Ex Isochimica:Avellino come Berlino finalmente c’è un giudice

Finalmente ci siamo. Finalmente anche ad Avellino vale quella scritta che campeggia in tutte le aule di giustizia: La legge è uguale per tutti. Anche per i potenti, i complici, gli ignavi. Da oggi le famiglie degli operai dell’Isochimica morti di amianto, quelle dei lavoratori che ancora patiscono le conseguenze fisiche di anni di esposizione all’asbesto senza protezione alcuna, possono sperare in un pizzico di verità e giustizia. Quella giustizia che per anni è stata loro negata da un sistema che aveva scelto di chiudere gli occhi di fronte allo scempio di vite e ambiente fatto da un imprenditore senza scrupoli. Quanti anni sono passati dalle prime denunce giornalistiche, dalle foto in bianco e nero che fissavano il dramma di operai che interravano l’amianto con le mani e senza neppure il palliativo ridicolo di una mascherina di carta? Quasi trenta, è la risposta. Una vita. Sei lustri durante i quali ci sono stati magistrati che hanno scelto di non esercitare la loro funzione, tutori della salute pubblica che si sono voltati dall’altra parte, giornali e giornalisti che per troppo tempo non hanno denunciato. Dei politici varrebbe la pena non parlare. Chi ha memoria li ricorda sorridenti e ossequiosi alla corte di Elio Graziano nelle curve vip dello Stadio Partenio, oppure fare la fila negli uffici dell’imprenditore salernitano per chiedere il “favore” di un lavoro per un protetto. L’Isochimica era la fabbrica della morte, ma siamo in Irpinia, nella terra dove il lavoro contava e conta più della salute e della vita. Non sappiamo se l’inchiesta porterà a galla la responsabilità di politici e amministratori, la giustizia farà il suo corso. Quello che sappiamo è che ex sindaci, assessori alla salute e all’ambiente, potenti della politica, non hanno mai ricevuto la sanzione più pesante, quella sociale. Per anni la città è stata indifferente e complice, gli avellinesi si sono fatti avvelenare e li hanno votati senza porsi mai domande. Questa è la drammatica verità. E se la giustizia ha impiegato quasi tre decenni per fare le cose che un procuratore ha fatto in poco più di un mese, è anche perché la città è stata cieca. Ma finalmente ci siamo. Anche ad Avellino, come a Berlino, ora c’è un giudice.