Il modello Reggio applicato all’Asp

In questi giorni la parola scandalo ben si accosta alla malapolitica e alla gestione di alcuni settori pubblici molto importanti, come la sanità. Spesso l’uno in funzione dell’altro. Lo scioglimento del Comune di Reggio Calabria è solo un punto di partenza e non di arrivo, utile a cominciare un percorso che porti alla luce una serie di illegalità che si sono concretizzate dentro le stanze dei bottoni ad ogni livello. Riflettori accesi sull’Asp di Reggio Calabria e non solo. Mentre in tutto il Paese si cerca di “razionalizzare la spesa”, (anche se due giorni fa la Corte Costituzionale ha dichiarato incostituzionali i tagli alla spesa pubblica per come previsto dalla manovra del governo Berlusconi prima e Monti poi) la tecnica per il mantenimento delle poltrone risulta sempre efficace e sempre la stessa. È lo strano caso dell’Asp reggina dove la scrivania di direttore generale è inverosimilmente occupata da due persone. In una stanza la dott.ssa Rosanna Squillacioti, nominata con decreto del presidente della giunta regionale n.55 dell’8 luglio 2011. Dall’altra l’architetto Renato Carullo che per ben otto volte si è dovuto rivolgere al tribunale per cercare “giustizia”. Secondo quanto lo stesso riferisce in una lettera inviata ai giornali “la sig.ra Squillacioti mi impediva di svolgere le funzioni che avevo assunto già dal precedente 20.09.2012, in esecuzione di un ordine perentorio del giudice”. E in più c’è una ordinanza del giudice del lavoro che stabilisce il reintegro di Carullo con funzioni di direttore generale. Il giudice, secondo quanto riportato da Carullo, dichiara inoltre che: “la Regione Calabria è organo totalmente incompetente riguardo la nomina e la gestione dei direttori generali delle Asp”. Pare inoltre che sia già stata dichiarata la cessazione degli effetti della nomina della Squillacioti, anche perché in contrasto con l’ultimo provvedimento del commissario governativo per la sanità (decreto 137/2011) che avrebbe reintegrato Carullo nella funzione di direttore generale dell’Asp5. Dato che di fatto nulla è cambiato nonostante la decisione del giudice, Carullo – secondo quanto scrive – ha deciso di rivolgersi al prefetto di Reggio Calabria e alla Procura della Repubblica. La polemica fra i due direttori generali è certamente molto più importante del fatto che, stranamente, la stessa Asp non abbia un direttore sanitario. Due competitor per la direzione generale e una stanza importante vuota per motivi sconosciuti ai più. Fatto sta che la scorsa primavera era stato nominato direttore sanitario, il dott. Salvatore Lopresti che si è però dimesso dopo tre giorni. Sul sito dell’Asp ci sono alcuni recapiti telefonici di un ufficio senza guida e di una figura fantasma, mentre alla guida della direzione generale risulta solo la Squillacioti, con buona pace del governatore Scopelliti che l’ha nominata. E chi firma i provvedimenti? Chi gestisce le funzioni strategiche dell’Azienda sanitaria? Niente di cui scandalizzarsi. Tanto scandali di questo genere sono all’ordine del giorno. Come nel caso dell’Asl di Roma A e del fedelissimo della Polverini, Camillo Riccioni, che in maniera del tutto arbitraria ha nominato a sua volta altri suoi fedelissimi a capo di settori importanti dell’Azienda, non curandosi di giudicare i curricula e senza considerare i requisiti. Spulciando ancora sul sito dell’Asp di Reggio, nella sezione dedicata al direttore amministrativo, Vincenzo Scali, si rimane colpiti per la brillante carriera dello stesso e un nutrito curriculum. Peccato che, nonostante tutto, manchi il requisito fondamentale: l’esperienza di cinque anni nel settore sanitario (art. 3 legge 11/04). Di questo pare non se ne voglia accorgere nessuno (nemmeno i sindacati?), così come non si ricorda che proviene dalla disastrata AFOR. Nel caos generale succede di tutto. E se l’Azienda sanitaria provinciale fa orecchie da mercante figuriamoci cosa può succedere nelle piccole realtà. Intanto, sul versante amministrativo, a tutt’oggi l’Asp non è stata ancora in grado di approvare il bilancio di previsione 2012. E il 2012 sta per finire…. Altro che previsione!
TRUFFA IN SANITA’: L’ENTE PARTE CIVILE, L’ASP NO
È l’atro strano caso del comune di Taurianova. Il prossimo 21 novembre si deciderà se rinviare a giudizio o archiviare il caso di alcuni imputati e, per uno in particolare, l’accusa sostiene che “mediante artefizi e raggiri consistenti nel non aver prestato servizio senza alcuna giustificazione dal 1 agosto 2006 al 12 marzo 2007, ha indotto in errore l’Asl di Palmi circa l’effettività della propria prestazione lavorativa, con ciò procurandosi un ingiusto profilo consistito nell’indebita percezione delle retribuzioni per una somma pari a 18.900 euro”. Il riferimento è all’ex assessore al Personale del Comune della Piana di Gioia Tauro, Fausto Siclari e i fatti si riferiscono al periodo in cui a guidare l’ex amministrazione era l’attuale coordinatore del Pdl provinciale, Rocco Biasi, che in questa vicenda difende legalmente l’ex dirigente del settore Ragioneria del Comune, Carmela Parrello. Siclari riceveva il doppio stipendio di assessore-dirigente (senza fare nulla?!). Quell’amministrazione fu sciolta perché Biasi si candidò per la terza volta consecutiva, cosa che fu considerata illegittima. In questa vicenda il Comune di Taurianova si è costituito parte civile (va ricordato pure che gli atti dell’Ente guidato da Domenico Romeo ora sono al vaglio di una commissione d’accesso che sta verificando se l’attività della giunta e del sindaco sia stata condizionata dalla ‘ndrangheta), mentre l’Asp non ha preso alcuna posizione. Oltre a Siclari, infatti, sono coinvolti nella vicenda anche i funzionari dell’Asp, Giuseppe D’Angeli (ora in pensione ed ex dirigente di struttura complessa e direttore dell’Ufficio gestione risorse umane dell’azienda sanitaria provinciale. All’epoca D’Angeli non era laureato – nonostante fosse e sia prevista la laurea come requisito per questo tipo di attività) e Dulio Iacobucci. Tutti sono accusati di concorso di truffa aggravata. Il successore di D’Angeli è stato nominato con uno striminzito avviso interno di appena cinque righe. E, anche in questo caso, in piena violazione dell’articolo 15/ter 502/92 che prevede la pubblicazione del bando in Gazzetta ufficiale.
TAURIANOVA
Siamo nel cuore della Piana di Gioia Tauro. Il Comune di Taurianova, 21 anni fa, fu il primo ente locale in Italia ad essere sciolto per infiltrazione mafiosa a seguito della relativa legge che consentiva al governo di contrastare il condizionamento da parte della ‘ndrangheta delle istituzioni. Il Comune fu, infatti, teatro di una sanguinosa faida che terminò nel 1991 con 31 morti. Ciò che avvenne a Taurianova in quegli anni ebbe eco nazionale per le modalità in cui si sviluppò la faida e per la ferocia delle cosche di ‘ndrangheta che si fecero la guerra. A seguito della sanguinosa faida il governo approvò il decreto legge contro le infiltrazioni mafiose negli enti locali, una risposta forte alla violenza della ‘ndrangheta che, spesso, specie nei piccoli centri, contrasta la democrazia e lo sviluppo. Quel centro venne ricordato come la città in cui “mozzavano le teste”. Due anni fa fu inviata dal Ministro dell’Interno una commissione d’accesso che giudicò gli atti dell’Ente e si arrivò allo scioglimento del Comune guidato, allora come oggi, da Romeo. Che dire…. Corsi e ricorsi storici!