Trapani: storia di un Vescovo
Trapani terra di frontiera. Terra dove mafia e politica spesso si sono confuse, mescolate, dove i mafiosi sono arrivati fin dentro le istituzioni, inquinandole, dove il sistema illegale ha sopraffatto quello legale diventando il vademecum della vita di tanta gente, da rispettare giorno per giorno. Trapani città, provincia, territorio di grande bellezza, dove l’azione sociale che ha cercato il riscatto dalle mafie contro l’impoverimento, è stata sempre rallentata, resa minoritaria. Trapani, dove la Chiesa, spesso, ha espresso solidarietà ai carnefici e non alle vittime dei carnefici. Trapani la città che alla verità giudiziaria ha sempre preferito affidarsi alle voci, ai tam tam apposta creati .Trapani dove l’indignazione non e’ una abitudine e dove la lettura delle sentenze e’ l’ultimo dei pensieri e dove l’informazione spesso racconta il contenuto delle sentenze fin troppo a modo suo, spesso per garantire al condannato l’alone di impunibilità. Ecco e’ in questo contesto che raccontiamo l’ultimo degli scandali e che travolge la Diocesi di Trapani. Dei preti abbiamo detto, spesso solidali con i colpevoli, ma sono stati, e sono, preti circondati da una massoneria che non lascia spazi. E con la massoneria la Chiesa ha deciso di convivere, quando qualcuno ha provato, cosa molto rara, ha avuto la sorte che puo’ capitare, e che e’ capitata, a investigatori e magistrati, delegittimazione prima, trasferimento subito dopo. Vescovo di Trapani sino al 19 maggio e’ stato Francesco Micciche’, nessuna parentela con Gianfranco, l’ex ministro e pupillo di Berlusconi.Per Micciche’ per anni si e’ sussurrata una parentela ancora più ingombrante, quella con il capo mafia Giovanni Brusca, esendo lui originario di San Giuseppe Jato. Parentela poi risultata falsa. Francesco Micciche’ è stato rimosso dal Papa, Benedetto XVI con un provvedimento che a Trapani non ha precedenti, e che da quando Ratzinger e’ Papa, ha assunto per 5 volte, mentre Giovanni Paolo II adotto’ solo tre rimozioni. “Sollevato” dall’incarico si legge in una nota della Santa Sede. Provvedimenti di questi genere vengono assunti dinanzi a fatti gravissimi, e pero’ nel caso di mons. Micciche’ alle voci, spesso poco eleganti sulla sua condotta, vi sono altri fatti, di tutt’altro tenore. Il vescovo oggi e’ parte lesa in un paio di procedimenti penali aperti dalla Procura, 4 indagati in tutto, uno scenario fatto di truffe, falsi, abusi, calunnie, diffamazioni dove mons. Micciche’ è la vittima.Lui ha presentato una denuncia quando la Procura aveva avviato una attivita’ di verifica per capire se quanto pubblicato su alcuni giornali locali sul conto di mons. Micciche’ era vero o meno: un ammanco di un milione di euro dalla fusione di due fondazioni la cui amministrazione il vescovo aveva affidato ad un suo cognato. Dietro la rimozione del vescovo Micciche’ c’e un forte odore di soldi, soldi sporchi. Ma il milione di euro scomparso non sarebbe quello venuto meno dalla fusione delle due fondazioni, ma quello legato ad altri affari ed ad altre “cosucce” commesse tra Trapani, Alcamo e Calatafimi. Per la Procura il regista dei soldi svaniti e delle illazioni sul vescovo e’ un uomo anche lui con la tonaca, padre Ninni Treppiedi, giovane e baldanzoso, amico del cardinale di Palermo, mons. Romeo gia’ quando questi era Nunzio Apostolico in Italia. Il vescovo Micciche’ fu ben disposto nei confronti di padre Treppiedi, “conquistato” dalle sue qualita’,dalla preparazione, dalla grande cultura.Lo volle al suo fianco, affidandogli la direzione di importanti uffici, poi anche quando i rapporti si incrinarono non lo mise da parte e lo mando’ ad Alcamo, rettore di una delle Basiliche piu’ importanti della provincia, una delle chiese anche piu’ ricche. E quindi sempre soldi e ancora soldi. Troppi, tanti da fare scandalo. Mons Micciche’ non voleva credere ma alla fine ha dovuto scoprire che padre Treppiedi non era proprio uno da meritare la tonaca. Scoperte le malefatte lo ha sospeso a divinis, ma ha anche deciso di presentare denuncia alla magistratura. Tutto questo e’ accaduto nel giro di un anno, piu’ l’indagine scopriva malefatte e piu’ si alzavano voci contro il vescovo, alimentate anche da soggetti per nulla sprovveduti, e così sono venute fuori storie come quella di una richiesta di aiuto messa per iscritto dal vescovo Micciche’ e mandata addirittura al famigerato capo della P3, Luigi Bisignani. Lettera risultata confezionata dai nemici del vescovo. Il Vaticano non ha smentito l’azione di mons. Micciche’ che ha sospeso a divinis padre Treppiedi ma ha anche mandato un visitatore apostolico presso la chiesa trapanese, una sorta di ispettore dei conti, nella persona di un altro vescovo, mons. Domenico Mogavero, capo della chiesa di Mazara e che era stato in predicato di diventare segretario della CEI, incarico per cui fu preferito mons.Crociata. Mons. Mogavero non ha impiegato molto tempo a verificare la “cassa” della Curia, e il Vaticano da questa relazione ha preso le mosse per sollevare Mons. Micciche’, parte lesa per la magistratura italiana, colpevole di essere stato fin troppo leggero nella cura delle questioni trapanesi dal Vaticano. Per la verita’ non si conoscono le ragioni della rimozione sulla quale e’ scoppiato un mezzo giallo. Preannunciata dal Vaticano e’ comparsa sul bollettino della Santa Sede fuori al comunicato ufficiale, ma c’ e’ stata una appendice quando nel comunicato ufficiale erano comparse tutte le decisioni del Papa, meno quella per la diocesi di Trapani dove arriva l’ex vescovo di Pisa mons. Antonio Plotti, 80 anni. E’ un “terremoto” quello che si e’ avvenuto, in questo caso terremoto prevedibile, nonostante nella lettera di commiato ai fedeli mons. Micciche’ parla di fulmine a ciel sereno. Ma poi fa cenno a tutta una serie di accadimenti che quel fulmine possono avere prodotto. Il fulmine era prevedibile.E’’ il parafulmine che il Vaticano non ha fatto funzionare. Mons. Micciche’ quando arrivo’ alla Diocesi trovo’ una chiesa non proprio ben messa. Il suo predecessore, mons. Amoroso spesso raccontava di ricevere strane telefonate notturne, silenziose, la visita del Papa, Giovanni Paolo II, 8 maggio 1993, non fu un vero apice di successo, strane voci messe in giro finirono con il non fare affollare di gente il percorso fatto dal Santo Padre. Mons. Amoroso ricevette strani segnali, da Alcamo arrivo’ una strana richiesta da parte di familiari di detenuti per mafia, perche’ intercedesse contro il 41 bis. Mons. Amoroso mori per una grave malattia improvvisamente insorta, e giunse mons. Micciche’. Si trovo’ tra le mani lo scandalo di un prete arrestato per pedofilia.Con decisione attacco’ la massoneria e i suoi simboli. Tolse gli incappucciati dalla secolare processione del Venerdi’ Santo, disse che la citta’ era governata dalle logge, contro di lui arrivo’ di corsa a Trapani il gran maestro Gustavo Raffi, che sentenzio’, “se mons. Micciche’ conosce fatti precisi c’e li dica e li denunci, senno’ taccia per sempre”. Parole premonitrici. Mons. Micciche’ individuo ‘ nella informazione uno dei problemi della citta’, Trapani non conosceva perche’ spesso la conoscenza finiva calpestata. I toni si alzano e poi ero’ di colpo si abbassano con l’arrivo di padre Treppiedi, al fianco di mons. Micciche’. Addirittura padre Treppiedi prende carta e penna un giorno e scrive un articolo di pesante critica contro un reportage su Trapani fatto dalla troupe di Michele Santoro, Anno Zero. Treppiedi scrive che tanto Trapani ha cambiato canale. Fu in buona compagnia padre Treppiedi nella critica, anche il prefetto dell’epoca, Finazzo, contesto’ la trasmissione. Era un attacco al senatore D’Ali, all’epoca sottosegretario all’Interno. Mons. Micciche’ non dice nulla. Dira’ poco ancora, la Chiesa sembra tornata all’antico. Il vescovo si avvicina molto alla politica, tanto da scottarsi, quando rimuove padre Treppiedi. Viene criticato e nessuno si accorge dello stalking che comincia a subire. Tutto il resto e’ storia di questi giorni. Il Vaticano lo rimuove mentre la Procura ribadisce, il vescovo e’ parte lesa in una indagine con 14 indagati. La rimozione arriva mentre la Procura promuove una richiesta di rogatoria in Vaticano per accedere ai conti tenuti da padre Treppiedi allo IOR, e mentre i carabinieri cercano opere d’arte sparite dalle chiese, e le andrebbero a cercare a casa di cardinali. E’ forse questa curiosita’ dei magistrati che spegne in Vaticano il parafulmine che doveva proteggere mons. Micciche’. Non ha commesso reati ma forse mettere le storie della Curia in mano ai pm non e’ stata una cosa gradita. Pietra dello scandalo l’avere permesso ai finanzieri di entrare in un convento di Alcamo. A padre Treppiedi le cose non vanno meglio.E’ sospeso a divinis dal Vaticano che vuole conoscere cosa ha fatto dei soldi della chiesa, vuole conoscere che fine hanno fatto alcune proprieta’ con l’obbligo di rendicontare tutto quello che e’ passato per le sue mani. I suoi familiari hanno cercato di farlo passare come uno malato, peroravano le sue cause fin dentro la Curia e mentre lui entrava e usciva dalle banche a movimentare conti. Adesso si azzera tutto e si aspetta il nuovo vescovo mentre la città esce da una calda atmosfera elettorale dove il centrodestra si contenderà la poltrona di sindaco oggi e domani al ballottaggio con due suoi candidati. Il polverone dello scandalo su mons. Micciche’ e’ bello che sollevato, la memoria dei fatti finisce travolta dal terremoto dentro la Curia, e sembra essere un bel disegno mafioso. La mafia quando vuole farsi ragione cancella la memoria e “mascaria” cioe’ sporca le sue vittime, nel caso di mons. Micciche’ qualcuno ha anche cercato di farci entrare la mafia, attraverso l’autista del vescovo. Ma la vera mafia puo’ essere stata fuori a spingere per la rimozione di un vescovo che quando arrivo’ a Trapani, nonostante le sue origini di San Giuseppe Jato, disse che la mafia (chiamata troppo generosamente come signora) non l’aveva mai incontrata e andando via da Trapani, forse,non potra’ piu’ dire lo stesso.