Da Spanò a Scopelliti,la rete calabrese dell’uomo di Calderoli

E ora spunta anche la Grecia nella giravolta di paesi che destavano l’interesse della banda di riciclatori dei soldi della Lega. E’ il primo aprile di un anno fa quando Andrea Spanò, un pregiudicato calabrese trapiantato a Milano, telefona a Bruno Mafrici, uno degli esperti al servizio di Francesco Belsito e delle sue ardite operazioni di investimento. “Segnati questo nome Solar…”, dice. Andrea. Mafrici non capisce al volo e il calabrese perde le staffe: “Questo è il sistema, lo capisci o no? L’azienda la dovete trovare voi e questa è una grossa azienda che si deve fare tutta la Grecia? Capito? E’ una cosa seria, mi devi dire se ti impegni o no? Guarda che costa milioni di euro”. Bruno Mafrici non tentenna un attimo: “Il sistema lo conosco bene”.
Trentasette anni e un bigliettino da visita sul quale c’è scritto avvocato, anche se Mafrici, calabrese di Condofuri, non si è mai abilitato alla professione. Il suo quartier generale è nella centralissima via Durini a Milano. Qui si incontravano tutti. Leghisti, affaristi, uomini fortemente in “odore” di ‘ndrangheta come Romolo Girardelli, l’ammiraglio, vecchi arnesi dell’estremismo di destra riciclati e diventati pezzi grossi della Milano da bere. In un palazzo a due passi da Piazza San Babila, che ieri è stato passato al setaccio dagli agenti della Dia che hanno sequestrato migliaia di file e memorie, c’è il regno dell’”avvocato” Mafrici. Un personaggio che si muove in modo spregiudicato nel mondo politico. Entra nelle grazie di Francesco Belsito, il tesoriere della Lega, che lo fa nominare consulente del ministero per la Semplificazione di Roberto Calderoli, ma cura anche i rapporti con esponenti del Pdl. “Alcuni imprenditori del Nord, probabilmente in virtù del suo rapporto col sottosegretario Belsito, si rivolgono a lui e chiedono di incontrarlo”, scrivono gli 007 della Dia di Reggio Calabria. L’obiettivo sono “bandi ed investimenti” che riguardano sia il Nord che il Sud. La fortuna del giovane consulente di Calderoli ha un nome e cognome Pasquale Guaglianone, il dominus dello studio di consulenza Mgimi. Si tratta di un commercialista da sempre legato agli ambienti dell’estremismo di destra (nel 1992 è stato condannato per associazione sovversiva e banda armata per il suo ruolo nei Nar), ora proprietario di bar, palestre, ristoranti e società, e soprattutto in ottimi rapporti con Ignazio La Russa. Candidato per Alleanza Nazionale alle regionali del 2005, di nuovo in corsa, ma per il Comune di Milano, alle scorse elezioni, dopo un passaggio nelle file del partito di Alessandra Mussolini, il commercialista viene premiato con incarichi d’oro nelle società miste della Regione Lombardia, Ferrovie Nord e Fiera Congressi. Ma l’interesse della Dia e del pm di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo, scatta quando Guaglianone viene fotografato proprio nei pressi dello studio di via Durini in compagnia di Paolo Martino, referente del potente clan De Stefano di Reggio Calabria sulla piazza milanese. Con loro anche Fabio Mucciola, un imprenditore romano trapiantato in Calabria con forti interessi a Milano. Guaglianone non è indagato nell’inchiesta, ma dalle carte emerge come un uomo potente. Mafrici ne soffre la presenza e per questo viene redarguito dalla zio in una telefonata del maggio scorso. “La nostra terra è terra di riconoscenza, e non mi sembra che tu la stia usando”. Il giovane “avvocato” scalpita, si lamenta della vita dispendiosa di Guaglianone tra Ferrari e vacanze costose. “Ma tu non ti puoi paragonare ad un uomo così”, lo incalza l’anziano zio. Bruno replica dicendo che ha visto Enzo Cartotto, ex democristiano e fondatore di Forza Italia insieme a Marcello Dell’Utri. E’ una tela di relazioni politiche fittissima quella di Mafrici. “Voglio aprire uno studio a Roma – dice allo zio – mi sto appoggiando a Lo Giudice, il fratello di Salvatore che è rappresentante legale della Rai”. Una rete che va curata, per questo quando l’assessore regionale all’agricoltura della Calabria, Trematerra, lo chiama per chiedergli i biglietti della partita (il derby Milan-Inter) lui si mette a disposizione, “anche se costano seicento euro”. E allora si rivolge al pregiudicato Andrea Spanò, quello che si vuole “fare tutta la Grecia”, per risolvere il problema. E a Milano atterrano tutti i calabresi che contano. C’è il Presidente Peppe Scopelliti, c’è Trematerra, l’assessore alla cultura Caligiuri, un certo Demi. “Uttana – esclama Giuseppe Sergi, ex assessore a Reggio, oggi presidente dell’Asi – sembrava la casa della Regione, c’erano tutti”. Il governatore Scopelliti, ospite a casa di Mafrici, si intrattiene a lungo con l’ex Nar Guglianone in una fitta conversazione. Uomini che contano nella Lega e pezzi da novanta del Pdl calabrese, e affari al Sud. Quelli della Siram di Francesco Belsito, che ha aperto sedi in Calabria e rastrellato appalti e consulenze, anche grazie al ruolo svolto da Infrastrutture Lombarde.

(scritto con Lucio Musolino pubblicato su Il Fatto Quotidiano del 13 aprile 2012)