Vent’anni senza Falcone/1: memoria e impegno antimafia
Indietro ormai non si può tornare. Ne era convinto Giovanni Falcone ed è per questo che, nonostante tutto, ha continuato la sua battaglia contro la mafia, contro le più potenti famiglie di Cosa nostra. Indietro non possiamo tornare neppure noi. A vent’anni dalla scomparsa del giudice, della compagna Francesca Morvillo e degli agenti della scorta che persero la vita nella strage di Capaci (Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro) è necessario ricordare quell’impegno, quel fervore, quella forza che lo aiutava a affermare e sostenere che la mafia è un fenomeno umano e come tale ha un inizio e una fine. Oggi la memoria si fa impegno per chi vuole intraprendere un percorso di legalità. Ma in vent’anni anche l’Antimafia è cambiata. Nei volti, nei nomi e nelle persone. Per rendere omaggio al ruolo e alla figura di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, il presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti, ha presentato una mostra fotografica “Il silenzio è mafia. Falcone e Borsellino vent’anni dopo” a cura di Franca De Bartolomeis e Alessandra Mauro per Contrasto. La mostra è stata allestita a Palazzo Incontro dal 21 maggio e fino al 9 settembre 2012. Inoltre ci saranno diverse iniziative nell’ambito del programma “Il tempo della lotta alla mafia. Lezioni civili in ricordo di Falcone e Borsellino” e di tutte le vittime della mafia. “E’ per dire no a tutte le mafie – spiega Zingaretti – per favorire una città aperta e libera che la Provincia di Roma promuove questa iniziativa. Dedichiamo questa mostra anche a Francesca Morvillo, a Pio La Torre, al generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, ai giornalisti Mauro De Mauro, Giovanni Spampinato e Giancarlo Siani, al piccolo Santino Di Matteo, a Rita Atria. E ai tanti magistrati, giornalisti, imprenditori, carabinieri e poliziotti, gente comune, che hanno avuto solo il torto – o la ragione – di non accettare il silenzio a cui la mafia li avrebbe voluti costringere. Non chiamateli eroi, ma cittadini. Uomini e donne che hanno pagato anche con la vita la loro dedizione alla legalità, e che con il proprio impegno ci hanno insegnato che la mafia non può soltanto essere combattuta. Può essere anche sconfitta”. L’iniziativa della Provincia nasce dalla collaborazione con Libera che grazie all’impegno di don Luigi Ciotti è diventata una rete che unisce sempre più persone “associazioni, nomi e numeri contro le mafie” da ogni parte del Paese. In questi giorni la memoria del giudice morto per mano mafiosa attraverserà Nord e Sud indistintamente. Innumerevoli sono le iniziative che coinvolgeranno il nostro Paese. Ma da allora quanto e cosa è cambiato? Falcone aveva messo in piedi il processo più grande che si ricordi nella storia della lotta alla mafia. Con tutte le difficoltà che la cosa comportava, sapendo di dover imparare a convivere con la paura. Perché la mafia di quegli anni non perdonava. E non avrebbe perdonato nemmeno l’amico Borsellino. Non sbagliava; non ha sbagliato nell’architettare e portare a compimento le stragi. Forte della sua fitta rete di alleanze, allora come oggi. E intanto l’impegno dei magistrati prosegue, vengono celebrati processi importanti. Pian piano Cosa nostra ha ceduto il passo alla ‘ndrangheta che è diventata ancora più aggressiva e pericolosa. Ma non è stata sconfitta. Rivive in uomini come Matteo Messina Denaro, per esempio. E continua ad operare in altre parti d’Italia. Viene addirittura usata arbitrariamente la parola mafia, come abbiamo visto per il caso di Brindisi in questi giorni. Molte volte la parola legalità è pronunciata da politici che poi finiscono in carcere per fatti di mafia. Il sistema, nonostante siano passati vent’anni, non è cambiato. Osservando gli scatti di Contrasto le reazioni erano due: il dolore per le scene delle stragi; un segno di speranza per la forza di ribellione che ha toccato la Sicilia in quegli anni, seppur difficili, con i movimenti antimafia che coinvolgevano la gente, piazze affollate. Nessuno mirava a farsi vanto o pubblicità. Persone comuni legate da un unico ideale. Convinti che, nella lotta alla mafia, ‘ognuno doveva fare la sua parte’. Da quel momento in poi, la Sicilia aveva mostrato di voler cambiare, reagire. Aveva ragione Falcone: “Non si è lavorato invano in questi anni difficili. L’iniziale impegno di pochi ha costretto istituzioni e la società a guardare in faccia la realtà di un fenomeno criminale destabilizzante troppo a lungo minimizzato ed è valso ad aprire un varco, creare una testa di ponte che ha resistito, con gravi perdite e enormi difficoltà a una pesante controffensiva. Adesso, fortificati dalle esperienze nel bene e nel male acquisite, è tempo di andare avanti non con sterili declamazioni e non più confidando sull’impegno straordinario di pochi ma con il doveroso impegno ordinario di tutti in una battaglia che è anzitutto di civiltà e che può e deve essere vinta. Ottimismo e retorica a buon mercato? Forse. Ma come sarebbe stato possibile spendere in tanti anni in un duro lavoro di trincea se non vi fosse stata anche un po’ di sana retorica e un pizzico di ottimismo? I fatti, però, mi sembra che mi diano ragione e, comunque, una cosa è certa: indietro ormai non si può più tornare”. (Giovanni Falcone – “La mafia non è invincibile”, Micromega, 1990). Adesso magari è giusto che si faccia pure piena luce sulle stragi, a distanza di vent’anni.
Oggi è un giorno di memoria e riflessione. Stasera le luci del Colosseo verranno spente per commemorare l’assassinio dei giudici Falcone e Borsellino. Mentre per tutta la notte verrà proiettata la scritta ‘L’Italia vince la mafia’. Cominciamo a fare tutti la nostra parte, però, a partire da domani.
Oggi è un giorno di memoria e riflessione. Stasera le luci del Colosseo verranno spente per commemorare l’assassinio dei giudici Falcone e Borsellino. Mentre per tutta la notte verrà proiettata la scritta ‘L’Italia vince la mafia’. Cominciamo a fare tutti la nostra parte, però, a partire da domani.
http://www.ilcittadinox.com/blog/uccidere-un-mafioso-non-e-reato-pena-di-morte-per-i-mafiosi.html
« La mafia è un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani ha un principio, una sua evoluzione e avrà quindi anche una fine. », la fine del fenomeno mafioso quindi, coinciderà con la sua morte fisica, con la morte fisica dei mafiosi.
Se la mafia è un fenomeno umano, la sua fine non potrà che esserne indiscutibilmente la morte.