando, come suol dirsi, il fondo del barile, e quel fondo di riserva che di solito serve a finanziare le emergenze. Il buco di bilancio venne fuori appena andato via l’on. Turano, che per ricordarlo era quel politico che viaggiava gratis sugli aerei del re dell’eolico Vito Nicastri, di recente destinatario di una confisca da 1 milione e mezzo di euro per le sue combutte con il super latitante Matteo Messina Denaro. E il famoso tesoretto da 40 milioni di euro? Di quello oggi è rimasto il suo fantasma.