Napoli brucia/1
Se la città balla sul vulcano, Luigi de Magistris, il sindaco, balla più di tutti. Napoli ti porta sugli altari, e de Magistris l’ha avuto il suo altare, appena un paio di anni fa, la fascia arancione sulla testa e migliaia di persone osannanti in Piazza Municipio, ma sa anche trascinarti nella polvere. Ti esaltano, sei Giggino ‘o sindaco, ma basta poco, nella città dove l’ironia è un’arma letale, per diventare Giggino ‘o bluff. “Siamo spiritosi, almeno quello”. Sorride il sindaco nel suo ufficio a Palazzo San Giacomo. Ma si fa maledettamente serio quando parliamo di Città della scienza distrutta dalle fiamme e di quel suo evocare la “strategia della tensione”. “Non ho affatto esagerato, so di cosa parlo, ci sono fatti che certo non tocca a me collegare dal punto di vista investigativo, che da tempo sono l’espressione di tensioni fortissime che si scaricano su Napoli. Si sta giocando sporco e il primo obiettivo è questa amministrazione che fin dall’inizio ha combattuto l’intreccio tra politica, istituzioni, e il sistema affaristico-camorrista. Abbiamo rotto equilibri consolidati”. De Magistris ricorda alcuni e episodi che subito sono finiti sulle prime pagine dei giornali. “Mesi fa si bloccano i bus cittadini per mancanza di gasolio, polemiche, accuse, poi scopriamo che si è trattato di un episodio al limite del dolo, abbiamo denunciato tutto. Ma l’arma letale che si vuole usare contro di noi è la solita, quella dei rifiuti. Per le strade non c’è più monnezza, ma ad inizio dell’anno ho avvertito che qualcosa si stava muovendo, volevano farci ripiombare nell’emergenza. Perché questa è una amministrazione che, nonostante tutto, nonostante i tagli, cerca di volare, e qualcuno vuole però riempirci le ali di zavorra”. L’aria è pesante a Napoli, la palude dove si agitano i suoi poteri ribolle. Tra giorni uno degli uomini più potenti della Campania, Nicola Cosentino, varcherà le porte di un carcere con l’accusa di essere stato il referente della camorra, muoiono vecchi equilibri politico-criminali e i nuovi stentano a nascere. “E noi stiamo lavorando sotto un bombardamento – dice il sindaco -. Si può dire tutto, che io ho trascurato la città per sostenere Rivoluzione civile, è una critica che respingo ma è legittimo farla, ma non si può dimenticare che noi abbiamo ereditato un Comune con 1,5 miliardi di debiti, 800 milioni di disavanzo ai quali vanno aggiunti 400 milioni di tagli. Stiamo ancora aspettando i soldi del governo per il piano di predissesto. Eppure in queste condizioni non abbiamo licenziato nessuno e abbiamo mantenuto in piedi i servizi essenziali. Altrove si fanno propaganda con l’ambiente, noi qui, nella città della monnezza, abbiamo detto no agli inceneritori scontrandoci col governo Berlusconi, altri hanno abbassato la testa e gli inceneritori li hanno fatti”. Ci sono settori che si muovono nella città dove da anni la politica aveva fatto del trasversalismo la sua regola. Il sistema del “babà alla crema”, dove tutto si confondeva e le differenze si annullavano, nei consorzi, negli enti, nel supercommissariato per l’emergenza rifiuti. Lo storico Giuseppe Galasso, ex sindaco di Napoli negli anni Settanta, ed ex sottosegretario nei governi di pentapartito, dalle colonne dell’inserto napoletano del Corsera, ha lanciato un appello perché a Napoli si costruisca una giunta tecnica. Firmano in tanti, cittadini e intellettuali disinteressati, ma anche personaggi legati a quel mondo del sottopotere bipartisan che ha imperversato nell’ultimo ventennio partenopeo. “Se è un contributo alla città va bene – replica il sindaco – ma aspetto proposte concrete, accetto le critiche e sono pronto all’autocritica, ma si sappia che io ho rotto un sistema di potere consolidato”. Claudio Velardi, ex lothar dalemiano, ex assessore regionale con Bassolino, ex spin doctor dell’industrialei Lettieri, avversario di de Magistris, è tra i firmatari. Ieri, intervistato dal sito “Parallelo 41”, ha parlato di Città della scienza. “Era il luogo dove sistemare quelli senza lavoro, un deposito dell’assistenzialismo bassoliniano”. Un giudizio che fa infuriare Vincenzo Lipardi, consigliere delegato di Iris, la fondazione che gestisce la struttura distrutta. “Di clientelismo bassoliniano Velardi è un vero esperto, ma che ne sa lui di una realtà che ha messo insieme premi Nobel come Rita Levi Montalcini e Carlo Rubbia, di un luogo dove si progettava la modernità?”. Lipardi respinge anche tutte le notizie circolate su una ipotetica pista legata al premio assicurativo che sarà riscosso dopo l’incendio. “Volgarità, di questo si tratta, se qualcuno ha delle cose da dire vada dai magistrati, l’unico presidio di democrazia. La nostra attività è trasparente, hanno scritto che la nostra contabilità è stata distrutta, non è così, venga e le faccio vedere i bilanci”. Ombre, sospetti e fiamme su Napoli. Qui si sta giocando davvero una partita sporca.
(pubblicato su Il Fatto Quotidiano)