Signori, per voi l’immunità è finita
Nicola Cosentino varca il cancello del carcere napoletano di Secondigliano e finisce un’epoca. Quella del potere costruito voto per voto, uomo per uomo, famiglia per famiglia nella zona che da antica Terra di Lavoro da vent’anni e più si è trasformata nel centro della potenza elettorale di Nick ‘o mericano.
LO CHIAMAVANO così, dicono i pentiti, gli uomini forti del clan dei casalesi, e sono proprio quelle relazioni oscure ad aver dannato per sempre l’uomo che da Caserta era arrivato ai piani alti del ministero dell’Economia. “Centro penitenziario di Secondigliano” è la scritta che si fissa negli occhi dell’uomo abbandonato da Silvio Berlusconi al suo destino. Sono le 10:30 del mattino e Cosentino, accompagnato dagli avvocati Agostino De Caro e Stefano Montrone, si consegna nel carcere napoletano. È sfuggito ai fotografi e ai cameramen che lo attendevano sotto la sua bella casa a due passi dalla Reggia di Caserta. Ora lo scenario è cambiato, di fronte all’uomo che riuscì a regalare a Berlusconi una delle roccaforti del Pd, la Campania, ci sono le palazzine tutte uguali nella loro deprimente architettura di un carcere dove si concentra il male di Napoli.
Mentre gli avvocati parlano con i giornalisti e dicono che il loro assistito si difenderà nel processo, che loro rispettano la legge anche se ritengono che l’ex onorevole Cosentino sia innocente e che l’arresto, per ben due volte respinto dalla Camera, sia di fatto illegittimo, dal carcere escono detenuti ammanettati. Una brutta scena per chi, fino a pochi mesi fa, era abituato agli onori e agli stucchi di Montecitorio e alle suite dell’Hotel Vesuvio quando Silvio scendeva a Napoli e riceveva i suoi capi-elettori.
COSENTINO CONTA ancora e gli amici non lo abbandonano. Lo giurano i deputati campani ancora fedeli, che promettono una “staffetta” per stare vicini al loro amico. Nicola, dice il senatore Enzo D’Anna, un fedelissimo, “lo conosco dall’85 e posso testimoniare che il suo impegno non è stato mai orientato all’arricchimento personale o a stringere rapporti con i criminali”. D’Anna, insieme all’onorevole Carlo Sarro, promette di “non lasciare solo Nicola. Organizzeremo una catena di solidarietà e terremo alta l’attenzione dell’opinione pubblica”.
Parole forse poco gradite dal partito. “Bisogna avere il coraggio di dire la verità. Il Pdl ha consegnato Nicola Cosentino ai suoi giudici.”
A QUESTO PUNTO ogni manifestazione politica in suo sostegno sarebbe in contraddizione con la decisione assunta dal partito”. Parla l’ex ministro della Giustizia Nitto Francesco Palma in un’intervista al Mattino sottolineando che Cosentino “va in carcere senza alcuna condanna, è solo uno dei tanti segnali che nella giustizia italiana c’è qualcosa di anomalo”.
Polemica politica, chiacchiere, la realtà che da ieri vive Nicola Cosentino nell’angusto spazio di una cella.
(pubblicato su Il Fatto Quotidiano del 16/03/2013)