Pantelleria: ex sindaco confessa, risarcisce il danno e distribuisce soldi in beneficienza
Prima mette in tasca una mazzetta per fare una assunzione al Comune, e pretende anche alcuni preziosi in oro da regalare alla moglie, poi, dopo essere stato arrestato, confessa le colpe e per dimostrare di essere pentito non solo risarcisce il danno ma promette di elargire un contributo economico ad una associazione che si occupa di assistenza sociale a favore di extracomunitari. L’ex sindaco di Pantelleria Alberto Di Marzo replica su tutto. Era il 2002 quando era sindaco di Pantelleria e finì in manette. Mazzette e appalti. In primo grado fu condannato, assolto in appello e in Cassazione ma all’imprenditore che aveva estorto quando gli arriverà la prima assoluzione, quella del secondo grado, aveva già restituito i soldi che secondo i pm aveva preteso di intascare. Tornato libero da ogni vicenda giudiziaria alla prima occasione tornò a candidarsi a sindaco e fu trionfalmente eletto, e quasi subito, proprio come in una replica di un vissuto già visto, mise in atto il suo piano, ristabilendo antiche, malsane, abitudini. Un amico di vecchia data, un imprenditore alcamese, Ernesto Emmola, gli chiese di avere assunto il figlio, laureato in ingegneria idraulica, e Di Marzo si disse subito disponibile, in cambio però di 40 mila euro, subito pretese una tranche da 10 mila. Le cose però non andarono per il verso giusto, i rapporti si guastarono tra lui e quell’imprenditore per via del figlio che ignaro che la sua era una assunzione “concordata” si era messo a fare l’ingegnere sul serio ed era entrato in contrasto con il sindaco. Di Marzo paventò all’amico l’indispensabile licenziamento del figlio, e così restituì una parte di quei 10 mila euro che aveva già preso. L’imprenditore nel frattempo però aveva denunciato ogni cosa alla Procura di Marsala e quella restituzione di denaro finì intercettata. Al sindaco Di Marzo, forte delle esperienze, giudiziarie, pregresse, non fu sufficiente dire, al momento della restituzione dei soldi, che quel denaro era stato un prestito, immaginando, e aveva immaginato giusto, che qualcuno poteva intercettarli, e ugualmente così per quella mazzetta finì indagato e arrestato. Per via delle manette si è dovuto dimettere da sindaco di Pantelleria a poco meno di due anni dalla sua elezione, oggi, 19 luglio, ha patteggiato la pena: ha ammesso ogni responsabilità, il gup ha inflitto una condanna a 18 mesi per corruzione aggravata, e poi lo stesso ex sindaco ha anche messo mano al portafoglio, per restituire quella parte residua di tangente che aveva incassato, per risarcire il danno provocato (40 mila euro) e ancora per dare prova del suo pentimento ha anche destinato una somma in beneficienza ad una organizzazione che si occupa di assistenza agli extracomunitari. Una squallida vicenda di pubblico malaffare da dove era emerso che per qualche tempo a Pantelleria, proprio con Di Marzo sindaco vigeva una sorta di tariffario per le tangenti sui lavori pubblici, dal 3 al 5 per cento. Lui adesso ha patteggiato e si è ripulito la coscienza come aveva già fatto nell’altro caso giudiziario quando anche allora risarcì l’imprenditore estorto. Oggi ha fatto qualcosa di più, per dimostrare che l’ulteriore periodo passato in detenzione, stavolta agli arresti domiciliari, lo ha cambiato del tutto ha deciso di fare beneficienza a favore di una onlus che si occupa di extracomunitari. Manca una ulteriore dichiarazione da parte dell’ex sindaco per rendere tutti più tranquilli, quella di restare per sempre lontano dai palazzi della politica e delle istituzioni. Questa dichiarazione non l’ha fatta. Ritornerà?