Ustica, la rivincita della giustizia
“La domanda posta ai giudici era molto semplice: cosa è successo? La Cassazione non ha fatto altro che confermare la versione dei fatti che abbiamo sempre sostenuto. Si sono insomma tolte dal piatto tutte le questioni che si sono affastellate negli anni riguardo bombe, ufo e teorie simili”. E’ chiaro l’avvocato Daniele Osnato. Per lui la sentenza della Cassazione civile sulla Strage di Ustica è un punto fermo di portata storica. Anzi, è da adesso che la storia inizia a essere scritta. Il 28 gennaio scorso, infatti, si è concluso il processo seguito, tra gli altri, dal suo collega Vincenzo Fallica, che dal 1990 porta avanti un procedimento civile che vede da una parte i parenti di alcune vittime della Strage e dall’altra, imputati, i Ministeri della Difesa e quello dei Trasporti. Un processo arrivato in Corte d’Appello a giugno 2010, con la condanna dei Ministeri citati in giudizio a risarcire i parenti delle vittime. La loro responsabilità: non aver garantito la sicurezza di un volo civile. Con il rigetto del ricorso presentato dagli imputati, la Suprema Corte mette fine al contenzioso sulle cause della Strage. I nostri 81 concittadini che la sera del 27 giugno 1980 volavano da Bologna a Palermo su un DC9 della compagnia Itavia sono morti a causa del contesto esterno in cui l’aereo su cui viaggiavano si è venuto suo malgrado a trovare. Daniele Osnato sta seguendo, sempre a Palermo, un processo civile “parallelo” a quello arrivato ora in Cassazione, che nel 2007 è partito da presupposti simili per approdare, nel settembre 2011, ad una condanna dei Ministeri convenuti a risarcire 110 milioni di euro ai familiari delle vittime. Anche in quella sentenza, ad opera del giudice Paola Proto Pisani, furono totalmente sconfessate le teorie che vedono una bomba posta a bordo come causa della tragedia. Teorie che però qualcuno continua a sostenere indefessamente. Proprio ieri il generale dell’Aeronautica Leonardo Tricarico ha commentato la sentenza asserendo che “ai tanti poteri oscuri dell’Italia bisogna aggiungere il ‘Partito del Missile’, in grado di far prevalere presso un giudice monocratico quella stessa tesi che il lunghissimo procedimento penale aveva rigettato come fantascienza”…
“A Tricarico – mi ribatte Osnato – ho già risposto questa mattina: a mio avviso se esiste un “partito”, è proprio quello dei “bombaroli”. Tra l’altro vorrei sapere a che titolo parli di questo “partito”: sono frasi fatte, preconfezionate. Mi sembra l’ennesimo disperato tentativo di tirare acqua al proprio mulino secondo convenienze che, onestamente, non riesco ancora ad identificare. Sembrano quasi affermazioni di ordine politico, più che giuridico”.
Sostenere, come ha detto nei giorni scorsi il senatore Carlo Giovanardi, che questa sentenza della Cassazione civile arriva dopo che un’altra sentenza della Cassazione penale ha affermato una tesi opposta riguardo la Strage, è a suo avviso un’affermazione dotata di qualche fondamento giuridico?
“E’ un’affermazione assolutamente infondata, è il solito giochetto retorico che mira ad inquinare le acque. La sentenza penale era fatta in merito a una domanda ben precisa, ossia se i generali dell’Aeronautica imputati avessero o meno coperto la verità dei fatti a tal punto da costituire un reato di attentato agli organi costituzionali. E la corte d’Appello di merito, nel 2008, decretò che non ci sono prove per incriminare questi generali per il reato in questione. Dobbiamo anche considerare che durante quel processo il Governo allora in carica (guidato da Silvio Berlusconi, ndr) ha fatto, tramite decreto legge, una sorta di depenalizzazione dell’articolo 289 del codice penale, specificando che il reato di attentato agli organi costituzionali prevede l’esercizio della violenza. Ai generali era invece contestata una condotta di tipo omissivo, e quindi non è stato ravvisato il reato. Sa quanti processi sono stati aperti nella storia della Repubblica sul reato indicato dall’articolo 289? Solo questo. Ora, non essendo prevista dal codice di procedura penale l’assoluzione per mancanza di prove, i generali imputati furono assolti “perché il fatto non sussiste”. In quel caso noi chiedevamo alla Cassazione, alla luce della “depenalizzazione” di cui ho parlato prima, di pronunciarsi su una differente qualificazione dell’assoluzione, ed i giudici hanno risposto di non poter entrare nel merito di questa decisione presa dalla corte d’Appello. Non è stato chiesto, in sede penale, di stabilire se l’I-Tigi sia caduto a causa di un missile piuttosto che di una bomba. In sede civile, invece, alla Cassazione è stato chiesto se ci sia stata una responsabilità dei Ministeri nel non aver garantito la sicurezza di quel volo, in relazione al fatto che quel volo è stato abbattuto da un missile. E la Corte ha risposto che sì, i Ministeri hanno questa responsabilità perché l’I-Tigi è stato abbattuto da un missile”.
Davanti a un quadro simile, però, viene da chiedersi se acclarare la responsabilità esclusiva di un’arma aeronautica straniera nel causare, seppur fortuitamente, la Strage, non possa costituire una prova liberatoria per i nostri apparati statali. In altre parole, se venisse fuori il nome di chi ha tirato il grilletto, i nostri Ministeri non potrebbero essere assolti?
“Tecnicamente forse no, ma di fatto si. Nel processo civile che sto seguendo a Palermo, fino all’ultima udienza, noi abbiamo sempre detto che, se ci fosse stata detta la verità, avremmo anche potuto alzarci e tornare a casa. Ma noi non siamo nella condizione di accettare altre soluzioni: se non ci verrà data la verità, saremo risarciti. C’è una responsabilità di apparato: non siamo davanti ad un fatto, come un atto di guerra, non prevedibile e quindi inevitabile. La Strage è avvenuta in un luogo premeditatamente lasciato scoperto dal controllo radar, dove più volte piloti civili avevano denunciato intersecazioni pericolose. Quando il giudice Paola Proto Pisani, nel 2011, ha condannato in sede civile i Ministeri, è proprio a questo che si riferiva: non solo sono state consentite, contravvenendo ad un obbligo di sicurezza, delle attività pericolose, ma si è creato un cono d’ombra tutto intorno. E questo è un comportamento inaccettabile da parte di branche dello Stato su cui il cittadino fa affidamento”
Ma alla fine, come qualcuno sostiene, saremo noi a pagare questi risarcimenti?
“No, non saremo noi a pagare. Questo perché i ministeri condannati anticiperanno di certo i risarcimenti, ma faranno poi azione di rivalsa nei confronti degli autori materiali, che magari sono usciti dal processo penale per avvenuta prescrizione”.
Ed è verosimile che si arrivi a questo?
“E’ sicuramente verosimile. E’ prassi che il datore di lavoro risponde in prima istanza degli illeciti dei propri dipendenti, per poi agire in regresso. Rientra nella normalità del rapporto di lavoro. Parlare di dissesto economico dello Stato per una sentenza come quella della Proto Pisani (che ha condannato i Ministeri della Difesa e dei Trasporti a 110 milioni di risarcimento, ndr) è assolutamente ridicolo, perché tutti gli operatori del diritto sanno benissimo su chi si possono rivalere i Ministeri imputati. Quello della negazione della verità è un comportamento che si reitera ormai da trent’anni, che come vediamo continua tutt’ora, che reca un danno che giustamente va risarcito. E non si scappa con la prescrizione”.
A suo avviso può cambiare qualcosa dopo le prossime elezioni politiche, magari con un governo più sensibile verso l’esigenza di una nuova commissione d’inchiesta parlamentare?
“Penso che tutto può servire, ma più di tutto credo che sia necessaria un’azione da parte dell’Unione Europea. E’ inaccettabile che la Francia non abbia ancora risposto in maniera esaustiva alle nostre rogatorie. Questo fango, credo, investe tutti. E per quanto potranno ancora resistere davanti a quest’onta? Sappiamo tutti qual è la verità storica, tranne che non vuole vederla. Ed ora che è stata anche confermata in sede giudiziaria da un giudizio definitivo, non si scappa più. Non c’è più niente da provare processualmente, ora è stato posto un punto fermo in questa storia. Io non capisco quale sia il problema di accertare la verità e togliere una volta per tutte questo alone di ambiguità. Io non metto in dubbio che si sia trattato di un tragico incidente, di un evento fortuito per quanto favorito dalle circostanze, non oso pensare che qualcuno abbia voluto colpire un nostro aereo civile. Il problema qual è, il risarcimento alle famiglie? Ma non scherziamo…”.
Attualmente l’avvocato Osnato assiste circa 150 familiari di vittime della Strage, nell’ambito del processo civile che approderà in Corte d’Appello nel maggio 2014, e di un processo “Ustica-bis” che partirà ad aprile, sempre presso la corte civile di Palermo. “Il numero preciso dei miei clienti – ammette Osnato – non è un dato che trovo particolarmente interessante. Non mi piace guardare i miei assistiti da un punto di vista quantitativo, ma qualitativo. Sono persone e vite, non numeri”. E soprattutto, sono cittadini che meritano di essere risarciti per una violazione perpetrata negli anni del diritto alla verità. Una verità che ora la nostra giustizia mette nero su bianco, segnando non un traguardo ma una nuova partenza.