Inquinamento atmosferico: tra caro benzina e aria malsana.

(di Carmine Zaccaro)
Il costo del carburante nelle ultime settimane ha raggiunto prezzi record, l’Italia è una realtà che consuma un alta percentuale di carburanti, in virtù principalmente del trasporto su gomma. Nelle città italiane, sebbene siano aumentati i costi del carburante, tuttavia i tassi legati all’inquinamento atmosferico, non accennano a scendere, anzi si aggirano attorno a cifre preoccupanti.
Il costo della benzina aumenta ma l’inquinamento atmosferico non diminuisce.
Il costo del carburante ha toccato cifre esorbitanti, secondo i dati Istat sui prezzi al consumo «si registrano rialzi dei prezzi di tutti i carburanti: il prezzo della Benzina aumenta del 2,0% sul mese precedente e il relativo tasso di crescita tendenziale sale al 18,6% (in accelerazione dal 17,4% di gennaio). Il prezzo del Gasolio per mezzi di trasporto segna un rialzo congiunturale dell’1,4% e cresce su base tendenziale del 25,5% (dal 25,2% del mese precedente). In aumento su gennaio è anche il prezzo degli Altri carburanti (+3,6%), la cui flessione su base annua si riduce allo 0,7% (dal -2,0% di gennaio)», in altri termini la sola benzina oscilla intorno a euro 1,90.
Insomma il costo sale, ma l’inquinamento atmosferico a quanto pare non scende. Nella città italiane i tassi di inquinamento sono preoccupanti, in alcune addirittura allarmanti.
Le norme vigenti a riguardo di ambiente (ad oggi Dm 60/2002; Dlgs. 155/2010), che si sono susseguiti negli anni oltre a rende obbligatorio il monitoraggio dell’aria, hanno rintracciato degli elementi “inquinanti” nocivi alla salute umana e all’ecosistema naturale, stabilendo pertanto dei limiti, delle medie giornaliere di tolleranza, fissando una soglia che non dovrebbe essere superata; sebbene esistano dei limiti da rispettare, tuttavia questo non avviene almeno a quanto riportano i dati dell’Arpa regionale (Agenzie Regionali per la Prevenzione e Protezione), i dossier di Legambiente e i dati degli studi dell’Ispra (Istituto superiore per la ricerca ambientale).
Tra gli inquinanti più preoccupanti: il Particolato – Pm10 e il Pm2,5 – (un tipo di polvere sottile presente nell’atmosfera sottoforma di polvere, fumo, rispettivamente grande 10 millesimi di millimetro e 2,5 millesimi di millimentro), la cui fonte proviene dalla combustione (in larga parte generata dall’attività umana, motori a scoppio ecc.), usura di pneumatici, freni ed asfalto; fonti presenti in larga quantità in realtà urbane, ad alto tasso di frequenza di veicoli in città come Roma, Milano, Torino. Secondo il “Dossier Malaria 2012” di Legambiente i problemi di salute legati al PM sono «Malattie cardiovascolari e polmonari, attacchi cardiaci e aritmie. Può influenzare il sistema nervoso centrale, il sistema riproduttivo e causare il cancro»
Il soggetto inquinante è una polvere sottile che si insinua nell’apparato respiratorio, ed è tanto più invasivo, tanto più è piccola l’elemento inquinante.
La normativa italiana stabilisce un limite di tolleranza giornaliero di concentrazione nell’aria di PM10 (50 µg/m³) che non deve essere superato per più di 35 giorni all’anno.

La sola città di Roma «nel 2009 ha superato, in media, per 67 giorni il tetto di Pm10 nel 2010 i giorni di superamento in media sono stati 50 nel corso del 2011, addirittura i giorni eccedenti in media sono già stati 63 (Dati dell’ARPA)
Città italiane come Torino e Milano, sono state paradossalmente le prime in classifica nel superamento dei tetti massimi previsti dalle norme vigenti, sempre il dossier di Legambiente riporta che nel 2011 Torino ha superato i valori consentiti nell’arco di un anno (che dovrebbe essere 35) 158 volte, Milano 131 – considerando i dati della centralina peggiore delle città rispettive -.
E’ stato calcolato dall’ISPRA che nel 2008 sono stati emessi nella città di Torino 1553,23 (t) di Pm10, 1512,92 a Milano, 3145,81 a Roma, e che rispettivamente sono state prodotte dal trasporto su strada per il 33,52% a Torino, 45,50% Milano e 50% Roma.
I dati sono allarmanti, il superamento dei limiti è costante, i problemi connessi alla salute palesi.
Ma i comuni cosa fanno per debellare il problema o per diminuire le cause che producono le polveri e l’inquinamento? Esistono delle soluzioni per eliminare o ridurre il problema?

Legambiente nelle sue previsioni riporta un beneficio in termini di lunghezza delle aspettative di vita, se venisse ridotta l’emissione di Pm 2,5, propone soluzioni come: aree pedonali, pedaggio urbano (ridimensionare l’assetto urbano), zone a traffico limitato, zone a ciclopedonalità diffusa e zone 30, maggior rigore nel rispetto del codice stradale.
Se le soluzioni esistono, perché non sono applicate?