Fava e gli altri

“Mi candido e basta”. Claudio Fava, giornalista, scrittore e sceneggiatore, getta il sasso nelle acque stagnanti del centrosinistra siciliano e annuncia la sua candidatura alla presidenza della Regione. Lo fa, dice in una conferenza stampa, spinto dalla voglia di rinnovamento degli elettori, e motivato da un documento firmato da intellettuali siciliani e non solo che nei giorni scorsi gli hanno chiesto pubblicamente di metterci la faccia per il dopo Lombardo. “Le prossime elezioni regionali in Sicilia rappresentano l’occasione per un riscatto civile e politico dell’isola. Dopo l’inchiesta giudiziaria che ha coinvolto il presidente Lombardo e la condanna definitiva del suo predecessore Cuffaro, le siciliane e i siciliani hanno il dovere e l’opportunità di voltare pagina restituendo limpidezza alla politica e buon governo alle istituzioni regionali.
La Sicilia merita un’altra politica e un altro futuro.
Con questo spirito noi chiediamo a Claudio Fava, per la sua storia personale, l’impegno civile e la lunga militanza nella lotta contro la mafia, di candidarsi alla Presidenza della Regione Sicilia.” Firmato da attori come Beppe Fiorello, Ninni Bruschetta e Nino Frassica, da Franco Battiato, dalla scrittrice Dacia Maraini, ma anche da intellettuali non siciliani come il costituzionalista Gustavo Zagrebelsky, Moni Ovadia e Nando Dalla Chiesa. “La gente è annoiata dai bizantinismi dei partiti”, dice Fava, “io non sto offrendo la mia candidatura a meccanismi astrusi tra segreterie. Le primarie? Difficile farle con i partiti che hanno appoggiato Lombardo”. E’ il nodo intricatissimo della politica siciliana: il sostegno del Pd al governo Lombardo, fino all’ultimo minuto utile, fino a ieri pomeriggio, quando la direzione regionale del partito ha finalmente deciso di presentare una mozione di sfiducia contro il Presidente della Regione. Una scelta forzata dagli eventi, Lombardo non regge più, e dalle inchieste, una su voto di scambio elettorale con i boss, l’altra per concorso esterno mafioso, che hanno travolto il governatore leader del Mpa. “Il suo è un autonomismo straccione”, accusa Fava, ricordando al Pd la sconfitta di Palermo e le divisioni interne. Quasi certamente si voterà ad ottobre, ma da subito un dato è certo: ancora una volta Pd e centrosinistra sono spaccati. Si rompe, come già nei mesi scorsi nella città capoluogo, il fronte dell’antimafia. Rosario Crocetta, ex sindaco di Gela e europarlamentare del Pd, ha annunciato la sua candidatura attaccando frontalmente Fava. “Lo batterò, elettoralmente conta poco, pensate che alle ultime elezioni di Catania prese solo 173 voti. Lui è l’unto del signore, io sono popolarissimo”. Un inizio pessimo nella Regione squassata da scandali e devastata da crisi economica e disoccupazione. Il governo Lombardo è agli sgoccioli e a Palazzo dei Normanni c’è un clima di “tutti a casa”, senza mai perdere di vista favori e clientele. L’ultimo scandalo è la nomina del vertice della società pubblica “Italia lavoro Sicilia”. Lombardo aveva scelto Tony Rizzotto, mastodontico ex parlamentare regionale del Mpa, che però era incompatibile. Poco male: il Presidente ha cambiato cavallo e ha scelto la fidanzata di Rizzotto, una psicologa quarantenne. Per il resto, tra consulenze e incarichi, è il festival dei segretari particolari e degli amici carissimi. Il Pd accoglie con fastidio la candidatura di Fava, perché in Sicilia si gioca una partita nazionale. Bersani, infatti, vuole cominciare a strappare la foto di Vasto proprio qui, sperimentando l’alleanza con l’Udc e i moderati. Tanto che già circola il nome del futuro candidato, l’ex sottosegretario agli interni Gianpiero D’Alia, fedelissimo di Casini. Una sorta di continuità nella Regione che ha visto il suo penultimo presidente, Totò Cuffaro, in galera per mafia, e l’ultimo, Lombardo, dentro fino al collo in inchieste per i suoi rapporti con i boss. Ma nel Pd le acque sono agitatissime, perché, oltre Crocetta, si affaccia un’altra candidatura, quella di Mirello Crisafulli. Senatore e re di Enna, Crisafulli è noto perché nel 2001 le telecamere nascoste dalla Dia in un albergo lo filmarono in affettuosa compagnia con Raffaele Bevilacqua, capomafia di Enna e fedelissimo di Binnu Provenzano. Nessun reato, nessuna imputazione, ma i due parlavano cuore a cuore di politica, nomine e appalti.
(pubblicato su Il Fatto Quotidiano del 10 giugno 2012)