Valderice, quei rapporti tra il sindaco e la mafia

“Parla col senatore e parla con Camillo”. Una richiesta che gli investigatori della Polizia che avevano messo delle cimici nella sala colloqui del carcere di Pagliarelli a Palermo, avevano sentito fare una, due, tre volte e più dall’imprenditore valdericino Tommaso “Masino” Coppola, in carcere per mafia e appalti già dal novembre del 2005. Coppola discuteva col nipote, Onofrio Fiordimondo, il senatore per la magistratura era Antonio D’Alì, ex sottosegretario all’Interno, e Camillo l’attuale sindaco di Valderice, Camillo Iovino, all’epoca solo esponente politico di Forza Italia e in procinto,allora, di candidarsi alla carica di primo cittadino, cosa che fece riuscendo ad essere eletto, ed ancora oggi è al suo posto. Oggi è stato condannato (pena sospesa) a un anno (pm aveva chiesto due anni e 4 mesi), senza l’aggravante di avere favorito la mafia, per favoreggiamento. E’ rimasto in carica anche quando scattò il blitz che vide finire in manette il suo allora vice sindaco Francesco Maggio, che però oggi i giudici hanno assolto. E quando cominciò il processo Iovino, quasi a volere dimostrare estraneità, indusse la Giunta a costituirsi parte civile nel processo.Adesso dovrà occuparsi da sindaco dei danni da chiedere a se stesso come cittadino condannato. Il Tribunale infatti ha deciso che il Comune di Valderice dovrà essere risarcito di ben 20 mila euro come provvisionale. L’inchiesta – Cosa Nostra Resort – che ha portato al processo e oggi a condanne, ma anche assoluzioni, è quella che ruota attorno a Masino Coppola uno degli imprenditori che faceva parte della cupola mafiosa trapanese, si occupava di appalti da pilotare, lui nel frattempo faceva crescere a dismisura il suo patrimonio e quando si trovò nei guai con la giustizia pensò bene, per evitare sequestri e confische, ugualmente però arrivate, di “dividere” patrimonio e società tra prestanome. Camillo Iovino invece aveva un compito particolare, “parlare col senatore D’Alì e dire a questi che dal carcere Coppola gli ricordava una serie di impegni che doveva mantenere a proposito di appalti e forniture”. Gli investigatori ascoltarono di queste richieste, il nipote di Coppola, Fiordimondo ha detto che portò queste “ambasciate” a Iovino, e che questi rispose, a lui, facendogli intendere che col senatore D’Alì aveva parlato e che questi gli aveva suggerito di riferire di “aspettare che le bufere giudiziarie passassero”. Erano le settimane in cui la Polizia aveva scoperchiato la pentola con dentro le connessioni tra mafia, politica e imprenditoria. D’Alì ha sempre negato di avere ricevuto da Iovino alcuna “ambasciata” men che meno in nome e per conto di Coppola, Iovino ha fatto altrettanto, Coppola sentito in Tribunale dinanzi alla evidenza del contenuto delle sue chiacchiere col nipote ha risposto che “tutto era detto per scherzo”. I giudici si sono fatti altra convinzione e hanno condannato Iovino ma non solo lui: Tommaso Coppola il regista di tutto,a tre anni di reclusione, e a proposito di intestazione fittizia di beni condannati Giuseppe La Sala, Vito Gerbino, zio dell’attuale vice presidente dell’Ars, Camillo Oddo, e Vito Cardella, a un anno e quattro mesi di reclusione ciascuno con la concessione della sospensione. Assolti invece Francesco Maggio, Giovanni La Sala, Francesco Mineo e Salvatore Pirrone.

Camillo Iovino si è sempre difeso addirittura sostenendo che con Coppola non aveva alcun rapporto di confidenza. Ma da una maxi informativa su mafia e appalti è saltata fuori una possibile conoscenza: avrebbe bussato alla porta dell’imprenditore chiedendo un incontro “faccia a faccia” per essere agevolato nel proprio disegno politico di arrivare alla guida dell’amministrazione comunale di Valderice. Don Masino Coppola l’avrebbe preso per mano e fatto passare dalla sinistra alla destra, Iovino era socialista e si schierò con Forza Italia, diventando segretario organizzativo, portandolo a disposizione sua prima e del senatore D’Alì dopo. “Questo ragazzo qua” così Tommaso Coppola intercettato, prima del suo arresto avvenuto nel 2005, parlava di Iovino. All’insaputa di Iovino a sentire il sindaco.

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