Un latitante e sei donne
Un nuovo duro colpo alla ‘ndrangheta e, soprattutto, l’ennesima operazione che mette in luce il ruolo delle donne nelle organizzazioni criminali e il legame perverso fra mafia e politica. Con l’operazione Lancio, si stringe il cerchio intorno al latitante Domenico Condello (sfuggito all’arresto), cugino del boss Pasquale Condello, il ‘Supremo’ (arrestato nel 2008 dopo 11 anni di latitanza). La scorsa notte, gli uomini del Ros e del Comando provinciale dei carabinieri hanno eseguito un provvedimento di fermo nei confronti di 18 persone. Fra le accuse a vario titolo, associazione mafiosa, procurata inosservanza della pena, favoreggiamento, intestazione fittizia di beni, reati aggravati dalle finalità mafiose. Agli arrestati viene contestato in particolar modo l’aver favorito la latitanza del cugino del Supremo, Domenico Condello (latitante dal 1993), inserito nell’elenco dei ricercati più pericolosi d’Italia.
Con l’operazione Lancio si torna a parlare del ruolo determinate delle donne nelle organizzazioni criminali dunque. Donne che finiscono per essere complici, vicine agli uomini di mafia perché parenti, sorelle, figlie, mogli dei boss. In questo caso, proprio una donna era la destinataria del pizzino, rinvenuto nel rifugio del boss. Condello voleva ringraziare la ‘commare’, Giuseppa Santa Cotroneo, dopo la sua permanenza nel rifugio messo a disposizione della famiglia di Antonino Nocera e della moglie appunto. “Cara commare – si legge nel pizzino scritto dal latitante – io me ne sto andando. Mi diceva l’amico che qui ogni tanto per un paio di giorni posso venire, e io l’ho ringraziato. Lascio qui tutto quello che mi avete mandato perché se torno mi può servire. Vi ringrazio di tutto, se avete bisogno mi fate sapere, salutate tantissimo Bruna. Vi abbraccio e se Dio vuole ci rivedremo. Ciao. Compare M.”.
Il boss ha ringraziato la donna per l’ospitalità e per tutto quello che gli ha fatto trovare durante la sua permanenza e, nello stesso tempo, si ‘mette a disposizione’, qualora dovesse servire qualcosa a ‘commare’ e famiglia. Il boss ringrazia perché sa di poter tornare quando vuole in quel rifugio. E poi manda i saluti a Bruna, la figlia di Giuseppa che è la moglie di Pasquale Condello (omonimo cugino del ‘Supremo’).
Giuseppa Santa Cotroneo è dunque la suocera di Pasquale Condello e secondo il pentito Paolo Jannò avrebbe nascosto armi e auto e favorire la latitanza di alcuni capi storici del clan Imerti-Condello-Tegano, negli anni ’80 e ’90, durante la guerra di mafia a Reggio Calabria.
Le altre donne arrestate sono Margherita Tegano, convivente del boss, Caterina e Giuseppa Condello, cugine del latitante, accusate di avere ostacolato la cattura del congiunto, Maddalena Martino e Mariangela Amato, indicate anche come prestanome o comunque impegnate in molte attività imprenditoriali all’interno della famiglia.
Giuseppa Santa Cotroneo è anche la suocera di Luigi Tuccio, l’assessore del Comune di Reggio Calabria, noto alle cronache per avere scatenato – qualche mese addietro – la polemica contro il comico Roberto Benigni, accusandolo dalla sua bacheca di facebook di essere ‘comunista e ebreo’. L’assessore legato al governatore Giuseppe Scopelliti, come se vivesse su un altro pianeta scrive in una nota: “La mia compagna Giampiera, trentuno anni, avvocato, è sorella della signora Bruna Nocera che oltre venti anni fa ha sposato, in carcere, il detenuto Pasquale Condello. A quell’epoca Giampiera aveva appena undici anni! In ogni caso non mi interessa conoscere le motivazioni sentimentali che hanno determinato la signora Bruna alle sue scelte. Soltanto oggi ho appreso, a seguito del fermo della signora Cotroneo Giuseppa Santa, questa triste vicenda coniugale rispetto alla quale, la stessa Giampiera ha mantenuto un totale distacco, evidentemente per la delicatezza estrema della vicenda, ormai caduta nell’oblio ventennale, mentre il Condello – apprendo oggi – è detenuto in una casa circondariale del Nord”.
Non servono molti altri commenti….