Paceco: sorvegliato speciale dentro un quadrato di strade
E’ stato assolto dall’accusa di avere fatto strage nell’estate del 2006 della famiglia Cottarelli a Brescia, ma il pacecoto Vito Marino, 46 anni, è stato adesso sottoposto alla sorveglianza speciale e la sua pericolosità sociale è stata valutata in modo così grave che per due anni non solo non potrà uscire fuori dal Comune di residenza, Paceco, ma nel corso dello stesso periodo non potrà allontanarsi da un quadrilatero di strade attorno alla sua abitazione se non dopo previa comunicazione ai carabinieri. Figlio di capo mafia, Girolamo, detto “Mommo u nanu” ammazzato nel 1986 dall’attuale capo mafia latitante Matteo Messina Denaro e solo perché non aveva voluto uccidere una donna, Vito Marino per gran parte del tempo dopo l’assassinio del genitore era rimasto in ombra, poi poco alla volta era tornato a farsi avanti iniziando una scalata imprenditoriale che lo portò a diventare “socio in affari” del bresciano Angelo Cottarelli. Vito Marino grazie a finanziamenti pubblici aveva realizzato nel trapanese una rete imprenditoriale nel settore agricolo, alcune aziende risultarono essere scatole vuote, altre ancora di fatto erano state sopravalutate, con Cottarelli aveva raggiunto una intesa, il “faccendiere” bresciano gli metteva a disposizione fatture “false” che a Vito Marino servivano a dimostrare spese “inesistenti” e così poteva riscuotere le tranche di finanziamenti, sovvenzioni pubbliche rilasciate dal ministero dello Sviluppo economico. Vito Marino aveva anche realizzato una catena di produzione vinicola, le etichette di questi vini raccontavano bene gli scenari che si muovevano dietro, c’era per esempio il vino con l’etichetta “Baciamo le mani”. Uscito dall’ombra aveva trovato interlocutori politici giusti, uno di questi era l’allora governatore Totò Cuffaro, guarda caso nella cantina vinicola di Marino sono state trovate al momento del sequestro bottiglie di vino della cantina intestata alla moglie dell’allora presidente della Regione. Quando le cose per Vito Marino si complicarono a subire la più violenta reazione furono Angelo Cottarelli, la moglie di questi, Marzenne Topor, e il loro figlio sedicenne, Luca. Vito Marino sosteneva, cos’ ricostruì la Procura di Brescia che indagò sul triplice delitto, che Angelo Cottarelli si era appropriato di somme, e così spalleggiato da suo cugino, Salvatore Marino, andarono a Brescia a discutere il dare-avere con Cottarelli che però cerco di resistere alle richieste di denaro di Vito Marino. Le conseguenze furono tragiche. Marzenne e suo figlio davanti agli occhi di Angelo Cottarelli furono sgozzati, Cottarelli subì la stessa sorte e poi fu ucciso con un colpo di pistola. Ora questa ricostruzione non è stata però ritenuta credibile dalla Cassazione che ha annullato la sentenza di condanna all’ergastolo rimandando i due cugini Marino sotto processo dinanzi alla Corte di Assise di Appello ma stavolta di Milano e non di Brescia; i soldi però che Vito Marino avrebbe cercato in casa Cottarelli furono però davvero trovati nell’ambito delle indagini della magistratura trapanese, che andò anche a individuare una cassaforte presso una banca svizzera. Oggi le aziende della holding di Vito Marino sono ancora sotto sequestro. La proposta di sorveglianza speciale nei confronti di Vito Marino è stata avanzata dal questore di Trapani, a seguito di un rapporto sviluppato dalla divisione anticrimine della questura diretta dal dott. Giuseppe Linares; i giudici l’hanno accolta e giovedì scorso Vito Marino si è presentato dinanzi ai carabinieri di Paceco per avere notificato il provvedimento. Quando i militari gli hanno fatto presente gli obblighi e la necessità di comunicare telefonicamente ogni spostamento fuori dal quadrilatero di strade attorno alla sua casa, ha opposto di non avere soldi per fare una telefonata. I soldi dovrà però trovarli e anche tanti e subito perché la misura prevede che debba versare 25 mila euro a titolo di cauzione.
(pubblicato su Antimafiaduemila, Liberainformazione)