Trincea PDL sulla corruzione. Il CSM boccia norme anti-Pm

Il Senato vota la ratifica della convenzione anticorruzione. Ma stasera al vertice fra premier e partiti si annunciano veti su Giustizia e Rai Schifani riesuma la legge bavaglio. Pdl e Lega insistono sulla responsabilità dei giudici, bocciata ieri da Palazzo dei Marescialli.
Si parlerà di corruzione e del disegno di legge in discussione alla Camera nel vertice di oggi tra Monti, Alfano, Bersani e Casini. Sul piatto ci sarebbe l’ipotesi di una mediazione con la delega al governo per la parte penale che verrebbe, quindi, stralciata. Mentre al Senato, dopo 13 anni pieni, è stata ratificata la Convenzione di Strasburgo, proprio sulla corruzione. Un voto favorevole (243 sì) in forse fino all’ultimo minuto. Da una parte il Pdl, che ha tentato un rinvio, dall’altra il ministro della Giustizia Severino costretta a sondare la disponibilità dei gruppi di opposizione e dello stesso Pd ad accantonare la materia in attesa di tempi migliori. Alla fine il voto e soli cinque astenuti. Quarantadue articoli approvati dal Parlamento europeo il 27 gennaio 1999 con la convinzione che “la corruzione rappresenta una minaccia per lo Stato di diritto, la democrazia e i diritti dell’uomo , mina i principi di buon governo, di equità e di giustizia sociale, falsa la concorrenza, ostacola lo sviluppo economico e mette in pericolo la stabilità delle istituzioni democratiche e i fondamenti morali della società”. Ieri la ratifica e la soddisfazione di chi in questi anni si è battuto per avere norme europee adeguate a fronteggiare il fenomeno. “Finalmente dal Senato arriva una bella notizia”, è il commento di Antonio Di Pietro, “ci auguriamo che non passino altri dieci anni per l’approvazione da parte della Camera. Il nostro Paese non può più aspettare, infatti è scandaloso che sia il più corrotto e il meno difeso dalla legge”. Sulla stessa linea il capogruppo del Pd al Senato Anna Finocchiaro: “L’approvazione è un fatto importante, ma si tratta solo di un primo passo perché manca l’adeguamento del nostro ordinamento a ciò che la Convenzione di Strasburgo ci chiede”. Ed è questo il nodo più intricato.
Con la ratifica della Convenzione, comunque, verrà modificato nell’ordinamento penale il reato di concussione. Il concusso, oggi vittima del reato, ne diventa soggetto attivo, quanto meno in relazione alla fattispecie di concussione per induzione. Dovranno essere introdotte due nuove fattispecie di reato: quello della corruzione nel settore privato (oggi vige solo il reato contro la Pubblica amministrazione) e quello di traffico di influenza illecita. La norma stabilisce che chiunque millanta credito presso un pubblico ufficiale e, adducendo di doverne “comprare” il favore, chiede denaro o altro come prezzo per la propria mediazione, è punto con la reclusione da tre a sette anni. “Sono soddisfatto – dice il senatore Li Gotti, di Idv – ma non nascondo i problemi. Il Senato ha approvato una ratifica secca, ma che tutto ciò si traduca in adempimenti, non ci credo. La battaglia sarà lunga”. Quanto? Intanto si deve aspettare il voto della Camera, la ratifica non è stata ancora calendarizzata, poi bisognerà mettere mano alle leggi. In caso di lungaggini l’Italia rischia una procedura di infrazione. Gli ostacoli maggiori vengono dal Pdl, nettamente contrario all’introduzione del reato di “corruzione privata”. Berlusconi ha chiesto a Ghedini di verificare tutte le soluzioni tecniche sul tappeto. La strategia del Pdl è quella messa in atto in questi giorni, un insieme di stop and go e un alzare di continuo la posta. Se Alfano ritiene che la riforma della Giustizia non debba essere una priorità del governo tecnico, il presidente del Senato Schifani rilancia la necessità di una legge sulle intercettazioni. E allora quando si parla di corruzione privata, è Berlusconi ad alzare l’asticella e a proporre una accelerazione sul tema della responsabilità civile dei magistrati all’esame delle Commissioni al Senato. Respinta a maggioranza dal plenum del Csm perché “pone seriamente a rischio l’indipendenza della magistratura” e rischia di rendere il sistema giudiziario italiano “ingestibile” determinandone “l’implosione”. A preoccupare il Csm è soprattutto la possibilità che viene introdotta di agire direttamente nei confronti del magistrato da parte di chi si sente danneggiato dalla sua decisione, invece che verso lo Stato come prevede attualmente la normativa.

(pubblicato su Il Fatto Quotidiano del 15/03/2012.)