Nasce il Grande Nord
Con il traguardo delle elezioni amministrative ormai in vista, la partita degli equilibri della politica nazionale si sposta sempre più sul campo territoriale. E cosi realtà locali diventano laboratori per sondare il terreno non solo delle alleanze, ma delle nuove forse in gioco che potrebbero avere anche un seguito su scala più grande. Ed è un terreno scivoloso, soprattutto per quelle parti politiche che stanno attraversando una fase di cambiamento e indecisione radicali. Prendiamo quello che sta accadendo per la corsa al municipio di Verona. Poltrona attualmente occupata da Flavio Tosi, leghista “dissidente” e maroniano di ferro, che – dato non di poco conto – risulta essere il secondo sindaco d’Italia in termini di gradimento. Che per adesso non sembra contare sull’appoggio dello storico alleato nazionale, il PdL ormai in rotta con il Carroccio, anche se un eventuale ballottaggio potrebbe in questo senso riservare delle sorprese.
Proprio in quel di Verona, e proprio in seno al PdL locale, sta nascendo in questi giorni il movimento Grande Nord. Una forza politica strettamente legata e per certi versi speculare a quella del Grande Sud di Gianfranco Miccichè, che nasce anche dall’iniziativa dell’ex sottosegretario e di un altro berlusconiano della prima ora, Giancarlo Galan, che ha come riferimento nel capoluogo veneto il consigliere provinciale Niko Cordioli, co-fondatore del movimento nordista, definito come “movimento territoriale” che si prefigge lo scopo di “individuare nel rinnovato quadro europeo, che esalta le appartenenze regionali, le realtà ed i bisogni locali, valorizzare le risorse territoriali umane e naturali, ricercare condizioni di sviluppo e di crescita attraverso le capacità del suo popolo di esprimere pensiero e lavoro, perseguire il diritto ad un futuro di successo, ottenere un confronto paritario e leale tra i vari livelli istituzionali”. Dejà vu di un manifesto della Lega Nord? I parallelismi con il partito del Carroccio, cosi vivo e radicato in un territorio come quello di Verona, si sprecano. Ma Cordioli è lapidario: “Il nostro obiettivo è riuscire dove la Lega ha fallito, realizzare quel progetto di federalismo inclusivo e non escludente che rappresenta la conditio sine qua non per ogni forma di sviluppo del nostro Paese.” E rincara la dose, quando riferendosi all’esperienza politica leghista parla di “richiami tribali alla Padania” definendoli come “scaltri espedienti dialettici per celare la disfatta di una politica che esalta l’arroganza, piuttosto che la condivisione di valori e dialogo”. Recuperare i delusi, dunque. E’ un terreno sicuramente scivoloso, quanto indispensabile da percorrere, specialmente dopo il divorzio tra PdL e Lega.
Poco più di un mese fa, sulla sua pagina di Facebook, Niko Cordioli parlava di “volontà politica di costruire qualcosa di nuovo che possa essere si la nuova casa dei moderati a modi del PPE europeo, ma anche un qualcosa che possa riportarci a parlare con quella parte del Nord che per troppo tempo abbiamo appaltato al nostro alleato.” Da una parte, dunque, si deve ripartire dalla realtà locale. E dall’altra, magari, aprire a tutti quei “moderati” in cerca di un polo comune. Parole che sembrano andare di concerto con la mossa politica di Galan, che a Verona sembra vincere le resistenze del PdL locale e afferra la mano di UdC e FlI, sostenendo insieme il candidato Luigi Castelletti. Una scelta molto simile a quella compiuta da Miccichè a Palermo, altro punto caldo delle amministrative di maggio. Forse, però, ripartire alla carica con lo stesso partito non basta. Forse per salvare quanto fatto fin’ora, gli “azzurri” dovranno superare quello che è oggi il partito di Berlusconi. Un partito che – per inciso – in termini di fiducia sul piano nazionale ha subito un bel tracollo. E la strada sono le liste civiche: “in molti pensano, e tra loro Berlusconi – scrive sempre sulla sua pagina Cordioli – che si debba convergere il più possibile in liste civiche, che oltre ad avere più possibilità di vincere, impediscono di contare i voti persi”. Che rincara “da oggi in avanti a prescindere dalle future alleanze per quanto riguarda le amministrative di Verona vorrei non si parlasse esclusivamente di Lega e Lista Tosi ma soprattutto di PdL e Forza del Nord”.
Parole che oggi sembrano trovare un seguito nella pratica con la nascita di Grande Nord – un movimento ancora allo stato embrionale, che nelle prossime settimane paleserà sicuramente i suoi caratteri distintivi. Soprattutto su quali saranno le sue future mosse in termini di alleanze, sia sul piano locale, sia – soprattutto – se avrà un eventuale seguito sul piano nazionale. Fa riflettere, però, come l’immagine, per anni apparsa granitica e cosi indissolubilmente legata a quella del suo leader, di un partito come il Popolo della Libertà, risulti ormai infiacchita. Come l’onnipresente padre-padrone Berlusconi, che nelle precedenti amministrative tanto ha fatto a sostegno dei suoi candidati anche in termini di presenza “fisica”, scivoli piano piano nell’ombra (ma sarà veramente cosi?). Ed allora campo libero ai laboratori politici, ruolo che sembra assumere ora la campagna per le amministrative veronesi. Ed ai posteri, o meglio allo scrutinio dei voti, l’ardua sentenza.
(pubblicato su www.lindro.it)