Trapani: primo turno con sorpresa

A Trapani si è appena andati al voto per il rinnovo dell’amministrazione. Sarà necessario il ballottaggio per decidere chi sarà sindaco, e la disputa è tutta nel centrodestra, da una parte un generale dei carabinieri, Vito Damiano, sostenuto dal senatore D’Alì, dall’uscente sindaco Fazio (Pdl) e dal Pid della senatrice Maria Pia Castiglione, l’ex sindaco di San Vito Lo Capo entrata a Palazzo Madama dopo che il senatore Cuffaro è finito a Rebibbia, dall’altra parte l’ex deputato regionale di Forza Italia, Peppone Maurici, adesso esponente del Grande Sud di Gianfranco Miccichè e che ha dalla sua parte una sorta di “santa alleanza”, Mpa, Fli, Udc, movimenti locali quali Riformisti e Mps, e sotto sotto anche le simpatie di una parte del Pd.

Per attendere la esatta composizione del consiglio comunale di Trapani bisognerà attendere però l’esito del ballottaggio, c’è qualche seggio che resta ancora da assegnare dei 30 che costituiscono l’assemblea di Palazzo Cavarretta sede del consesso civico. Ma in attesa che il Consiglio comunale possa insediarsi è già cominciata la conta degli indagati. Due in un sol colpo.

Giuseppe Ruggirello, ex referente della Federazione Italiana Gioco Calcio a Trapani, funzionario dell’Agenzia delle Entrate, mercoledì mattina ha ricevuto la conferma che sarà uno dei nuovi 30 consiglieri comunali. In Consiglio comunale lui c’era già, alle scorse elezioni era stato eletto in An e poi era passato col Pdl, adesso è stato eletto nella lista del Grande Sud. Nella stessa mattinata ha ricevuto la notizia del rinvio a giudizio per corruzione. Si sapeva che era indagato, durante il mandato precedente era stato arrestato, si era scoperto che dietro l’abitudine di frequentare i night a luci rosse della città, soprattutto dopo essere uscito dalle estenuanti, snervanti e stancanti riunioni di Consiglio comunale, si sarebbe nascosto un certo lavorio a tutelare gli stessi titolari dei night da improvvise ispezioni dell’Agenzia delle Entrate, ufficio dal quale dipende. Scambio di favori secondo la Procura di Trapani che chiese e ottenne il suo arresto (arresti domiciliari per un certo periodo), lui faceva le spiate e avrebbe ingarbugliato le carte sui controlli, ricevendo in contraccambio i favori di alcune “signorine”. Nonostante la pendenza giudiziaria, è stato ricandidato, si è fatto rieleggere, 300 e passa elettori gli hanno rinnovato la fiducia, nel giro di qualche settimana dovrà sedere sul banco degli imputati in Tribunale.

Non è l’unico a finire inguaiato. Nella stessa indagine è coinvolto un ex presidente di Consiglio comunale ed ex vice sindaco, Leonardo Gianno, medico, ex dipendente dell’ospedale cittadino, primario al pronto soccorso, è oramai in pensione, lui si sarebbe occupato di redigere un falso certificato medico a favore del figlio di Ruggirello così da giustificare l’assenza ad un concorso.

Non sono gli unici politici ad essere finiti inguaiati in queste ultime ore a Trapani. Ce ne è un terzo, anche lui, come Ruggirello, appena eletto in Consiglio comunale, ma almeno lui è al suo esordio, in politica, per la giustizia è volto noto. Si chiama Silvio Mangano, piccolo imprenditore, eletto nella lista dei Riformisti, una formazione ispirata dall’ex vice presidente della Regione Bartolo Pellegrino che la Cassazione ha appena assolto dall’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa e dichiarato prescritto per il reato di corruzione, procedimento che ha visto finire in carcere i due soggetti che lo hanno corrotto, un capo mafia, Francesco Pace, e un ingegnere specializzato nei progetti di case in cooperativa, Leonardo Barbara. Mangano ha subito una perquisizione ed è indagato per una presunta compravendita di voti, reato che avrebbe commesso nella campagna elettorale amministrativa appena conclusa. In precedenza Mangano era stato arrestato per tentato omicidio e poi condannato a 4 anni per lesioni gravi, scontata la pena ha anche ottenuto la riabilitazione. Personaggio che si è mosso nel sottobosco criminale finendo anche con il diventare di esempio: in una indagine antidroga, i componenti di una banda finirono intercettati e furono ascoltati dire che volevano organizzare un traffico di droga “stile quelli fatti da Mangano”, lo stesso che adesso farà il consigliere comunale.

Eppure la campagna elettorale appena conclusa si è accesa non appena il candidato della sinistra, la professoressa Sabrina Rocca aveva messo sul tavolo del confronto la questione della legalità. Contro gli avversari Maurici e Damiano. Il generale dei carabinieri dalla sua parte si è ritrovato il senatore D’Alì sotto inchiesta per concorso esterno in associazione mafiosa e il sindaco Fazio con una condanna definitiva per tentata violenza privata. Maurici sostenuto da soggetti condannati o in corso di giudizio, o ancora prescritti, lui stesso poi è stato indicato da Siino come uno che sapeva bene di uomini e cose della città, da Siino ebbe rivelato che il capo mafia Vincenzo Virga lo voleva uccidere. Lui, Maurici ha risposto sostenendo che la conoscenza con Siino era dovuta solo alla comune passione per l’automobilismo, e che è vero seppe del rancore di Virga contro di lui.Piccolo particolare quello che questo rancore, che forse avrebbe dovuto denunciare, d’altra parte c’era il boss che lo voleva uccidere e quindi non era un fatto trascurabile, lui non lo ha mai denunciato, lo ha ammesso solo quando Siino lo ha svelato durante la testimonianza in un processo. Maurici poi era finito intercettato a colloquiare amabilmente con un favoreggiatore di latitanti, uno di quelli che sarebbe vicino al super boss Matteo Messina Denaro. Ragioni quindi di essere preoccupati per i prfili di legalità ce ne erano, eppure è finita come è finita. Tanto can can e tante polemiche, dai candidati chiamati in causa è stata esplicitata la promessa di fedeltà alla legalità, ma alla fine il risultato è quello che qui si è appena scritto. Due consiglieri neo eletti già nei guai con la Giustizia. Tutti e due e l’ex vice sindaco fanno parte della coalizione dell’on. Maurici.

Verrebbe da dire tutto in ordine e tutto perfettamente coerente ad una città dove la criminalità è rappresentata dai ladruncoli e dagli spacciatori, altro genere di criminalità non esiste, non esiste la corruzione e non esiste la mafia. E quindi è normale che un politico finisca inguaiato, anzi la cosa sembra che faccia titolo per fare carriera. Circostanza che non è di oggi ma risale già a tanti anni addietro. Ed allora oggi si può parlare di riti che vengono perpetuati. Con l’aggiunta che nemmeno le istituzioni si indignano più come una volta, e magari in silenzio decidono di assistere a tutto quello che invece dovrebbe fare indignare. Restando in silenzio dinanzi a spettacoli indecorosi come quello organizzato presso l’esedra dell’unico teatro della città, quello della Villa Margherita, dove ad anno scolastico ancora in corso, gli studenti delle scuole hanno salutato l’uscente sindaco Fazio, candidato a diventare assessore del candidato sindaco Damiano e capolista al Consiglio comunale, con uno spettacolo che ha usato il racconto della genesi, solo che invece che di Dio si parlava di lui, il sindaco uscente, e che ha molti ha ricordato gli spettacoli in voga nelle migliori dittature. Malitalia viene da dire. E non tanto per dire.