Come curare la sanità
La spesa sanitaria rimane la voce più importante nella spesa corrente delle Regioni (75% di media), e risulta in continua crescita. Nel 2010 è stata di 113,5 miliardi (7,3% del Pil) e nel 2011 di circa 115 miliardi (7,2% del Pil sulla base delle attuali previsioni di crescita). E’ la farmaceutica ospedaliera a presentare andamenti che continuano a travalicare in tutte le regioni gli obiettivi attribuiti. Rispetto al valore obiettivo di 2,5 miliardi, la spesa ha raggiunto i 5,4 miliardi (al netto del pay-back), il 5,1 per cento del FSN contro il tetto previsto del 2,4 per cento. Superiori al 6 per cento i valori registrati in Piemonte, Friuli, Toscana e Sardegna (dati estrapolati dalla relazione della Corte dei Conti del 2011).
La sanità italiana è stata sempre al centro dei grandi affari di corruzione, contiguità e malaffare. Dall’affaire Poggiolini (dove i soldi sbucarono anche dai puff del salotto di lady sanità), a Provenzano anzi Zi Binnu è stato il primo a capire quale business fossero le cliniche convenzionate e le forniture e gli appalti ospedalieri. Sino ad arrivare all’omicidio Fortugno, costruito sulla gestione sanitaria della ASL di Locri. O ancora lo scandalo della casa di Cura Santa Rita di Milano o il crack del San Raffaele per non parlare dell’arresto del Governatore della Regione Abruzzo, Ottaviano del Turco. Ma anche tutti i problemi della giunta Marrazzo,nel Lazio, partono dal rapporto con uno dei più grandi imprenditori del settore. La sanità è come un grande lago raggiunto da affluenti come i costi,gli sprechi, e forniture e gli appalti.
La sanità “governa” le regioni, i rapporti interpersonali. Governa anche i media, là dove chi è padrone di giornali ha fatto investimenti nelle cliniche e per esempio i media sono merce di scambio con il politico di turno che gestiste la sanità pubblica. Governa la vita sociale ed economica di molti italiani.
E anche se è un settore determinante, anche se pesa sul bilancio dello Stato quanto le pensioni, sembra che nessuno voglia metterci mano.
Abbiamo chiesto al Professor Cesare San Mauro, professore associato di diritto dell’economia all’università del Salento, di chiarirci alcuni punti.
-Professore i costi della sanità sono pari a quelle delle pensioni eppure è difficile per qualsiasi governo riuscire toccarli. Lei cosa ne pensa?
Il tema centrale è quello dell’efficienza degli ospedali pubblici. Un obiettivo che potrà essere raggiunto solo nella misura in cui si prenderà finalmente atto che, attualmente, gli ospedali sono troppi, specie quelli nei piccoli centri, molti dei quali tenuti in vita con motivazioni meramente campanilistiche. La soluzione è puntare sulla specializzazione delle strutture ospedaliere: serve un numero ridotto di grandi ospedali, che non vuol dire sopprimere l’offerta sanitaria nei piccoli centri, dove, piuttosto, si dovrà investire in strutture di pronto intervento. Insomma, si dovrà, giocoforza, andare verso un modello di medicina specializzata, nel quale i grandi ospedali e i grandi policlinici che fanno tutto non hanno più senso, a maggior ragione nell’ottica dell’efficienza e della sostenibilità della spesa pubblica sanitaria.
-In questi giorni,professore, su face book, nascono gruppi di protesta contro i costi delle strutture convenzionate
Partiamo dalla spesa pubblica nazionale: a gravare di più, con tutte le conseguenze negative del caso per i conti pubblici, sono soprattutto alcune voci sulle quali è necessario intervenire in modo incisivo. Innanzitutto l’elefantiasi della pubblica amministrazione, rispetto alla quale molto è stato fatto ma ancora molto si dovrà fare. A cominciare dalla riduzione degli organi collegiali. Sono favorevole, ad esempio, alla cancellazione dei consigli e delle giunte provinciali che svolgono oggi funzioni che potrebbero essere, senza problemi, coperte da tecnici decentrati sul territorio dalle Regioni. In secondo luogo la spesa sanitaria che, in alcune Regioni, ha raggiunto picchi del tutto intollerabili e insostenibili. Al riguardo occorre intervenire sui profitti delle strutture private accreditate in regime di convenzione. Un fenomeno non più limitato solo agli ospedali, ma ormai dilagante anche in altri settori di intervento, come ad esempio i centri di fisioterapia e i laboratori di analisi cliniche. Niente da ridire, invece, sull’ospedalità privata che offre servizi a costo zero per il Servizio sanitario nazionale.
-Come si spezza il rapporto tra sanità e corruzione e cosa si può fare?
Non possiamo non prendere atto che, nell’ultimo quarto di secolo, molti scandali, anche di grandi dimensioni, sono ruotati intorno al mondo della sanità pubblica. Ed è proprio per questo che ridurre e razionalizzare la spesa sanitaria non potrà che ridurre il rischio che tali fenomeni continuino a ripetersi
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Ridurre e razionalizzare la spesa sanitaria. Utopia o possibile realtà? Il decreto delle semplificazioni ha creato un albo nazionale per gli appalti. Sarà questo un deterrente degli sprechi nel settore e magari migliorerà anche il servizio all’utente finale?
(pubblicato su www.lindro.it)