Palermo, la Borsellino al mercato delle primarie
Il sorriso è l’arma da fine di mondo che Rita Borsellino usa anche nelle ultime battute di queste primarie palermitane all’ultimo sangue. Un sorriso appena accennato, venato da una tristezza antica. Di quelle che non andranno mai via. E’ diverso dalle risate forzate e a tutta bocca che gli altri candidati sfoderano sui manifesti 6×6. I giovanissimi collaboratori del suo staff sono allarmati dalle notizie sull’attivismo non sempre leale degli altri, se chiedi come finirà ti sussurrano nell’orecchio che “Rita può farcela, ma a patto che il voto sia libero e trasparente”. Le notizie che abbiamo raccolto, invece, ci raccontano di primarie già condizionate da apparati e clientele. C’è chi sa già di essersi accaparrata una buona parte dei voti degli 850 immigrati iscritti nelle liste, chi ha mobilitato cooperative di ex detenuti, chi ha stretto taciti accordi con Mpa e Pdl per spostare un po’ di elettori ai gazebo del centrosinistra. Ma lei, la farmacista Rita Borsellino che la storia tragica di Palermo e dell’Italia ha deciso di tuffare nel Vietnam della politica palermitana, non si scompone e tranquillizza tutti: “Se gli elettori lo vorranno sarò il candidato sindaco, altrimenti…”. L’amarezza è tanta. “Pensate – dice in mattinata ad una assemblea di poliziotti del Siulp – che mi hanno anche accusata di approfittare del nome che porto”. Inizia così, nella calma austera di un vecchio albergo del centro di Palermo, l’ultima giorno di campagna elettorale della candidata Borsellino. Le ore successive Rita le passerà tra i colori e il chiasso del Mercato del Capo, tra venditori di scisciole, capretti, castrato e banchi pieni di frutta. C’è ‘u sinnacu, Leoluca Orlando, che distribuisce volantini. “Votate per Rita, vedete ci ho messo la faccia e la firma sto con lei, mi porto con lei”. Anche sull’ex sindaco della Primavera circolano strane voci in queste primarie avvelenate. Se perde la Borsellino, dicono, Leoluca “scasserà” tutto, romperà il patto nel centrosinistra e si presenterà con una sua lista. Qui gli uomini e le donne che rappresentano l’antimafia si sono divisi. Orlando con Borsellino, Lumia, Sonia Alfano e Rosario Crocetta, con Fabrizio Ferrandelli. I due europarlamentari, la Alfano indipendente di Idv, Crocetta del Pd, lo hanno anche scritto ai loro elettori: “Siamo fra coloro che vorrebbero una campagna, per le primarie di Palermo, più tranquilla, con toni meno aggressivi, che escludano, ad esempio, affermazioni che tendono a “sfasciare” il centro-sinistra o che svuotino il significato delle primarie. Perché pare che ci sarà, come nelle tragedie greche, un “deus ex machina” che, comunque, se perde si candiderà ugualmente”. Chiediamo spiegazioni a Orlando. “Minchiate”, ci risponde. Una signora che sta trattando sul prezzo delle arance e lo invoca, “sinnacu, sinnacu”, riceve una risposta più articolata: “Il mio sindaco è Rita, io non ci sarò perché le grandi storie non si ripetono, ma continuano. C’è un tempo per ogni cosa”. Primarie dure che, comunque andranno, lasceranno macerie nel centrosinistra. “Non è detto che chi vincerà le primarie avrà l’appoggio degli altri candidati alle elezioni vere”, va ancora ripetendo Davide Faraone, “rottamatore” in terra palermitana in nome e per conto di Matteo Renzi.
Il Capo è il cuore di una Palermo dolente che sopravvive a fatica, sempre sul confine tra legalità e illegalità. “Che venite a fare qua? Solo parole,parole”, urla un uomo sulla quarantina. La Borsellino si avvicina, sorride e gli parla, un po’ in italiano e un po’ in dialetto. Poi riflette con il cronista: “Un decennio di governo di Cammarata a questo ha portato, all’imbarbarimento della città. La gente non ha soldi, basta vedere i banchi del mercato come sono pieni. Comprano in pochi e solo lo stretto necessario. Hanno abbandonato i ceti più deboli, depredato le risorse, tagliato i servizi pubblici. Qui la vera rivoluzione è ricostruire la normalità”. Mani che si stringono, artigiani che aprono le porte delle loro botteghe. Leoluca Orlando è una furia e trascina la Borsellino in un basso dove si costruiscono pupi bellissimi. Si fanno fotografare insieme con al centro un Paladino di Francia. Franco Damasco è un uomo sulla cinquantina, lo chiamano l’anima del Capo. “Signora Rita, siamo tutti con lei”. Franco non ha dubbi su chi vincerà primarie ed elezioni vere. “Faccio la politica da quando avevo 14 anni, avevo la tessera comunista. Enrico Berlinguer era mio padre, ‘u picciriddu mi chiamava quando scendeva a Palermo. Vincerà Rita, sarà lei il sindaco”. Anche Leoluca Orlando è convinto che Rita ce la farà. “Vinceremo le primarie e batteremo la destra al primo turno, io vinsi cinque anni fa, poi mi scipparono la vittoria con i brogli. E dopo le elezioni apriremo la battaglia per cacciare Lombardo dalla Regione. Lui e i suoi sostenitori dentro il Pd hanno imposto l’inciucio come la sola regola della politica e del governo”. Il “giro” al Capo è finito. Signora Borsellino, come finirà? “Se gli elettori lo vorranno da lunedì’ mi batterò per diventare sindaco di Palermo, altrimenti….”. Sempre con quel sorriso ferito da un dolore antico. Sempre con gli occhi vivi che riescono a trasmettere la speranza di un cambiamento anche per la gente del Capo.
(pubblicato su Il Fatto Quotidiano del 4 marzo 2012)