Le Mani sulla città. Storie di acque, cemento e disguidi/2

Tivoli anno 2010. Cambia la giunta e vince il centro-destra guidato da Sandro Gallotti. Prima della caduta della giunta Baisi (quasi un monocolore pd), l’amministrazione comunale decide per la dismissione dell’intero pacchetto delle quote delle terme acque albule spa ovvero il 60 % in mano al comune di Tivoli. Dismissione che doveva avvenire attraverso una nomina dell’advisor fatta durante l’ultima giunta di Marco Vincenzi nel 2008 nella persona di Vincenzo Frangione. Il problema ovviamente che la caduta prematura dell’ultima giunta Pd e l’arrivo del commissario prefettizio blocca di fatto l’iter della dismissione così come era stato congeniato: spacchettare il 60% delle quote in due da 30 con la seconda messa sul mercato di azionariato popolare. Mossa geniale che avrebbe potuto di fatto regalare la maggioranza delle quote societarie al socio di minoranza Bartolomeo Terranova della Sirio Spa. Insomma le terme vanno vendute è chiaro ma è ancora più evidente che i cittadini vanno informati sul destino di una antica risorsa della città. Invece il silenzio è stato sovrano per molto tempo , rotto solo dal coraggio di giornalisti free lance e free press della provincia di Roma come Dentro Magazine. La nuova giunta Pdl ha di fatto rimesso sul piatto della discussione la questione Terme .Si riparte , dunque, dal bando europeo e dalla stima fatta dal Tribunale di Tivoli che più di due anni fa, aveva valutato le azioni trenta milioni di euro, e dalla scelta della Ernest & Young come advisor . Nel frattempo però in un consiglio di amministrazione delle terme che rinnovato nell’agosto del 2011, c’è da capire come mai il peso del socio di minoranza è più determinante del comune stesso , visto che il figlio di Bartolomeo Terranova ricopre il ruolo di presidente. A tal proposito il consigliere di una lista civica di maggioranza Carlo Centani ricostruisce la vicenda in un consiglio comunale infuocato: a proposito del rinnovo del CdA, Centani,sostenendo così le ragioni del Sindaco, cita una sentenza della Corte dei Conti Lombardia del 2009 dove si chiarisce che: “…il riparto degli amministratori tra soci privati, che posseggono interessi di natura meramente economica, e soci pubblici, la cuipartecipazione ha quale necessario substrato la cura di interessi delle comunità amministrate, non può essere alterato da una norma che limiti il numero degli amministratori di provenienza degli enti pubblici, con conseguenti ricadute sui poteri gestionali e di controllo delle società”.Norma che invece è contenuta nei patti parasociali sottoscritti al momento della privatizzazione, nel 2001, tra la Sirio Hotel di Terranova ed il Comune di Tivoli nella persona del sindaco , amministratore unico della Società dal ‘93 al ‘97, “e che a tutt’oggi è dipendente, in aspettativa, della Società Termale”, oltre ad essere stato nominato nel 2008 “direttore sanitario di Santo Stefano Terme(Aprilia) di proprietà, al 53%, della Fincres SpA”,sempre di Terranova (conflitto d’interessi?).
L’art. 8 dei patti prevede tra l’altro,continua Centani, che “il Comune debba consultarsi preventivamente alle riunioni assembleari con Sirio e non opporre un rifiuto o diniego alle sue proposte”. Con ciò, insiste, il Comune “abdica alla sua funzione di favorire gli interessi collettivi rispetto a quelli privati, consentendo allo stesso privato il controllo totale della Società. I patti parasociali vengono poi rinnovati nel 2006 senza il necessario e preventivo coinvolgimento del consiglio co
munale, quando già comunque la partecipazione di Sirio Hotel era scesa dal 40% al 31,45%”. Per cui, scrive il consigliere:“Alla luce di quanto detto, a mio parere,il procedimento seguito per rinnovare ipatti parasociali è illegittimo”. Centani,per tutto questo, ritiene quindi essere “radicalmente nulla” la clausola prevista dall’art. 10 dei patti, dove si prevede l’ “opzione put” in caso di mancato rinnovo degli stessi: ovvero il Comune si obbliga ad acquistare la partecipazione di Sirio Hotel ed a pagare per intero il corrispettivo.