Due volte genitori

Quando parliamo delle minoranze che popolano e colorano il nostro tessuto sociale, dei loro diritti è dei loro disagi, spesso ci troviamo a considerarle come un “corpo estraneo” della nostra società, separate da una paratia stagna da tutto ciò che consideriamo più vicino al nostro vissuto consuetudinario. Erroneamente manchiamo di considerare che nessuno è un’isola, che tutto ciò che una presunta “diversità” (come se davvero esistesse qualcosa di “uguale”) porta con sé coinvolge immancabilmente tutti noi. Anche in questo sta l’importanza di associazioni come l’Agedo, onlus che vuole essere un punto d’incontro per genitori, parenti ed amici di persone omosessuali. Ne parlo con Mariella, mamma di due ragazze, una delle quali omosessuale. Il punto cruciale, mi spiega, è parlare, impedire in ogni modo che cali il silenzio, anche se, mi racconta con un sorriso, “quando dici di avere una figlia lesbica, puoi aspettarti le reazioni più disparate. Chi ti sta davanti cambia subito espressione! A volte è come se calasse un muro, come se tirassi uno schiaffo al tuo interlocutore. Poi c’è la persona che recupera, c’è chi è semplicemente curioso e c’è chi magari ha davvero bisogno di confrontarsi e di trovare uno “spiraglio” insieme. Noi lanciamo questo piccolo seme confidando che possa crescere. Cerchiamo di far capire che giudicare male l’omosessualità è esattamente come giudicare male la pioggia perchè cade dall’alto verso il basso. E lo facciamo in qualità di famiglie“.

Due volte genitori” è il titolo di un documentario, prodotto proprio dall’ Agedo per la regia di Claudio Cipelletti, in cui questi genitori si raccontano e raccontano la loro esperienza. Chiedo a Mariella quale sia il significato di questo titolo: “Due volte genitori nasce perchè, quando prendi coscienza dell’omosessualità di tuo figlio o di tua figlia, è come se crollasse un castello di carte che avevi costruito nella tua testa. Come se morisse l’idea che ti eri fatto di questo figlio e ne nascesse al contempo una nuova, sotto un diverso aspetto. Quando nasce un figlio lo accetti e lo desideri per quello che è, ed allo stesso modo si accetta questa rinascita. Per questo diciamo di essere “due volte genitori”. Ma questo è un percorso di accettazione e di presa di coscienza che, in diversa misura, riguarda tutti i genitori, che prima o poi si trovano di fronte un figlio o una figlia che, com’è normale che sia, non corrisponde all’idea che, spesso sbagliando, ci facciamo di come dovrebbero essere. Noi ci battiamo affinché questo percorso di riconoscimento e di accettazione posso uscire dalle nostre mura domestiche.

E quando questo percorso, che non è per nulla scontato, non viene intrapreso, quali sono le ripercussioni sulla vita della famiglia?

“È una tragedia, sotto molteplici punti di vista. È una rovina in primo luogo per il figlio, che rischia di cadere in uno stato di depressione da cui è difficile uscire. Spesso la propria auto-accettazione passa proprio da un percorso di rinonoscimento da parte di chi ci è più vicino, in primo luogo i genitori, che deve avvenire subito. È incredibile cosa si può fare a un figlio per impedirgli di essere se stesso. L’omofobia ti porta ad essere una bestia, ed è proprio questa violenza che io, da genitore, temo di più”. Nel nostro Paese come altrove, inutile girarci intorno, gli atteggiamenti omofobi, vanno ben oltre la sfera di ciò che è condannabile e politicamente scorretto. Vivono e si prolificano anche a livello istituzionale, e sappiamo bene cosa succede quandl si scende nel vivo della nostra quotidianità. Chiedo a Mariella, pensando anche a questa, se a suo avviso arriverà un giorno in cui associazioni come l’Agedo non avranno più necessità di portare avanti queste battaglie. “È un giorno che forse non arriverà mai, ma noi facciamo di tutto per realizzare questo sogno, tappa dopo tappa. Sicurmente – prosegue –  le leggi sul riconoscimento dei diritti per le coppie omosessuali così come quella in materia di omofobia rappresenterebbero per noi un importante obiettivo, ma non è quello il vero traguardo. Anche in Paesi dove da tempo sono riconosciuti questi diritti, come il Canada o la Francia, non mancano episodi di violenza contro gli omosessuali. La mia paura è che, specialmente qui in Italia, davanti a questi cambiamenti a livello legislativo si verificherà un inasprimento degli atti di omofobia. La nostra vera prospettiva è che si possa vivere un giorno senza le paure che abbiamo provato noi, camminando al fianco dei nostri figli e crescendo insieme a loro. Ma questo è un mondo che io sogno non solo per gli omosessuali, ma per tutte le minoranze. Ed io posso dire che avere un figlio omosessuale è un’esperienza che apre la mente”.