6 aprile 2009 ore 3.32: per ricordare
“Il centro non si può ricostruire”.Così mi dice la mia amica Marzia Buzzanca che ha un ristorante nel centro storico dell’Aquila e che non ha mai mollato.
A tre anni da quella notte tremenda lei mi dice “ho scelto di vivere qui e non me ne andrò ma bisogna guardare la realtà Dobbiamo scegliere tra ciò che possiamo realisticamente ricostruire e quello che purtroppo dobbiamo gettare perché è impossibile ricostruire tutto. E’ il momento della scelta.”
Parole difficili da dire per chi quella città l’ha conosciuta nella sua bellezza. Marzia continua “ dobbiamo far si che L’Aquila torni ad essere visitabile non come un museo del terremoto ma per la sua storia, per l’arte e per tutto quello di bello che c’è. E’ un gioiello. Io vivo la quotidianità di una città puntellata, vivo così, ma vorrei che ciò che facciamo oggi serva per far tornare la vita ”.
Una città e soprattutto cittadini che non si arrendono, che guardano con attenzione quello che succede. Che hanno capito bene chi li ha aiutati e chi,invece, nel terremoto e nell’emergenza, ha trovato solo un business.
E il documento presentato dal ministro Fabrizio Barca nel tagliare alcune figure emergenziali, come Antonio Cicchetti- gentiluomo del Papa- direttore amministrativo del Gemelli e amico di Gianni Letta , è andato anche incontro alla necessità di operare e non semplicemente di occupare posti e sprecare soldi. L’ottimizzazione delle risorse, l’indicazione di tempi di intervento, le penali da applicare parlano di un modo di affrontare il problema in maniera diversa.
Rimane però un nodo cruciale per la città: il lavoro. Ed è sempre Marzia che dice “se riattiviamo il turismo sarà un aiuto per la città. Sennò qui moriamo di fame”.
E di fame rischiano di morire tante persone che hanno perso la casa e il lavoro. Che cercano disperatamente di fare qualcosa. C’è chi si adatterebbe a fare i lavori in casa, a stirare per poter andare avanti con dignità. Ma è difficile non si trova nulla. Le elezioni comunali sono alle porte. Quante persone busseranno alle porte dei candidati? E loro cosa potranno offrire?
In molti casi solo parole.
Intanto c’è lo scontro tra il governatore Chiodi e il sindaco di L’Aquila Cialente. Di chi è la colpa dei ritardi? Chi gestisce la ricostruzione?
Altre chiacchiere.
Intanto il problema per esempio sono i puntellamenti: oramai non più a norma perché la manutenzione non è stata fatta per mancanza di fondi. Un assurdo visto che di soldi ne sono girati tanti dopo il terremoto e che la struttura di emergenza aveva i poteri per potersi occupare di tutto questo.
Altro problema da tenere presente le infiltrazioni mafiose. Oltre 90 gli accessi nei cantieri 10 interdittivi. Il problema è legato logicamente sia alle cosche che arrivano da fuori ma soprattutto a quel “terreno” recettivo locale (con molta probabilità formato in gran parte da “vecchi” politici ed imprenditori di lungo corso che sotto mentite spoglie fanno affari) che permette la permeazione delle famiglie mafiose ( che comunque hanno basi in Abruzzo a partire dagli anni 80).
Molti i problemi da affrontare soprattutto adesso che il Governo ha chiaramente detto che per la ricostruzione bisogna cambiare atteggiamento. Non più “dove era e come era”. In fondo anche Marzia dice così “vediamo cosa salvare e cosa no e pensiamo al futuro, al lavoro”.
La centralità della ricostruzione ritorna agli Enti locali. Ci sarà un ufficio distaccato del Ministero che seguirà tutte le opere. Si cercherà di struttura meglio l’organico del comune che ad oggi è sottodimensionato rispetto a ciò che dovrà affrontare. Ma rimangono i ritardi accumulati in questi 3 anni, i soldi gettati, gli espropri per le New Town che hanno prosciugato anche la poca agricoltura che gravitava intorno alla città. Bisogna anche ricostruire la fiducia dei cittadini verso le istituzioni e soprattutto sorvegliare che la ricostruzioni rispetti le norme antisismiche e che non succeda che, per risparmiare qualche euro, si mettano a repentaglio altre vite. Troppe volte ho sentito dire “ ma che vuoi che sia un ferro o qualche metro cubo di cemento in meno?”. Il risparmio di oggi è un furto al nostro futuro.
“
Sono stati anche rifiutati degli aiuti dall’estero, perchè “non ce n’era bisogno”…