La lunga strada contro la corruzione

A venti anni dall’inizio di ‘Mani pulite’, in Italia il rischio di una Tangentopoli dei giorni nostri non è del tutto scongiurato, tanto che la legislazione in materia è ancora carente e, proprio in questi giorni, si sta tentando di fare quadrato attorno al Ddl anticorruzione.
Il fatto che si tratti di un problema ancora da risolvere è dimostrato, per esempio, dalle nuove indagini per tangenti in Lombardia all’inizio del mese di marzo. Indagini che hanno coinvolto, fra gli altri, Davide Boni, presidente leghista dell’Assemblea della Regione Lombardia e il suo collaboratore Dario Ghezzi. Il problema della trasparenza politica s’impone come prioritario, dunque, da Nord a Sud nelle pubbliche amministrazioni. Si pone soprattutto il problema di come contrastare con strumenti legislativi ad hoc il fenomeno della corruzione.
In realtà, il disegno di legge anticorruzione è approdato in Consiglio dei Ministri già nel 2010. E fino al mese scorso non si è più parlato del provvedimento. Ora, il testo con le modifiche sarà discusso alla Camera solo il prossimo 26 marzo. Il Ministro della Giustizia, Paola Severino, lo scorso 16 febbraio, durante le celebrazioni del nuovo anno giudiziario, ha chiesto del tempo (15 giorni) per esaminare gli emendamenti al disegno di legge in discussione nelle Commissioni della Camera. Il provvedimento, infatti, già votato ed emendato dal Senato, è stato a lungo esaminato dalle Commissioni Affari costituzionali e Giustizia della Camera. I quindici giorni sono passati e le polemiche intorno al provvedimento non sono poche. Proprio ieri, il segretario del Pdl, Angelino Alfano, è tornato sulla questione Rai e Giustizia, due dei temi su cui Monti aveva annunciato di voler discutere durante l’incontro di domani con Pd, Pdl e Terzo Polo. Alfano ha precisato di sostenere il governo Monti in “opere e omissioni”, parlando pure di Rai e di Giustizia ma senza scendere a compromessi.
Da parte sua il premier spiega che “giustizia e lotta alla corruzione fanno parte a pieno titolo del mandato del governo”. Durante la conferenza stampa dopo l’incontro con la Cancelliera tedesca Angela Merkel, Monti ha precisato che “è chiaro a tutti che la vocazione di questo governo è il superamento della crisi economica e il rilancio della crescita, ed è dunque doveroso che si occupi, come fa intende fare e ha già fatto, dei temi della giustizia, in particolare della giustizia civile e della corruzione. In questo spirito – ha aggiunto –nell’incontro che avrò giovedì con i responsabili dei tre principali gruppi che sostengono il governo, questo sarà uno dei temi”.
Ma Alfano, ancor prima delle dichiarazioni di Monti aveva affermato: “è più responsabile chi vuole parlare di lavoro e banche o chi in questo momento vuole parlare di poltrone Rai o di giustizia?”. Va detto pure che Alfano la scorsa settimana aveva già fatto saltare il tavolo con il Premier e i leader di Pd e Udc, dicendo che la priorità del Pdl è quella di parlare di lavoro.“Questo governo non ci sarebbe se noi non avessimo voluto – ha poi commentato Alfano – noi per tre anni e mezzo abbiamo anche affrontato i temi della giustizia e ora rileviamo il paradosso di un Bersani che per tre anni e mezzo ci ha detto che i problemi del Paese erano altri e oggi che vi è un governo che si deve occupare di economia chiede di parlare di giustizia”. Il segretario del Pdl ha detto che si parlerà di Giustizia “solo se ci sarà tempo”,ricordando pure che vi è il disegno anticorruzione che è “a firma mia e del governo Berlusconi, le intercettazioni, il giusto processo, la riforma costituzionale del settore e la responsabilità civile dei magistrati”.
Un argomento piuttosto complesso ma inevitabile per il governo, soprattutto dopo l’allarme lanciato dalla Corte dei Conti per quanto riguarda illegalità e corruzione nel nostro Paese. In occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario il Presidente della Corte dei Conti, LuigiGiampaolino, affermava che fenomeni come illegalità e corruzione sono “notevolmente presenti nel Paese e le cui dimensioni, presumibilmente, sono di gran lunga superiori a quelle che vengono, spesso faticosamente alla luce”.
Il ministro Severino ha chiesto più tempo proprio per “partire col piede giusto” e rispondere seriamente al problema corruzione. Una materia da studiare bene “compresi i numerosissimi emendamenti presentati da tutti i partiti al testo base. Bisognerà trovare la formula giusta – aveva detto il Ministro – per introdurre i cambiamenti e l’apporto costruttivo del governo: escluso il ricorso alla decretazione”.

(pubblicato su www.lindro.it)