In marcia per le carceri


(di Jana Cardinale)
Inchiodare la politica italiana ai suoi doveri, fermare la più “becera” strage di legalità che si consuma nel nostro Paese, e intervenire sulla drammatica situazione delle carceri, per cui l’Italia è stata ammonita sui tempi dei processi e richiamata, dal Consiglio d’Europa, per cambiare rotta in direzione della civiltà. Per tutto questo, e per affrontare la “prepotente urgenza” denunciata anche dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, è stata organizzata per domenica 8 aprile, giorno di Pasqua, una grande marcia per l’amnistia, per la giustizia e la libertà, che si snoderà a partire dalle 10 da Castel Sant’Angelo. Si tratta della seconda Marcia voluta dai Radicali (la prima si tenne nel Natale del 2005) che sta raccogliendo adesioni da ogni parte d’Italia, da chi è convinto che si debba chiedere al Parlamento un impegno concreto e solerte, adeguato ad affrontare le drammatiche condizioni in cui versano proprio la giustizia e le carceri nel nostro Paese. Perché oggi, ancora più di sei anni fa, si tratta di una delle più grandi questioni sociali in Italia, fonte continua di condanne – ripetutamente sin dal 1980 – da parte delle Corti di Giustizia europea e internazionali, per la violazione dei diritti umani fondamentali. Della Marcia parla Nicolas Ballario, vice dirigente del Comitato Nazionale di Radicali Italiani, e dice “E’ una grande marcia, e dobbiamo ricordare da subito il sito www.radicalparty.org da dove si può dare l’adesione e avere maggiori notizie sull’iniziativa nonchè registrarsi. Chiediamo un’amnistia necessaria, per porre fine alla strage di legalità che si consuma nel nostro paese, che spesso si trasforma in strage di vite umane; un’amnistia che serve all’Italia per uscire dall’illegalità e per far ripartire la giustizia. Il nostro è un Paese dove è centrale il tema delle carceri: ci sono 44 mila posti nelle carceri italiane e ad oggi ci sono 68 mila detenuti nelle 206 strutture. Presenti nel territorio nazionale. E’ quindi una strage di legalità che va fermata, inchiodando la politica italiana ai suoi doveri, perchè negli ultimi dieci anni questa situazione drammatica ha portato a 650 suicidi di detenuti mentre sono 87 gli agenti di polizia che si sono tolti la vita e il 40 per cento degli stessi detenuti è ancora in attesa di giudizio, e quindi per lo Stato innocenti. L’amnistia serve non solo per le carceri – aggiunge – ma il tema centrale è proprio la giustizia, con 11 milioni di processi pendenti in Italia e i tribunali italiani ingolfati. Qui la corruzione e la truffa sono impunite, e chi si può permettere gli avvocato va in prescrizione. Ricordo che ogni giorno ci sono 400 prescrizioni nel nostro Paese, e che 28 mila detenuti sono in carcere per la Fini-Giovanardi. Occorre far ripartire i tribunali per poter permettere loro di occuparsi delle cose serie. L’amnistia oggi vale un punto del Pil italiano”.E mentre i Radicali organizzano la Marcia, il problema delle carceri continua a seminare piaghe nei territori già maggiormente disagiati. Mentre il Ministro della Giustizia, Paola Severino, pensa, infatti, di riaprire le carceri di Pianosa e Asinara, a Marsala salta la costruzione del nuovo penitenziario. Stando alle notizie che arrivano da Roma, la realizzazione del nuovo carcere a Marsala è stata cancellata dal decreto firmato dalla Severino con cui si taglia una serie di nuove costruzioni penitenziarie, previste dal precedente governo. Per far quadrare i conti, tra le strutture che non vedranno la luce, c’è anche quella lilibetana. Un penitenziario nuovo di zecca, in contrada Scacciaiazzo, che avrebbe potuto ospitare circa 250 detenuti e che avrebbe sostituito la vecchia casa circondariale di piazza Castello che ne può contenere al massimo una quarantina. Ma anche per il vecchio penitenziario non giungono buone notizie da Via Arenula. Nella stessa misura, infatti, sarebbe prevista la sua chiusura. L’attuale carcere ha funzione di “casa circondariale”: pochi detenuti e tutti con delle pene minime da scontare, non oltre i 5 anni di reclusione, o in attesa di giudizio. Ma il carcere è allestito nel vecchio castello dell’800, ed è inadeguato. La cifra stanziata per il nuovo penitenziario si aggirava sui 40 milioni di euro. I buoni rapporti tra il sindaco di Marsala Renzo Carini e l’allora ministro della Giustizia Angelino Alfano avevano contribuito, nel giugno 2010, a dare l’assenso al finanziamento previsto nel “Piano carceri”. Il tutto era stato deciso dal Comitato di Sorveglianza, composto, oltre che dall’ex Guardasigilli, dall’allora Ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli e dal capo della Protezione Civile Guido Bertolaso. E prima ancora, nel marzo dello stesso anno, il ministero confermava l’inserimento del nuovo carcere di Marsala nel piano straordinario di opere penitenziarie. Ma fu nel 2008, nel corso della visita a Marsala di Alfano, che Carini consegnò la richiesta ufficiale per la costruzione della nuova struttura. Anche i tecnici del Provveditorato regionale dell’amministrazione penitenziaria diedero l’ok dopo un sopralluogo nell’area di contrada Scacciaiazzo. Ed era stato addirittura Francesco Rutelli, nel 2006, nelle vesti di vice-premier, ad assicurare che entro la fine di quell’anno Marsala avrebbe avuto il nuovo penitenziario. Recentemente, allertato dalle nuove misure del Governo Monti per contrastare l’emergenza del sovraffollamento nelle carceri, il sindaco Carini ha scritto al Ministro Severino per ottenere rassicurazioni sul finanziamento dell’opera e chiedere un incontro. .