Scampia non vuole la fiction
“Scampiamoci da Saviano”. E’ il gioco di parole scritto su uno striscione che offende e rovina quella che poteva essere qualcosa in più di una polemica, un dibattito culturale sul rapporto tra media e realtà, la rivolta di persone costrette a vivere in un luogo infernale, contro la mercificazione della violenza e del dolore imposta dal business televisivo. Scampia contro la fiction “Gomorra due”, la discussione che poteva essere partorita da una polemica anche aspra, è abortita con quello striscione. Che campeggia nell’auditorium del quartiere a nord di Napoli dove ieri Angelo Pisani, il presidente Pdl della Muncipalità, ha riunito consiglieri, associazioni, artisti e cittadini, per una stramba votazione sul tema autorizzare o meno le riprese del sequel del libro dello scrittore napoletano e del film di Matteo Garrone. Tensioni e brutti toni contro l’autore di Gomorra, che in questi giorni ha fatto di tutto e anche di più per gettare benzina sul fuoco. “Saviano ci ha messo la merda in faccia in tutto il mondo”, urla Alfredo Giacometti, imprenditore e autore dello striscione che fascia l’intero tavolo della presidenza di questa caotica assemblea. Dal pubblico, un centinaio di persone, c’è chi invita Angelo Pisani a toglierlo. Scampia che non vuole essere raccontata come luogo dove si concentrano tutte le infamità del mondo, esplode nei suoi drammi. ‘O lavoro che non c’è, (“vivo qui da quando avevo 18 anni, ora ne ho 54 e sono disoccupato”, dice un uomo che conquista il microfono), il grande inganno delle invivibili Vele che nessuno abbatte, la fatica di vivere con mille piaghe sulla pelle. “Noi non vogliamo censurare nessuno – esordisce Pisani – ma qui si specula sulla nostra pelle, questo è solo cinema di affari. La verità è che Scampia paga trenta anni di inganni e di abbandono. Ho invitato Saviano a venire qui, a confrontarsi…”. Lo scrittore non è venuto, però ha alimentato la polemica attaccando il sindaco de Magistris. Nessuna riforma è stata fatta a Napoli, le periferie sono abbandonate, hai licenziato collaboratori che dissentivano. Sei un guascone. Dura la risposta del sindaco arancione. “Se ami questa città non puoi consentire che sia trattata come un palcoscenico pulp”, ovviamente per interessi commerciali. E poi un sospetto, dietro gli attacchi c’è la politica, la campagna elettorale, quella di Saviano “è una crociata unilaterale, populismo critico fatto da lontano”. Tutto per una fiction. “Nella quale io non credo – dice don Aniello Manganiello, prete anticamorra più volte minacciato dai boss -. Ho dubbi anche sul film di Garrone, ha impegnato camorristi che poi sono finiti in galera, c’è una inchiesta aperta col sospetto che la camorra sia stata pagata per agevolare le riprese. E allora io non prendo lezioni di legalità da gente così”. In un angolo c’è il regista Gaetano Di Vaio, nella sua vita ha toccato il male e la galera. “Non mi piacciono questi attacchi a Saviano, quello striscione è una vergogna. Ma Saviano ha avuto una pessima caduta di stile in questa vicenda, si sta muovendo contro de Magistris per questioni politiche. La gente delle Vele rischia sempre di essere strumentalizzata, e allora faccio una proposta a Saviano: devolvi parte degli utili che farai con la fiction alle associazioni che si battono sul territorio, che fanno musica, sport, cinema, cultura della legalità. Scampia è un ghetto, dal film Gomorra sono usciti anche bravi attori, ragazzi che hanno avuto ruoli in film importanti. Uno di loro, convocato a Cinecittà, mi chiamò e mi chiese “Gaetà ma a Roma come ci arrivo”, capisci, non sapeva prendere il treno per la Capitale”. Fiction o non fiction. A confrontarsi con la gente c’è un pezzo della grande macchina televisiva, Gianluca Arcopinto, della casa produttrice Cattleya. Annuncia che “la produzione ha deciso di spostare la data delle riprese”, perché cambierà la sceneggiatura. Non ci saranno solo camorristi dal volto truce e con la pistola nelle mutande, ma anche “i buoni” verranno rappresentati. Già nella prossima settimana ci sarà un incontro tra sceneggiatori e rappresentanti del quartiere. “Non mi sono mai trovato in una situazione del genere”, ammette l’uomo di cinema. “C’è troppa tensione – ci dice Maurizio Gemma, della Film Commission Campania – la produzione si è impegnata anche a realizzare un altro film sul volto positivo di Scampia, ma basta con le polemiche, qui si tratta di fare solo quattro giorni di riprese per un film che toccherà città europee e del Sudamerica”.
(pubblicato su Il Fatto Quotidiano del 12 gennaio 2013)